Ambiente e Natura

Ponza controvento. Diario isolano (2012-17) (2)

di Giuseppe Mazzella
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Per la prima parte, leggi qui

Introduzione (seconda parte)

A farla da padroni nei mesi estivi nelle acque cristalline di Ponza sono soprattutto le grosse barche dei vip che, proprio perché fuori misura, non possono attraccare ad uno dei dieci pontili che da qualche anno sono nell’occhio della magistratura. Sequestrati, dissequestrati, temporaneamente autorizzati, ridotti, limitati, ad ogni estate la guerra continua tra il bailamme del via vai dei visitatori e il traffico degli affitta-barche che portano in giro i turisti.
La popolazione sempre molto attenta a “controllare” i guadagni degli altri, si è divisa in due fronti. I favorevoli al ridimensionamento e alla penalizzazione dei più fortunati pontilisti, e quelli che vedono di buon occhio lo status quo, perché la “ricchezza viene dal mare”, come vanno ripetendo convinti.
Di fatto il caos si ripropone ogni estate e a nulla valgono gli inviti al buon senso e a risolvere la questione una volta per tutte. Si aspettava il fatidico 2015, ma qualcuno afferma la data va spostata più avanti, quando i pontili esistenti dovranno partecipare ad una gara europea che gli isolani temono di perdere inesorabilmente, surclassati da potentati economici esterni più forti e attrezzati.

Di fatto è successo che da tre anni, da quando è scoppiata “la guerra dei pontili”, per la prima volta dagli anni ottanta il turismo è in calo continuo, con ricadute su tutto il sistema economico. La scarsità delle risorse sta impoverendo l’isola e gli isolani stanno ricominciando a rivivere il loro antico dramma, quello dell’emigrazione.
Dal momento che l’attività si concentra ormai solo nei due tre mesi estivi, mentre nei restanti langue e muore, l’unica alternativa è cercare fuori Ponza lavoro e nuove opportunità.

Pontili nella rada dal porto.1

In questo quadro già di per sé grigio – proprio per non farsi mancare niente – si ripetono ormai da troppi anni le disfunzioni della compagnia di navigazione che tra regionalizzazioni, privatizzazioni e nuovi appalti, continuano ad essere inadatti a garantire un collegamento adeguato. E questo nonostante la sovvenzione statale di svariati milioni di euro l’anno.
A sentire gli annunci, dei nuovi ‘padroni del vapore’, è il caso di dire, il 2014 doveva essere l’inizio di un grande e positivo cambiamento. I ponzesi timidi, ma non muti, restano perplessi e manifestano apertamente i loro dubbi, aspettandosi i soliti avvisi del comandante in cui “le condizioni meteomarine avverse” non permetteranno di intraprendere la navigazione. Ed è una giustificazione verosimile, affermano alcuni marinai esperti, perché quelle “carrette”, che superano abbondantemente i trent’anni, non sono in grado di percorrere quella tratta di mare, garantendo non solo un normale confort, ma la stessa sicurezza.
I nuovi orari, strombazzati con enfasi dalla società di navigazione che gestisce le linee, non hanno fatto che gettare altra benzina sul fuoco, perché pensati, affermano molti, non in funzione dei residenti, per i quali sono stanziati i finanziamenti regionali, ma in vista di maggior lucro negli affollati mesi estivi.

Collegamenti marittimi
E la “terraferma” continua a restare un’incognita nei restanti mesi dell’anno per i ponzesi che si sentono sempre più emarginati. E avvertono una stretta al cuore perché la loro isola, alla quale dieci generazioni hanno offerto in olocausto le loro vite spesso vissute al limite della sopravvivenza, appare sempre più un’isola ‘in saldo’.

Il turismo, prima voce delle attività dell’isola è, infatti, oggi, in crisi crescente, ridotto ormai a poco più di quaranta giorni di attività. Una crisi che si è abbattuta con effetto domino sulla pesca, sulle ormai sempre più limitate attività edilizie, sui servizi e sull’intero sistema economico e sociale. Gli ultimi pescatori, sempre più abbandonati, ignorati e tartassati dalle leggi, in mancanza di un mercato interno ormai ridotto, hanno delocalizzato le loro barche a Formia e a Terracina. E questo sta impoverendo ulteriormente l’isola non solo dal punto di vista economico, ma anche di quello sociale. D’inverno l’isola è ormai sempre più disabitata. Invertire il declino appare una sfida difficile.

Oggi i ponzesi, da ex colonizzatori coraggiosi, si sentono di nuovo confinati, e vivono malissimo questa condizione.
Le malattie legate alla depressione sono in aumento, a causa soprattutto della forzata inattività. I giovani soprattutto vivono la loro età come una sconfitta irrimediabile.
Se nei mesi estivi sembrano aprirsi alla speranza di trovare lavoro e a un giusto riconoscimento al proprio impegno, nei lunghi, terribili mesi invernali, perdono ogni residua speranza, bivaccando tra un bar e l’altro.
I vecchi, che sono ormai la maggioranza, con una vita precaria a causa della scarsità delle relazioni sociali e di un’adeguata assistenza sanitaria, lasciano l’isola come una liberazione al seguito di un parente che possa occuparsi di loro.

Anche le attività culturali, di cui l’isola non è mai stata particolarmente prodiga, si concretizzano in alcune pièce teatrali, di due compagnie molto apprezzate anche fuori l’isola, di manifestazioni esaltate in coincidenza delle feste religiose, in alcune associazioni culturali e in un sito on-line e di un’omonima associazione, “Ponza racconta”, che da sei anni sta cercando di raccogliere e preservare la memoria dell’isola, promuovendo la sua ormai sempre più residua identità.
Le attività ludiche e culturali promosse dalla nuova amministrazione nei mesi estivi negli ultimi due anni, hanno trovato molto critici gli isolani, perché non rispondenti alla valorizzazione delle tradizioni e della sua storia.

I ponzesi sono molto preoccupati, indecisi sul da farsi, timidi e incerti sulla strada da prendere. Intanto assistono alle decisioni che vengono prese con leggi non sempre rispondenti ai veri bisogni. Leggi, regolamenti, provvedimenti regionali, tutele, messe in sicurezza, difesa del patrimonio ittico e avicolo, e non un provvedimento pensato per difendere gli isolani dall’ondata di crisi che sta colpendo pesantemente le famiglie e l’intera comunità.
Inverni grigi, tristi, in cui tutto sembra fermarsi in un letargo ormai insopportabile.
Poi, all’apparire della bella stagione, arrivano le “campagne di primavera” e l’isola torna a riempirsi di “volontari” per difenderla non si bene da cosa e da chi. Fino al prossimo inverno, quando ci si dimenticherà di tutto fino alla nuova primavera.

Tutto questo sembra riportare l’isola ad un’antica maledizione, quella di Monteoblivione, come la chiama Boccaccio nella “Genealogia degli Dei”: isola dove tutto si dimentica o piuttosto isola dimenticata.

Cosa sia Ponza oggi è una domanda alla quale non è facile rispondere. Attualità e passato appaiono facce di una medaglia che minaccia di apparire fuori corso. Quale sarà il suo futuro, saprà o potrà sopravvivere nella sua identità che tutti sentono sempre più minacciata e distorta?
A oltre duecentoottanta anni dalla colonizzazione i ponzesi si apprestano ad affrontare nuove e inedite battaglie, per superare le quali il carattere formatosi in condizioni al limite della sopravvivenza potrebbe tornare utile, ma non sufficiente.
Riuscirà Ponza a salvarsi, conservando la sua originalità? Pochi ne sono convinti, tanti sono i perplessi, tutti lo sperano.

Ponza. Veduta aerea.2

 

Ponza Controvento. Diario isolano (2012-17) (2) – Introduzione. Fine

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