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Impossibile proporre un cambiamento sostenibile

di Vincenzo Ambrosino

 

“Gli elettori dovrebbero scegliere i loro rappresentanti
tra coloro che non si candidano”
(Roberto Gervaso)

La nostra società isolana è cambiata dall’800? Moltissimo.
Anche se gli individui esprimono la loro cultura individualista – legata alla difesa e crescita della proprietà privata (retaggio di cultura contadina) – la comunità ponzese si rapporta con le esigenze di una società aperta dove agiscono forze strutturali che impongono sempre nuovi cambiamenti.
L’individuo, a questi cambiamenti, può decidere di rassegnarsi alle situazioni, può adattarsi decidendo di sfruttare le occasioni propizie oppure fuggire perché la società intorno a lui non è a misura delle sue aspettative individuali.

L’esodo invernale dei ponzesi dall’isola (scelta individuale), è certamente negativo per la comunità; evidentemente il cambiamento, economico e sociale sviluppatosi non è adeguato al mantenimento della sua comunità e gli individui decidono di partire per ricercare standard di qualità della vita migliore.
In un territorio limitato come l’isola questi cambiamenti sono più evidenti, e li subiscono anche gli habitat naturali (vegetali e animali). Se questi cambiamenti sono nocivi, gli habitat naturali non possono “fuggire” ma solo scomparire.
Ricordiamo che l’habitat naturale è la risorsa principale della nostra economia turistica!

Nuove strutture modificano velocemente abitudini, economia e ambiente per cui cultura.
Se per esempio impianto un semaforo là dove non c’era, impongo nella società automobilistica una nuova regola: aspettare che scatti il verde per passare sotto al tunnel di Santa Maria. Buona abitudine!
Altro esempio: negli anni Novanta a Ponza molti imprenditori si inventarono i pontili per servire l’enorme richiesta di ormeggio per la nautica da diporto. Queste strutture, amovibili, hanno creato (oltre ad una nuova offerta nautica) un indotto commerciale fatto di una nuova tipologia di ristoranti, di taxi, di servizi.
Quindi introduzioni spontanee o imposizioni di strutture in una comunità (dove prima non c’erano) possono indurre il cambiamento organizzativo, sociale, produrre abitudini nuove ecc.

È importante sapere chi c’è dietro alla produzione e alla messa in opera di queste strutture – per quali fini si vanno ad impiantare, per quale economia, quale modello di sviluppo –  perché sicuramente nuove strutture  creeranno un’altra isola.

I cambiamento: Impiantando nuove strutture, nuove tecnologie, per nuovi sistemi organizzativi indirizzati alla crescita economica.
Immaginate quindi quale cambiamento impone un certo trasporto marittimo rispetto ad un altro oppure la scelta di costruire un porto turistico oppure al contrario una scogliera frangiflutti o ancora dei campi boa. Pensate quale cambiamento può apportare una cultura imprenditoriale privata esterna sulla nostra società.
Potrà accelerare o invertire l’esodo invernale? Potrà andare a migliorare la qualità della vita in tutto l’anno o ulteriormente indirizzerà il processo che ci sta conducendo a diventare un villaggio vacanza?
Già il concetto della crescita, in un territorio limitato, presuppone che si debbano andare ad occupare altrui o nuovi spazi fisici ed economici. A discapito di chi?
Domande che lascio in sospeso per i candidati amministratori!

II  cambiamento: (più difficile da attuare nella nostra isola) imposto da una  cultura ambientalista
La comunità che ha scelto di vivere in questo territorio (quindi quella residente per tutto l’anno) diventa protagonista del suo avvenire economico e sociale. Diventa consapevole della sua importanza e prende il suo destino nelle sue mani. Responsabilizzazione sociale.
Questa Comunità, al centro del suo progetto di autodeterminazione mette la salvaguardia della residenza e salvaguardia dell’ambiente in cui vive: ambiente che è fonte di bellezza ma anche di prospettiva economica.

Infatti senza i ponzesi residenti:
– non si può bloccare il dissesto idrogeologico;
– non si può proteggere e conservare l’integrità ambientale;
– non si può organizzare l’allungamento della stagione turistica;
– non si può organizzare una nuova offerta commerciale;
– non si può ripensare l’arredo urbano;
– non si può conservare la cultura isolana;
– non si può recuperare l’agricoltura, rilanciare la pesca, ripensare al turismo.

Per fare questo si dovranno impiantare alcune nuove strutture ma dovranno essere a misura di isola e di finalità (salvaguardia della comunità e del suo ambiente); si dovranno fare scelte, investire denari, chiamare consulenti, ecc. ma queste scelte avranno tutte lo scopo di valorizzare, recuperare, motivare, rivedere, curare- risorse, umane e ambientali che già ci sono sul territorio.

In questa ottica la Comunità deve scegliersi delle istituzioni coerentemente capaci:
di traghettare il vecchio nel nuovo,
– di creare la massima occupazione salvaguardando l’ambiente naturale.

Ma questo non succede. Perché?

C’è una difficoltà per il “cambiamento sostenibile”: l’individuo vota, il voto si somma e non si pesa per cui la cultura individualista (a maggioranza antiambientalista)  è indirizzata a votare proposte amministrative demagogiche che prospettano cambiamenti miracolistici e può succedere di trovarsi amministrazioni che inducono a cambiamenti strutturali per cui economici non voluti, non pronosticati!

C’è un altro aspetto che non favorisce il cambiamento sostenibile: il ponzese non ama responsabilizzarsi, preferisce dare una delega “parziale” all’amministrazione comunale che spera “miracolistica” ma che non deve permettersi di interferire con i “superiori interessi privati”.

Cosa succede concretamente in questo contesto dopo il voto amministrativo?
L’amministratore una volta eletto ha due prospettive di governo:
1. vuole il cambiamento ma si trova a fare scelte che diventano subito impopolari per cui o cede o impone un cambiamento non condiviso;
2. oppure ancora si adatta a mediare tra le tante richieste individuali (il caos).

Conclusioni
– In questo contesto culturale i cambiamenti si possono ottenere imponendoli dall’alto sotto la spinta di impianti strutturali e culture economiche che vanno a impattarsi sulla comunità di uomini e sull’ambiente naturale, a mio avviso, accelerando l’avvento del villaggio vacanze.
– Ma i cambiamenti negativi avvengono anche con politiche moderate di mediazione tra le tante richieste individualiste che non fanno altro che depauperare risorse apportando un’organizzazione caotica e frammentaria.

I due casi portano – a diverse velocità  e con diverse gestioni – al “villaggio vacanze”.

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