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La colonizzazione romana (2)

di Monia Sciarra

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La Scienza e la Tecnica, al servizio dell’Uomo Forte ed Illuminato, producono opere strabilianti.
Duemila anni fa gli antichi Romani trovarono una gola naturale a Santa Maria e ci fecero un porto; i romani moderni faranno di meglio, con scogliere e campi boa. Ma una seria azione colonizzatrice non si limita alle opere; occorre prima di tutto distruggere ed eliminare le attività dei miserabili autoctoni. I cantieri di Santa Maria e di Cala Feola hanno smesso di lavorare; lo stesso dicasi per attività a Frontone, per i ristoratori. Pilato non è che l’ultimo esempio; d’altra parte, con quel nome che evoca la Roma antica, che speranze aveva? La colonizzazione è operata dai romani, ma moderni! Ponzio Pilato appartiene all’infausto passato.

Si sono salvate, per adesso, tutte le attività nautiche che lavorano sul suolo del demanio marittimo, solo perché il governo ha fatto la proroga delle concessioni.
Il nostro Sapientone ha provato a far fuori queste attività varie volte: si è inventato,  appena eletto, un PUA nell’area portuale; ha continuato con una serie di revoche di concessioni che il Tar ha annullato; ha provato a bloccare i rinnovi di autorizzazioni a causa di debiti pregressi ma, anche in questo caso, le ha buscate dal Tar.
Il Sapientone ha ancora due assi nella manica per distruggere le attività nautiche cafone: il primo asso  consiste nel terminare l’iter del piano portuale per liberare le spiagge di Sant’Antonio, Giancos e Santa Maria; il secondo è il 2020, numero magico dell’anno di scadenza delle concessioni. Il Sapientone è animato da una visione grandiosa: la balneazione nei porti e la portualità nelle baie incontaminate; altrimenti, che sapientone sarebbe?
In sede comunale, la colonizzazione ha determinato l’assunzione di vigili longobardi, di impiegati, funzionari, assistenti sociali con l’imprescindibile requisito di non essere isolani.

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Gli isolani, così semplici e naïf, possono produrre simpatici oggetti artigianali: la scoperta è recente, coincidente con la campagna elettorale, meglio tardi che mai. Così spontanei e vivaci, gli autoctoni potrebbero persino trovare un posticino in Ponza Estate, che sinora è stata appannaggio dei grandi operatori culturali romani, con gli strepitosi successi che conosciamo. Così servizievoli, gli autoctoni potrebbero ambire a spazzare le sale del Museo la cui progettazione è stata affidata non a un sapientone qualunque ma, “per chi non lo sapesse, al Top del settore”, il quale ha consegnato il progetto nientedimeno che a dicembre 2015 (leggi qui [3]). Gli autoctoni, già muniti di scope e stracci con cui andare a pulire, ora che lo sanno si domandano quanto tempo occorra per passare dal progetto alla realizzazione.

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[La colonizzazione romana. (2) – Continua]