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Editoriale. Scegliere è un diritto… e un dovere

la Redazione

 

Seguiamo da mesi con grande attenzione la politica isolana e abbiamo partecipato attivamente al vivace dibattito  che si è sviluppato attorno alle prossime elezioni amministrative dell’11 giugno. Come in tante altre competizioni elettorali, anche questa si sta rivelando spigolosa e con punte di forte nervosismo. È un fatto inevitabile. L’amministrazione uscente promuove e valorizza quanto realizzato; i competitori che vi si oppongono, oltre a suggerire una visione alternativa, ne sottolineano i fallimenti. La popolazione segue con trepidazione, anche perché da questo appuntamento deriverà la gestione di Ponza per i prossimi cinque anni.

Questa scadenza importante si sta sviluppando su più piani.
I diretti interessati come candidati, stanno facendo il loro lavoro, promuovendo la propria immagine e quella del programma; i cittadini si interrogano sul da farsi, facendo proiezioni e ipotesi, analizzando i profili dei candidati, valutandone le qualità e i precedenti.

Dei candidati dell’amministrazione Vigorelli, sappiamo quasi tutto; dopo cinque anni di amministrazione la loro linea politica è sotto gli occhi di tutti. Pur con tutte le difficoltà che comporta amministrare un’isola complessa come Ponza, i risultati appaiono modesti. E non è solo una critica, ma un rammarico, specie dopo le promesse che facevano ben sperare.

È naturale che ogni amministrazione abbia la sua “visione” di sviluppo e detti la linea politica. E su questo le differenze possono esistere e sono tante. Esiste però, per ogni amministratore, una linea di priorità, dalla quale, differenze a parte, non appare utile discostarsi.
E quali sono le priorità di Ponza? Ne possiamo ricordare alcune.

In primis i collegamenti. Cosa è cambiato? I traghetti, obsoleti, non assicurano percorrenze in tempi utili, e specie nei mesi invernali, basta un niente a farli restare in porto a causa di “condizioni meteomarine avverse”; orari tagliati su esigenze che non favoriscono gli spostamenti per gli isolani e gli stessi vacanzieri; clausole di occupazione di personale isolano disattese.

Questione P.A.I. L’isola è ingessata da una serie di limitazioni, alcune certamente artificiose, che ne impediscono la piena fruibilità. Quali sono stati gli atti che hanno cercato di rimuovere questa gabbia che soffoca Ponza? Quali gli atti che in questi anni hanno avviato una mitigazione dei limiti imposti e che, assicurando al tempo stesso, ne permettano la fruibilità?

Chiaia di Luna: una delle spiagge più belle d’Italia, per l’apertura della quale tutti speravamo, è rimasta irraggiungibile; il tunnel romano che permette di accedervi via terra, una delle meraviglie archeologiche più importanti dell’isola – percorrerlo è una vera immersione nel passato – è rimasto chiuso. Eppure si era parlato della possibilità di rendere di nuovo fruibili il tunnel e la spiaggia in condizioni di sicurezza..!

Porto di Cala dell’Acqua. Una necessità per lo sviluppo e la crescita di Le Forna e dell’intera isola. Su questo punto il dibattito è diventato feroce. L’amministrazione uscente, che ne propone la realizzazione in tempi brevi, stigmatizza la lista Ferraiuolo che non lo vorrebbe.
E’ un falso evidente. Franco Ferraiuolo, infatti, quale consigliere di minoranza, ha votato recentemente in consiglio comunale a favore della realizzazione del porto.
Dove è la differenza tra la visione dell’amministrazione uscente e quella proposta da Ferraiuolo? Quest’ultimo si auspica, infatti, un porto più “spostato” verso gli interessi degli isolani e meno verso i privati esterni e un porto inserito in un contesto più ampio, costituito dal terreno ex Samip, sul destino del quale non abbiamo avuto fin qui dall’amministrazione uscente nessuna notizia.

Basterebbero queste indicazioni ad una riflessione più ponderata su come valutare le due diverse compagini: caratterizzata una da un monolitismo operativo, in cui le voci diverse non riescono ad esprimersi, e l’altra arricchita da una molteplicità di voci diverse, esperienze e professionalità che possono meglio rappresentare le diverse esigenze isolane.

Tante altre sono le differenze di “visione” che andranno approfondite; tra esse non ultimi i temi dell’approvvigionamento idrico ed elettrico e il trasporto urbano…

Votare è un diritto, ma anche un dovere. Scegliere secondo scienza e coscienza un obbligo civile.
Ponza deve recuperare quello spirito di comunità, di pacificazione e di difesa della propria identità territoriale e culturale.
È arrivata l’ora delle responsabilità per una crescita civile alla quale abbiamo diritto.

Ponza Racconta
 segue questa importante vicenda con animo sereno ma attento, come tutte le vicende che hanno impegnato le nostre isole negli ultimi sei anni. Il Sito e l’Associazione manterranno la loro funzione di stimolo e di approfondimento, senza prevenzioni, ma con spirito critico, senza temere intimidazioni – di cui fra l’altro sono stati fatti più volte oggetto – convinti di lavorare per il bene di tutti gli isolani, per un futuro migliore.
Alla nuova amministrazione – come del resto a quella uscente che ha sempre rifiutato il dialogo, tacciandoci di raccontare falsità – offriamo la nostra opera di sensibilizzazione e di stimolo alla crescita civile perché li consideriamo un nostro dovere, sempre pronti a mettere in luce le positività, ma anche a criticare le mancanze, convinti come siamo che solo da un confronto serio e corretto è possibile tirare fuori le soluzioni migliori per tutti.

2 Comments

2 Comments

  1. Biagio Vitiello

    8 Giugno 2017 at 06:33

    Io un sindaco “forestiero” non lo voto! Lo dico ancora una volta (dopo 5 anni) e non ho paura! A maggior ragione poi se questo tratta male la stragrande maggioranza dei ponzesi.
    Certamente il mio pensiero non sarà condiviso da chi ha avuto promesse; da chi avuto ordinanze ad personam; da chi avuto licenze; da chi avuto favori…
    Ma questo è un modo di amministrare che non paga.
    Un sindaco ponzese mi dà più fiducia, e speranza per l’avvenire dei nostri figli. Moltissimo tempo fa volevamo provare un sindaco “forestiero”, ma la cosa non si realizzò e ci andò bene.
    Ora che ne abbiamo fatto l’esperienza che cosa è successo? È migliorata Ponza? I giovani hanno una occupazione? Le cose sono cambiate in meglio o in peggio?

  2. Silverio Tomeo

    8 Giugno 2017 at 08:00

    La scelta è tra demagogia e umiltà, tra l’idea di privatizzare l’isola e le sue bellezze e quella di considerare Ponza un bene comune, tra arroganza e convivenza democratica, tra volontà di onnipotenza e serietà, tra fanfaronate e realismo, tra società dello spettacolo e società civile, tra promesse di marinaio e marinai di terre promesse, tra impotenza tracotante e saper fare, tra servilismo e autonomia, tra vanagloria e impegno concreto e reale, e potrei continuare, perché la posta in gioco è alta per l’apertura al possibile della nostra isola.

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