Attualità

“Remember” oltre l’epicrisi

di Martina Carannante
Pepp' e scogliera

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L’ultimo mio pezzo pubblicato è stato l’Epicrisi dei ricordi (Remember), ma a quanto pare, essi continuano ad affiorare. Non mi è mai capitato di ricalcare un argomento o un mio pezzo, ma questa volta mi sento quasi in dovere di farlo.

Martedì mattina, ancora a Ponza, dopo aver sbrigato qualche commissione, accedo a facebook per vedere cosa succede nel mondo virtuale. Un video di Giovanni Pacifico attira la mia attenzione.
Giovanni è famoso tra i ponzesi per le foto antiche e i video delle vecchie processioni che pubblica sulla sua pagina facebook.

Apro il video di ieri e… sorpresa! E’ un servizio tel tg2 “Dossier” del 1998, così pare che si legga dai commenti.
Personalità come Pierino Scotti e Gino Scotti raccontavano il vivere isolano, il primo rientrato dall’ America; il secondo imprenditore isolano in una Ponza che si nutriva di pane e turismo.

Pierino Scotti
Vengono intervistati i ragazzi di allora, che oggi per un motivo o per un altro hanno lasciato l’isola, e i bambini che in ritorno da una gita a Roma decantavano le bellezze della capitale.
Il mitico “Pepp’ ‘i Sigaretta” ricorda i suoi viaggi e il suo mettersi al servizio dell’isola e dei suoi abitanti.

Guarda il video a questo link:

https://www.facebook.com/giovanni.pacifico2/posts/1562787917070232

Sono passati circa 18 anni anni da questo video, i grandi sono invecchiati e i giovani sono cresciuti e Peppe, ormai, non c’è più…  Ma Ponza che cosa ha fatto?
Ho riflettuto a lungo e l’unica risposta plausibile è stata: Ponza è morta! Parafrasando le parole di un grande filosofo, ma  con voi, cari lettori, voglio fare un gioco.

Gino Scotti

Nietzsche, ne La gaia scienza con il suo famosissimo aforisma 125 afferma:

L’uomo folle
– Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”.
E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno. “Si è perduto come un bambino?” fece un altro. “0ppure sta ben nascosto? Ha paura di noi? Si è imbarcato? È emigrato?” – gridavano e ridevano in una gran confusione.
Il folle uomo balzò in mezzo a loro e li trapassò con i suoi sguardi: “Dove se n’è andato Dio? – gridò – ve lo voglio dire! Siamo stati noi ad ucciderlo: voi e io! Siamo noi tutti i suoi assassini! Ma come abbiamo fatto questo? Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci détte la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci moviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto piú freddo? Non seguita a venire notte, sempre piú notte? Non dobbiamo accendere lanterne la mattina? Dello strepito che fanno i becchini mentre seppelliscono Dio, non udiamo dunque nulla? Non fiutiamo ancora il lezzo della divina putrefazione? Anche gli dèi si decompongono! Dio è morto! Dio resta morto! E noi lo abbiamo ucciso! Come ci consoleremo noi, gli assassini di tutti gli assassini? Quanto di piú sacro e di piú possente il mondo possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli; chi detergerà da noi questo sangue? Con quale acqua potremmo noi lavarci? Quali riti espiatòri, quali giochi sacri dovremo noi inventare? Non è troppo grande, per noi, la grandezza di questa azione? Non dobbiamo noi stessi diventare dèi, per apparire almeno degni di essa? Non ci fu mai un’azione piú grande: tutti coloro che verranno dopo di noi apparterranno, in virtú di questa azione, ad una storia piú alta di quanto mai siano state tutte le storie fino ad oggi!”.

Pepp' 'i sigaretta

Ora, al di là della filosofia e di ciò in cui credeva Nietzsche, sostituiamo la parola Dio con Ponza, come isola, ma soprattutto come essenza e vediamo cosa esce fuori. A me sembra che tutto sommato non suoni proprio male, anzi calza proprio a pennello! Ma come conclude il filosofo il suo aforisma??

A questo punto il folle uomo tacque, e rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano stupiti. Finalmente gettò a terra la sua lanterna che andò in frantumi e si spense.
“Vengo troppo presto – proseguí – non è ancora il mio tempo.
Questo enorme avvenimento è ancora per strada e sta facendo il suo cammino: non è ancora arrivato fino alle orecchie degli uomini. Fulmine e tuono vogliono tempo, il lume delle costellazioni vuole tempo, le azioni vogliono tempo, anche dopo essere state compiute, perché siano vedute e ascoltate.
Quest’azione è ancora sempre piú lontana da loro delle piú lontane costellazioni: eppure son loro che l’hanno compiuta! […]
”.

Non erano ancora pronti, ci vuole ancora tempo… “le azioni vogliono tempo…”: sono passati 18 anni da quel video e cinque anni in cui tutti coloro che sono vissuti sull’isola sanno benissimo cos’è successo e come abbiamo vissuto, cosa avevamo e cosa ci è stato tolto…
Ora non ci resta che capire se essere noi quell’“uomo folle” che prende coscienza dalla sua follia, ma che non butta a terra la lanterna oppure continuare ad essere ascoltatori, ancora non pronti  a sentire quelle parole.

Remember. Sea

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