Con una partecipata cerimonia, alla presenza della Presidente della Camera Laura Boldrini, il Sindaco di Latina Damiano Coletta, nel giorno della morte del giudice Paolo Emanuele Borsellino avvenuta il 19 luglio del 1992, ha ufficialmente intitolato il maggiore parco cittadino a “Falcone e Borsellino” dichiarando: “Questo parco è il centro della città, il luogo dove portiamo a passeggio i bambini. Intitolarlo a Falcone e Borsellino è un segnale importante”.
Infatti, questa significativa iniziativa oltre ad essere stata fortemente voluta dal primo cittadino di Latina e dalla sua giunta, è stata accolta favorevolmente dalla Commissione toponomastica del Comune.
Indubbiamente è stato un segnale forte in favore della legalità e della giustizia indirizzato con estrema chiarezza alle nuove generazioni ed alle classi dirigenti in un momento critico della nostra società.
Tuttavia non è andato proprio tutto liscio. A fare il controcanto all’iniziativa, innescando aspre critiche e pittoresche manifestazioni di protesta è stata l’estrema destra, in particolare “CasaPound” e “Fratelli d’Italia” che hanno visto nel passaggio dell’intestazione del parco da Arnaldo Mussolini, fratello del “Duce”, ai due giudici siciliani come un vero affronto alla storia della città.
Già nei giorni scorsi il sindaco, di fronte al crescente coinvolgimento emotivo dell’opinione pubblica latinense ed in risposta alle accuse della minoranza consiliare, ha prontamente ribadito: “Non c’è nessun intento di rivendicazione ideologica”.
In realtà Latina vive da sempre contraddizioni a volte laceranti e questa vicenda ne è la dimostrazione.
Dallo stesso nome “Latina”, mai ratificato dall’allora Consiglio Comunale, alle centinaia di tombini con il fascio e la scritta Littoria, dai palazzi istituzionali infarciti di aquile e simboli della romanità agli storici affreschi inneggianti le opere del fascismo, spesso la città si è trovata a fare i conti con il suo passato ed a trovarsi puntualmente impreparata, arrivando sistematicamente a spaccarsi su più fronti ideologici.
Latina Cancello del Comune. Particolare
Latina. Motto fascista di bonifica
Duilio Cambellotti. La Redenzione dell’Agro (particolare). Affresco realizzato in Prefettura
Ciò che è mancato a Latina, e che tuttora manca, è un’informazione storica onesta, attenta e documentata in grado di fare la giusta e necessaria distinzione tra un’ideologia condannata dalla storia e gli avvenimenti del passato e cioè tra quello che sono le tracce politiche (non storiche) residuali di un bellicoso e soffocante regime dittatoriale e ciò che invece, dal punto di vista artistico e monumentale rappresenta e ricorda l’immenso e difficile lavoro di bonifica dell’Agro Pontino e di costruzione delle città, costellato da enormi sacrifici, di chi strappò questa terra alla palude e ne edificò una città moderna ed a misura d’uomo.
Latina le fondamenta. Foto storica
Un problema che da culturale ogni volta diventa inevitabilmente ed incredibilmente sociale e politico, con il conseguente rischio che importanti iniziative come quella di oggi vengano svilite da rivendicazioni e proteste apparentemente storiche, ma subdolamente cariche di un nefasto significato politico.
Latina. Rivista ‘Architettura’ sfondo parco
Littoria. Cartello stradale d’epoca
Cartello stradale attuale. Latina – Littoria
Latina Palazzo Mussolini (Palazzo M)
Latina. La precedente insegna del Parco

vincenzo
20 Luglio 2017 at 21:24
Dopo aver letto questo articolo sono andato a rileggermi chi l’aveva scritto: Alessandro Romano.
Oggi io e Sandro condividiamo molti pensieri e azioni ma un tempo passato, ideologizzato, stavamo su opposte barricate e mi meraviglia leggere questo articolo.
Ma io oggi dico qualcosa di diverso: la politica oggi è impotente, per questo si occupa di toponomastica, di simbolizzazione, per darsi un tono perché non ne azzecca una sulle questioni concrete: economiche, sociali e organizzative.
Quel Parco, che si chiami Falcone o Mussolini ha o non ha una funzione per la città? Ci vanno i giovani a drogarsi oppure i bambini a giocare? I nonni in quel parco fanno i nonni o i pedofili?
Silverio Guarino
21 Luglio 2017 at 22:51
Sul cambiare idea, non condivido il pensiero di Vincenzo; maturità è cambiare le proprie opinioni, politiche e religiose. Magari non quelle riguardanti le proprie abitudini sessuali, il piatto preferito o la squadra di calcio.
Che cosa pensare di mia madre che ha votato sempre DC dopo che il giorno del referendum ha votato per la monarchia e che è morta con il dubbio (o la certezza) di brogli elettorali favoriti dagli Americani vincitori della II Guerra Mondiale?
O cosa pensare di me, quando a 16 anni, avendo ritrovato la “Sahariana” di mio padre, l’ho indossata con orgoglio e malcelata soddisfazione alle feste da ballo del liceo, dimenticando che era un abito “fascista”?
Sul sistema delle elucubrazioni politiche sono perfettamente d’accordo con Vincenzo; credo che Damiano Coletta (nostro amato e votato sindaco) abbia voluto mostrare i muscoli e fare una “conta” di chi è con lui.
Il Parco era stato intitolato ad Arnaldo Mussolini (fratello del “duce”), ma tale toponomastica era già decaduta da anni, pur rimanendo il cartello con il suo nome all’ingresso. Quindi al Parco non è stato “cambiato” il nome, ma è stata l’occasione per dedicarlo ai giudici Falcone e Borsellino nel 25° anniversario della loro morte per mano della mafia.
In una città che si chiede ancora se da “Latina” si debba ritornare al nome di “Littoria”, è stata una prova di forza che è riuscita a far resuscitare gli “irriducibili”, in un giorno di elogio della “damnatio memoriae”.
Il sindaco PD di Predappio, lì dove è nato e dove riposano le spoglie di Benito Mussolini, si guarda bene dall’allontanare il duce e i suoi seguaci, fonte di grandi entrate turistico-politico-economiche.
Ma prima di scrivere questo mio commento, per tranquillità di Vincenzo, sono passato oggi pomeriggio per il Parco Falcone Borsellino di Latina, per gli ultimi riscontri: a parte la giornata super-caldissima: panchine perfette; cura dei prati (anche se un po’ “secchi”); cani al guinzaglio dei padroni forniti ci occorrente per deiezioni (cacche); giochi per bambini in ordine, affollati e funzionanti; cestini per rifiuti perfetti; cicche, rare, ma un po’ dovunque; unica pecca: pavimentazione sconnessa e pericolosa per le due ruote per colpa delle radici “esuberanti” degli alberi. Visitatori in quantità rilevante: mamme con passeggini e bambini; nonni con nipotini e mamme e papà con figli tenuti per mano o in braccio; nella pista per pattinaggio (un po’ in disuso) una partita di pallone tra bambini di diversa etnia. Ombra e fresco ovunque.
Nonni pedofili (o guardoni) e giovani drogati: non pervenuti.
Un parco “vero”, insomma, al di là della toponomastica.