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Divide et imperadi Vincenzo Pagano . Presentiamo con interesse e curiosità un articolo del ‘nostro’ Vincenzo (Enzo) Pagano, come primo scritto di natura economica dall’America, dopo l’insediamento dell’Amministrazione Trump. *** Come scrivevo nel saggio precedente (leggi qui) non essendoci una condivisione di rischio a livello europeo questo porterà inevitabilmente ad una politica nazionale per sopperire a questa mancanza. E’quello che sta succedendo con il Monte dei Paschi di Siena (MPS). Anche se contraria, la Germania è costretta a cedere sull’intervento statale in Italia per salvare il Monte dei Paschi. Dopo il 2008 dovrebbe essere ovvio tener conto del fatto che l’intero sistema bancario internazionale è profondamente interconnesso e perciò pericolosamente esposto a contagio e crisi sistemiche; eppure si preferisce agire nell’Eurozona a livelli nazionali. Questo intervento da parte dello Stato non sarà un fatto sporadico come ci vogliono far credere gli eurocrati. Dopotutto il sistema bancario è profondamente legato alla vita economica di un dato paese e quella italiana è in uno stato di ristagno. Con questa lunga crisi si è arrivati a qualcosa come 350 miliardi di euro di crediti in sofferenza, il doppio della media europea.
Ma perché tutto questo nell’Eurozona?
All’origine di questa situazione di crisi vi è un presupposto ideologico: cioè che, lasciar agire liberamente le forze del mercato ed avere una moneta comune con in più un coordinamento della politica monetaria e di bilancio, sarebbe sufficiente per conseguire la crescita economica. Non è così. Negli Stati Uniti oltre ad avere indicato quanto sopra ci sono anche altre condizioni e nonostante ciò avvengono crisi periodiche dovute al ciclo economico e crisi depressive molto forti e lunghe. I leader europei, soprattutto i francesi e tedeschi, non sono mai voluti andar oltre per creare una vera Unione fiscale e bancaria abbandonando la Grecia alla sua povera sorte e facendo rimanere l’Italia vulnerabile specialmente dopo la crisi del 2008. Certamente esistono forti contrasti fra il capitalismo finanziario internazionale e i vari stati; è troppo facile sostenere che i capitali trans-nazionali non necessitano di Stati, ma quando la crisi morde, gli stessi capitali sono i primi nel richiedere aiuti di Stato per mettere al sicuro profitti e farsi pronti di nuovo per la prossima fase di accumulazione. In teoria, se veramente l’Unione Europea vuole sopravvivere c’è bisogno di rimettere in piedi l’originale divisione del lavoro tra Bruxelles e le varie capitali europee. I vari governi dell’Eurozona devono applicare politiche fiscali molto espansive in alcuni stati come quelli del Sud e meno espansive in altri. L’Unione Europea deve dare più libertà di operare e non i diktat autoritari e di austerità. Tutto questo in teoria, ma un conto sono le chiacchiere dell’Europa, un altro una vera politica di deficit spending fatta apposta per sistemare l’Italia e ricreare di nuovo quelle condizioni per rilanciare l’economia italiana verso le sue potenzialità. Conclusione Peter Navarro, il direttore del National Trade Council, è intervenuto molto polemicamente contro la Germania sostenendo che l’euro è sostanzialmente un marco mascherato, cioè fa molto bene gli interessi tedeschi sfruttando gli altri paesi dell’Eurozona come pure degli Stati Uniti. Sempre secondo Navarro l’euro così svalutato è la chiave del prepotere tedesco sull’Eurozona a danno soprattutto dell’Italia. Questa nuova posizione americana potrebbe rilanciare il progetto di una più forte integrazione europea. Ma non sono affatto convinto. Troppi incontri si sono avuti per troppo tempo fra i vari capi europei per discutere e mettere a frutto una più coesa integrazione europea. Certamente è troppo presto per definire quale sarà la politica dell’amministrazione Trump verso l’Eurozona. Ma nel volere applicare trattati bilaterali invece che multilaterali si aprono nuovi possibili scenari dove s’incomincia ad intravedere che forse è più conveniente per gli americani trattare con i vari singoli Stati. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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