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Pasquino riveduto e corretto

di Silverio Lamonica

 

Sono rimasto colpito, come tanti altri, dal manifesto anonimo che è apparso nelle strade della Capitale.
E’ un manifesto di chi “si ribella” al papa schierato a fianco dei poveri, dei deboli; un papa che applica alla lettera le parole del Vangelo.
Una volta Pasquino era il “portalettere” di chi non tollerava il papa nepotista, il papa schierato coi “poteri forti”. Ora Pasquino porta “lettere” di ben altra natura: “O tempora o mores!” direbbe Cicerone.

Il fatto mi ha ispirato il seguente sonetto che, dato l’argomento, era d’obbligo comporre in romanesco. Pur essendo cultore del Belli e Trilussa, chiedo scusa per qualche imperfezione, non essendo molto esperto dell’idioma capitolino.


Sor Pasquino a la rovescia

Sì, quanno er papa se chiamava Urbano
ai ricchi e a li potenti nun piaceva
che a quer busto quarcuno appenneva
le scritte amare de l’ignota mano.

 Er papa allora sguinzagliava invano
li sgherri sua ché acchiappa’ voleva
er fijo de bbona donna che scriveva
versetti e motti d’un cervello sano.

 Li tempi son cambiati e a li volponi
’sto papa nun po’ annà affatto bbene,
à smantellato le congregazioni


che s’adunavano pei pranzi e pe’ le cene.
Ma er papa nun dà retta ai criticoni.
France’ me piaci, ci hai sangue ne le vene!

Di Silverio Lamonica, in condivisione con www.buongiornolatina.it

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