- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Salvatore Vitiello era mio fratello…

di Sandro Vitiello

 

Pochi giorni fa, a Formia, abbiamo salutato per l’ultima volta mio fratello Salvatore. Aveva quasi settantaquattro anni: li avrebbe compiuti a luglio.

Malgrado fosse la vigilia di san Silverio c’era una chiesa piena di gente. Eravamo in tanti e in tanti erano passati già dalla sua abitazione a portare un saluto.

Chi era Salvatore?
Era un uomo di mare, alla stessa maniera di mio padre e dei miei fratelli. L’unico “traditore” in famiglia sono io.
Salvatore ha amato il mare come nessun altro.

Mio padre amava raccontare di questo bambino – nato in piena seconda guerra mondiale – che aveva da poco imparato a parlare; ogni notte quando lui usciva in silenzio da casa per andare a pescare, sentiva la voce di Salvatore – che aveva il sonno leggero già allora – che gli chiedeva: “vengh’ pur’ i’?”. Vengo pure io?
Se c’era da andare per mare Salvatore c’era.
A sette anni era già in Sardegna.

[1]

In Sardegna

Finita la scuola venne spedito nei mesi estivi a Vignola da mio padre [2].
Arrivò dopo un viaggio lunghissimo e malgrado le difficoltà del luogo e la sua giovanissima età, amava parlare di quel tempo come di un’avventura bellissima.
Dopo qualche anno – abbandonata precocemente la scuola – era in Sardegna a spaccarsi la schiena a tirare su dal fondo del mare le nasse con cui si pescavano le aragoste.
Il mare come destino.
Militare a a Spezia sopra un rimorchiatore, con una parentesi a Sabaudia nella squadra di canotaggio.
Aveva un fisico imponente Salvatore; era forte e conosceva il mare.

[3]
Finito il militare scopre che si può vivere sul mare e del mare senza doversi consumare la schiena e le mani.
Inizia a lavorare come marinaio sulle barche a vela.
Ne ha girate tante e anche in quel mondo ha dato dimostrazione di grande capacità.
Ha partecipato a regate importanti e in una di queste ha rischiato la pelle. E’ rimasto sotto alla barca così a lungo che lo avevano dato per spacciato. Si è salvato solo perchè aveva una grande determinazione.

Una vecchia enciclopedia della vela alla voce “alaggio” metteva una foto di Salvatore mentre compiva quella operazione.
Sul mare ha vissuto tante avventure.
Una notte tornando in barca, con altre persone, da Malta verso la Sicilia hanno avuto un “incontro ravvicinato” con un’entità sconosciuta.
Dopo aver superato il forte shock il proprietario dell’imbarcazione – noto imprenditore napoletano – consigliò ai suoi compagni di avventura di non fare parola d quanto accaduto.
Avrebbero passato il resto della vita a dover dare spiegazioni non escludendo che li avrebbero presi per matti.
I giornali parlarono a lungo di strani fenomeni nei cieli a sud della Sicilia ma non raccontarono nessuna testimonianza diretta.

Intanto aveva messo su famiglia e nella primavera del ’70 aveva sposato Aurora ed avevano scelto di vivere a Formia.
Negli anni successivi sono arrivati Costantino prima e Gianni dopo.

[4]

Ironia del destino; solo da pochi mesi erano arrivati i due amati nipotini Silverio e Riccardo.
A Ponza passavano quanto più tempo possibile; appena liberi da impegni di lavoro o della scuola dei figli tornavano nella casa dei genitori di Aurora, completamente risistemata.

Salvatore nel 2013, dopo che era mancato mio padre, era stato la fonte più preziosa di ricordi quando abbiamo fatto il gemellaggio tra le Pro Loco di Aglientu e di Ponza.
L’incontro con Cecilia Lutzu e suo fratello Pasquale rimane uno dei momenti più commoventi di quella bellissima iniziativa (leggi qui [5]).

[6]

Potremmo passare ore a raccontare aneddoti sulla ricchissima vita di mio fratello ma vorrei provare a descrivere la complessità di questo uomo partendo dal mio rapporto con lui.
Come dicevo, Salvatore non ha passato tanti anni tra i banchi di scuola eppure, come mio padre, era un uomo attento al mondo che lo circondava, capace di capire l’importanza di certi fenomeni e dei cambiamenti.
Da sempre ho sentito il bisogno di raccontare a lui tante cose della mia vita e lui faceva lo stesso con me.
Gran parte degli scritti miei sulla nostra isola [7] sono stati ispirati dalle chiacchiere – tante – che facevo con Salvatore.
Avevamo bisogno di parlarci.
Quando lui veniva a trovarmi era per me un piacere grande portarmelo dietro a trovare qualche produttore di vino o andare a visitare qualche posto del nord Italia.
Mi stupì una mattina di primavera vederlo parlare con grande interesse di vino e di vigne con un importante produttore di Barolo tra i vigneti sulla collina di Cannubi Boschis, in Piemonte.
Quando c’era qualcosa da fare o da vedere Salvatore era sempre disponibile.

[8]
Passare sere intere a discutere con Mario Balzano e con mio padre del nome ponzese di certe stelle.
Passare tanti altri momenti a cercare di immaginare una Ponza migliore.
Gran parte delle mie serate ponzesi le passavo con lui, davanti a casa sua, a ragionare di tutto il possibile.
Ma forse solo adesso capisco che il nostro tanto ragionare era solo un pretesto per stare insieme.

Fai buon viaggio, caro fratello