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Quella notte

di Marcella Sansoni
[1]

 

Ce ne è una soltanto di notte come quella, una in un anno. Quella notte gli dei si avvicinano al suo corpo che pare addormentato.

Vengono dai quattro punti dell’orizzonte vuoto: da nord, sud, levante e occidente. Altri originano da tutte le cose dolci o dalle materie aspre. Lasciano le dimore fredde e i rifugi assolati. Marciano in un’unica direzione. Succede una volta, una volta sola in un anno, quando la luna ha una faccia fredda e l’altra rovente, accesa di sole. Quando il mare è ad un tempo nero d’inverno e il cielo blu fondo, splendente d’estate.
Arrivano lasciando lo spazio vuoto e la materia densa, emergono dal frutto dorato come dalle viscere calde di ogni animale. Si mettono in cammino per raggiungerla e Lei non lo sa, forse sogna, stretta nell’abbraccio del mare.

Quella notte la luna sorge e sorge ancora, rallenta il suo corso ma la sua luce bianca e rossa è più simile a un faro enorme, un faro, puntato in una direzione soltanto. Sbianca la pelle e accende gli occhi mentre i signori di tutte le cose e delle mille direzioni si insinuano decisi su per ogni vena, valle, collina fino al cuore segreto di lei che dorme e sognando apre le porte infinite al possibile.
Si può viverla quella notte speciale soltanto a patto di fare passare l’esercito degli spiriti tutti, onorandone la potenza, senza distogliere l’anima da quell’unico sogno che non appartiene a nessuno fra noi ma è, semplicemente è perché Lei sa sognarlo.

 

Immagine di copertina. Vincent Van Gogh. La Nuit étoilée, 1889; Musée d’Art Moderne, New York