- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

All’improvviso…

di Silveria Aroma
[1]

 

L’Assessorato al Decentramento del Comune di Ravenna ha promosso nel 2016 l’undicesima edizione dell’iniziativa letteraria “Voci di Donne”.
“Nata con la finalità di permettere a tutte le donne di raccontarsi attraverso la forma scritta liberando la propria fantasia e comunicando le proprie sensazioni, speranze, idee e delusioni. “Voci di donne 2016” propone come tema: “All’improvviso…”
E’ possibile partecipare all’iniziativa inviando un racconto di non oltre trenta righe (80 battute ogni riga) oppure una poesia in lingua italiana o in dialetto”.
Qui a seguire “la voce” di Silveria.
La Redazione

[2]

Con il biglietto in mano salì sul treno.
Trovato il suo posto si mise a sedere ed aprì il libro che portava con sé.
Udì il fischio che annunciava la partenza. Era salva.

[3]

Lento e musicale sulle rotaie, il treno cominciò a muoversi.
Amava i treni sin da quando aveva memoria.
Un viaggio, un treno, un buon libro costituivano per lei una casa mobile nella quale sentirsi protetta e rilassata.Anna sollevò lo sguardo dalle pagine e prese a guardare fuori.

[4]
Gli alberi prendevano velocità nei suoi occhi; lei li seguiva a pensieri spenti.
Il treno continuava la sua corsa, e più si allontanava e più Anna sentiva la libertà invaderle il cuore. Le sembrava, a tratti, di sentire come una brezza gentile agitarle i pensieri, rischiarandoli, mentre il respiro le si faceva via via più calmo.

[5]

Erano state settimane dure per lei. Parole e parole e parole a fiumi; parole prive di senso e di gusto, figlie meschine di rotocalchi rosa spento. Confrontarsi con la pochezza di menti moraliste e ristrette, alloggiate in membra inerti ma ben vestite, andava al di là della sua sopportazione.
La totale mancanza di pensiero autonomo era per Anna una grave incapacità; un percorso bucato sull’asse della vita.
Risultato irreparabile di qualcosa che non era andata per il verso giusto nell’elaborazione delle cose vissute e lette; ma, ancora più grave, di un mancato confronto a mente aperta con le idee degli altri; una vera disciplina per lo spirito; una palestra alla quale alcuni individui non si sono mai iscritti, pur millantando crediti intellettuali senza pari.
E avrebbe volentieri interrotto quel colare di fluide parole maleodoranti sulla sua anima urlando come una pazza. Ma non poteva. Avrebbe persino preso una certa “signora” (ed è davvero un eufemismo!) per i capelli e l’avrebbe ‘strascinata’ lungo il corridoio e di là avrebbe proseguito verso la piazza. Ma non poteva! Le ‘buone maniere’ che erano diventate parte di sé le imponevano un contegno e una sofferenza silente e ben celata.
Il fastidio umiliante provato da Anna in quella casa disordinata e sporca aveva all’improvviso virato verso il riso. Non era esattamente una risata la sua, sembrava più un ghigno; sì! era un ghigno inappropriato, quello che all’improvviso le aveva trasfigurato il volto illuminandolo.
– Piangetevela voi, questa guerra privata – aveva detto quasi stupita di se stessa, aggiungendo poi con un certo vigore – Ho bisogno di vita, di gioia di vivere, io!
Ed era uscita, praticamente sparita, senza alcun ripensamento, mentre il gelo, come un sipario, calava dietro le sue spalle.

[6]

 

Nota
Le foto a corredo dell’articolo sono tutte dell’Autrice (Ndr)