Mazzella Giuseppe di Rurillo

Un’Epoca a Procida

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

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Sono passati trent’anni da quella telefonata di Domenico Ambrosino, il Kiodo, con la quale mi chiedeva, nella mia qualità di presidente dell’ Associazione della Stampa delle isole di Ischia e Procida, di partecipare alla presentazione del suo giornale, “ Procida Oggi”, che riprendeva una vecchia testata fondata negli anni ‘ 60 da Vittorio Parascandola, lo Storico di Procida, che usciva quando poteva senza una regolarità come accadeva del resto in quegli anni ad Ischia, l’ isola vicina e lontana, 10 volte più grande di Procida e con una economia completamente diversa.

Avevamo fondato l’Associazione della Stampa delle Isole di Ischia e Procida – un anno prima – sulla scia del successo editoriale di Domenico Di Meglio con il suo “Settimanale d’ Ischia” poi diventato quotidiano con la testata “Il Golfo” nel 1989 perché ormai la stampa locale si era consolidata nell’isola più estesa delle Partenopee o Napoletane. Avevano ad Ischia almeno 7 periodici e due televisioni private ed almeno 50 iscritti, come pubblicisti, all’ordine dei giornalisti ed almeno tre uffici di corrispondenza i cui titolari erano “contrattualizzati” con il contratto di lavoro giornalistico. Fu un grave errore chiudere – per rissosità interna – nel 1994 l’Associazione che invece poteva dare un grande contributo alla nuova categoria dei “giornalisti locali”.

L’obiettivo dell’ Associazione era quello di professionalizzare una categoria di lavoratori dell’informazione anche in previsione dell’istituzione degli uffici stampa e pubbliche relazioni di cui avrebbero dovuto dotarsi tutti gli enti pubblici.

“La categoria dei giornalisti – mi disse uno dei miei Maestri, il prof. Edoardo Malagoli, grande (ma lui si diceva “umile”) allievo di Benedetto Croce – è stata sempre invisa ai potenti che li hanno sempre bollati con l’epiteto spregiativo di “menanti” che indica probabilmente il loro vizio d’ origine che è quello di menare la mano con la penna, di muovere acque stagnanti, di punzecchiare la gente più in vista, di mettere in piazza indiscrezioni, mugugni o maldicenze”.

Edoardo Malagoli

Il prof. Malagoli spiegava così come i primi giornali italiani, nazionali e locali, si chiamavano “gazzette”, dalla gazza, uccello notoriamente ciarliero e “gazzettieri” gli estensori di pezzi giudicati importuni.

La nostra generazione – quella mia, dell’indimenticabile Domenico Di Meglio e di Domenico “Kiodo” Ambrosino – viene dal “giornalismo politico” o dal “politico giornalista”. Abbiamo sempre ritenuto che il giornalismo non può non essere “politico” e quindi inscindibile da una Idea Politica e da un Impegno Politico.

Per questo tipo di giornalismo ci siamo presi anche il dileggio in quegli anni ’80 del ’900 di qualche potente uomo politico del tempo che oggi in senilità si trova nella condizione di cercare udienza civile con prediche giornalistiche tese soprattutto alla giustificazione retrospettiva di una stagione politica che, con ampio anticipo sui tempi, noi “gazzettieri” ne denunciammo il mal costume e la degenerazione morale soprattutto perché il contenitore partitico, anche con Nomi Nobilissimi, degenerava al punto di distruggere un grande patrimonio centenario.

Questo “giornalismo politico” tuttavia non ci ha impedito di dividere il Fatto dalla Opinione e sui nostri giornali locali ci siamo sempre ispirati all’ ammonimento di Beaumarchais che il quotidiano francese “Le Figaro” ha posto sotto la propria testata: “senza la libertà di criticare non c’è da vantarsi se si ha quella di elogiare”.

In Trent’Anni “Procida Oggi” diretta dal Kiodo – con competenza e passione – è rimasta fedele a questo giornalismo ed ha esercitato la Libertà di Criticare e di Elogiare nel rispetto dei Fatti che sono immutabili. Ha consolidato la Stampa Locale per la sua periodicità costante. Ha aperto un’Epoca di confronto dialettico dalla quale non si torna più indietro.

In Trenta Anni è cambiato tutto nella stampa nazionale, internazionale e locale. Il giornale di carta vive la sua stagione più difficile.

Ma nulla potrà sostituire il giornale stampato perché solo lo scritto può indurre alla “riflessione”. Solo la stampa scritta può in questo momento di totale smaterializzazione digitale recuperare la Partecipazione Civile alla “Polis” dalla quale si sono allontanate le migliori energie della Cultura.

Alla Stampa Locale – che sempre il prof. Malagoli sosteneva – è “minore” rispetto alla Grande Stampa solo per area diffusionale ma non deve esserlo per “Qualità” spetta un compito oggi ancora più difficile di ieri.

Ma la Strada Maestra per Procida è stata indicata 30 anni fa.

Auguro al caro vecchio Amico e Compagno Domenico Ambrosino “Kiodo” ed alla sua redazione di andare avanti sempre con le stesso impegno, la stessa Onestà Intellettuale, perché anche l’“Isola di Arturo” come indelebilmente la chiamò Elsa Morante ha bisogno di consolidare il suo nuovo sistema economico imperniato sul turismo e di raggiungere nuovi livelli di civiltà e di benessere economico.

Ischia e Procida sono isole “sorelle”. Abbiamo gli stessi problemi e le stesse esigenze. Quando nel 2009 facemmo un viaggio a Ponza Gianni Vuoso ed io e ne scrivemmo un ampio reportage uscito su “La Rassegna d’ Ischia” di Raffaele Castagna ci venne naturale proporre un UNICO Distretto Turistico da Capri a Ponza perché rilevammo che sono tutte “Isole Napoletane” per Storia e per Economia. Andammo anche a Ventotene nel 2010 e dobbiamo trovare il tempo e la forza di venire a Procida e di andare a Capri per rendere completa la nostra proposta.

Festeggiamo per ora questo trentennale di “Procida Oggi”.

“La nostra Azione è la Parola – ha detto Bruno Bauer – per ora e per molto tempo ancora. E dopo l’astrazione viene la Prassi. Da sola”.

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