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Le canzoni mitiche. “Good vibrations” dei Beach Boys

proposto da Sandro Russo

 

Per chi nel ’66 era giovane e ascoltava musica, l’arrivo di Good vibrations dall’America fu una bomba!

Nelle estati di Ponza – almeno nei miei ricordi addolciti dalla nostalgia – tutti noi che vivevamo “nel continente” riversavamo “il pieno” fatto nei mesi invernali: scoperte, idee, voglie, barzellette, canzoni…
E il tutto lievitava e si trasfigurava – diventava ricordo e mito – nello spazio compreso tra il bar di Giulio, all’imbocco della Panoramica e dietro la Caletta; raramente più esteso!

Per le canzoni il luogo deputato era il bar di Liliana e Rosaria (già ’u Surecille) che teneva ’nu giubbòx aggiornato e il muretto lì a fianco, la sera con la chitarra, incuranti del vermetti verdi (!) che ci cadevano in testa dalle tamerici sotto cui ci piazzavamo.

Quell’anno – il ’66 o il ’67, non saprei – “andava forte” questo gruppo di “ragazzi da spiaggia” che invece di fare banale musica yé yé (come dicevano la televisione e i detrattori), avevano tirato fuori un brano straordinario, di sonorità inaspettate attraverso l’impiego di tecniche sofisticate.
Ma questo lo sapemmo solo molti anni dopo. Allora ci deliziavamo a sentire il pezzo semplicemente di seguito, sempre lo stesso, cinquanta lire a botta (…tre pezzi cento lire! Ora tocca a te! …No, io l’ho messe prima!).

Eccolo qua. Da Youtube, nella versione originale (infinite le cover che ne sono state fatte!); testo e traduzione a seguire:

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YouTube player

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I, I love the colorful clothes she wears (Io, Io amo i vestiti colorati che indossa)
And the way the sunlight plays upon her hair (e il modo in cui la luce del sole gioca sui suoi capelli)
I hear the sound of a gentle word (sento il suono di una parola dolce)
On the wind that lifts her perfume through the air (nel vento che trasporta il suo profumo nell’aria)

I’m pickin up good vibrations (sto ricevendo buone vibrazioni)
She’s giving me excitations (mi sta dando delle eccitazioni)
I’m pickin up good vibrations (sto ricevendo buone vibrazioni)
(oom bop bop good vibrations) (oom bop bop buone vibrazioni)
She’s giving me excitations (mi sta dando delle eccitazioni)
(oom bop bop good vibrations) (oom bop bop buone vibrazioni)
Good good good good vibrations (buone buone buone vibrazioni)
(oom bop bop)
She’s giving me excitations (mi sta dando delle eccitazioni)
(oom bop bop excitations)
Good good good good vibrations (buone buone buone vibrazioni)
(oom bop bop)
She’s giving me excitations (mi sta dando delle eccitazioni)
(oom bop bop excitations)

Close my eyes (chiudo i miei occhi)
She’s somehow closer now (lei in qualche modo ora è più vicina)
Softly smile, I know she must be kind (sorride delicatamente, so che deve essere gentile)
When I look in her eyes (quando la guardo negli occhi)
She goes with me to a blossom world (lei entra con me in un mondo fiorito)

I’m pickin up good vibrations (sto ricevendo buone vibrazioni)
She’s giving me excitations (mi sta dando delle eccitazioni)
I’m pickin up good vibrations (sto ricevendo buone vibrazioni)
(oom bop bop good vibrations) (oom bop bop buone vibrazioni)
She’s giving me excitations (mi sta dando delle eccitazioni)
(oom bop bop good vibrations) (oom bop bop buone vibrazioni)
Good good good good vibrations (buone buone buone vibrazioni)
(oom bop bop)
She’s giving me excitations (mi sta dando delle eccitazioni)
(oom bop bop excitations)
Good good good good vibrations (buone buone buone vibrazioni)
(oom bop bop)
She’s giving me excitations (mi sta dando delle eccitazioni)
(oom bop bop excitations)

(ahhhhhhh)
(ah my my what elation) (ah mia mia che esaltazione)
I dont know where but she sends me there (non so dove ma lei mi spedisce là)
(ah my my what a sensation) (ah mia mia come una sensazione)
(ah my my what elation) (ah mia mia che esaltazione)
(ah my my what) (ah mia mia come)

Gotta keep those lovin good vibrations (devo tenere queste belle vibrazioni)
An happening with her (un avvenimento con lei)
Gotta keep those lovin good vibrations (devo tenere queste belle vibrazioni)
An happening with her (un avvenimento con lei)
Gotta keep those lovin good vibrations (devo tenere queste belle vibrazioni)
An happening (un avvenimento)

Good good good good vibrations
(oom bop bop)
(Im pickin up good vibrations)
Shes giving me excitations
(oom bop bop)
(excitations)
Good good good good vibrations
(oom bop bop)
Shes na na…

 

A quei tempi Good vibrations e i Beach Boys ci piacevano e basta! …erano il massimo!
Parecchio più tardi – sempre le cose si capiscono col senno del poi! – ne abbiamo saputo di più…

[1]

Good Vibrations è un brano musicale, pubblicato come disco singolo dai The Beach Boys nel 1966. La canzone è stata scritta, prodotta ed arrangiata da Brian Wilson, con il testo scritto da Wilson e Mike Love.

La rivista Rolling Stone mette Good Vibrations alla sesta posizione nella lista delle lista delle 500 migliori canzoni di sempre [2].

Nel 1995 Wilson raccontò la genesi del titolo Good Vibrations nella sua autobiografia: da bambino, sua madre gli raccontava che i cani possono percepire le “vibrazioni” degli esseri umani, quindi un cane abbaia se avverte che sono “cattive vibrazioni” quelle emanate da chi gli sta vicino. Wilson traspose il concetto nell’idea generale delle vibrazioni emotive (e Mike Love suggerì la parola “good” davanti a “vibrations”).

La registrazione del brano
Il 17 febbraio 1966, nel corso delle sessioni per l’album Pet Sounds, Brian Wilson iniziò a lavorare ad un nuovo singolo del gruppo, la canzone Good Vibrations, da lui concepita per essere una sorta di “sinfonia tascabile”, e che si rivelerà essere la più costosa e complessa produzione di musica pop dell’epoca. Good Vibrations venne creata impiegando una tecnica di registrazione mai sperimentata in precedenza: furono incisi circa 30 minuti di sezioni musicali sparse, successivamente unite insieme e ridotte al formato classico della canzone pop della durata di  3 minuti.
Molti nell’entourage dei Beach Boys erano scettici circa un così complesso e dispendioso processo creativo, ma la canzone spazzò via velocemente qualsiasi dubbio quando diventò il maggior successo commerciale della band, raggiungendo la vetta delle classifiche sia in Gran Bretagna che negli Stati Uniti – l’Italia e Ponza non furono considerate nelle statistiche… se no! -, e stabilendo una volta per tutte la reputazione di Brian Wilson come genio musicale [le informazioni riportate, come tutte quelle ‘tecniche’ sul brano, sui Beach Boys e su Brian Wilson sono tratte e sintetizzate da Wikipedia].

Tracce vocali guida furono registrate successivamente. Tutto il materiale inciso fu elaborato di Wilson nel corso di mesi (…mesi!) fino alla fine di agosto. Le varie sezioni del brano furono poi montate insieme in una specie di collage sonoro, simile a quello che avrebbero fatto in seguito i Beatles con Strawberry Fields Forever e A Day in the Life, composizioni entrambe ispirate alla tecnica di produzione di Brian Wilson (secondo quanto dichiarato da Paul McCartney).

Il caratteristico suono elettronico che si può ascoltare nel ritornello verso la fine della traccia, venne creato con l’impiego di un Electro-Theremin, suonato da Paul Tanner [per il Theremin, leggi sul sito nell’articolo dedicato a Keith Emerson [3]].

Con il sorprendente successo di Good Vibrations, la Capitol Records non aveva altra scelta che assecondare Wilson nel suo prossimo progetto, originariamente chiamato Dumb Angel ma presto reintitolato SMiLE (contenente anche il brano), che egli descriveva come «una sinfonia adolescenziale diretta a Dio». L’approccio al disco fu simile a Good Vibrations nello stile di registrazione che, ai tempi, veniva chiamato “musica modulare”.

The Beach Boys

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Il gruppo nella formazione del 1965. Da sinistra, Al Jardine, Mike Love, Dennis Wilson (in basso), Brian Wilson e Carl Wilson 

Annoverabili tra le prime pop-rock band americane, nonché per molti aspetti la più importante e longeva, raggiunsero uno straordinario successo commerciale, diventando in breve tempo un’icona giovanile della loro generazione. Nella prima metà degli anni sessanta attraverso la loro musica caratterizzata soprattutto da sofisticate armonie vocali, contribuirono in modo determinante a creare, nell’immaginario collettivo di tutto il mondo, lo stereotipo della California come terra di sole, mare e divertimento. Nel corso della lunghissima carriera e nella loro abbondante discografia, il gruppo sperimentò una moltitudine di generi musicali differenti.

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Brian Wilson at The Beach Boys 50th Anniversary Reunion – New Orleans Jazz & Heritage Festival 2012

Brian Wilson (nato nel 1942)
L’avventura artistica di Brian Wilson – come fondatore del gruppo The Pendletones, poi con The Beach Boys (lo stesso gruppo ribattezzato a loro insaputa dalla casa discografica), poi come solista – è stata segnata da vari anni di inattività, di depressione, da obesità estrema, dipendenza da droghe e, non ultima, dalla dipendenza patologica da un discusso psicoterapeuta (il dr. Eugene Landy).
Una vita border-line… Definito come ‘genio’ fin dai primi anni di vita, con un problematico rapporto col padre (per molto tempo produttore del gruppo in cui suonavano Brian e Carl, entrambi suoi figli e il nipote Mike Love); due mogli, due figlie dal primo matrimonio e altri da secondo.
E’ comunque considerato una delle menti musicali più geniali tra i due secoli (…è tuttora in attività). Tra le sue influenze primarie va annoverato il produttore Phil Spector (ispiratore e collaboratore dei maggiori musicisti della scena rock e anche manager dei Beatles), la cui figura ossessionerà Brian per anni. Considerò i Beatles come suoi principali rivali artistici, e i Beatles stessi citeranno il lavoro di Brian tra le influenze primarie della loro musica.

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Love & Mercy
Nel 2014, la vita di Brian Wilson venne trasposta sullo schermo nel film biografico Love & Mercy, diretto da Bill Pohlad.
Nella pellicola sono due gli attori che interpretano Wilson: John Cusack come il Brian Wilson degli anni ottanta e Paul Dano nei panni del Brian Wilson degli anni sessanta. Tra gli altri interpreti figurano Paul Giamatti nel ruolo del Dr. Eugene Landy, ed Elizabeth Banks che interpreta Melinda, la seconda moglie di Wilson.
Il titolo del film riprende quello della canzone omonima che apre l’album di debutto da solista, intitolato Brian Wilson, dello stesso Wilson del 1988.

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Nel recensire il film, la rivista Slate scrisse: “Sebbene Love & Mercy metta in atto alcuni aggiustamenti forse necessari per semplificare la storia del musicista, il film è generalmente abbastanza meticoloso nel ricostruire gli eventi della vita di Wilson (così come della Band di appartenenza – NdA)”.

Un gran lavoro per lo sceneggiatore Oren Moverman – quello di confrontarsi con le eccentricità dei personaggi della scena rock e di quel particolare periodo, e contemporaneamente di mantenerne la fedeltà storica – tanto che di qualcuno dei personaggi ebbe a dire: “anche se alcune delle cose che dice nel film provengono da vere registrazioni audio, il personaggio sembra irreale, ma anche nella vita reale lui era una specie di cartone animato così dannatamente sopra le righe”.

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