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Per le Mamene ponzesi: il culto di Santa Filomena

di Rosanna Conte
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La curiosità di Concetta Trupia è contagiosa. Anch’io ho una bisnonna che si chiamava Filomena, Mamena, ed anche una zia.

A Ponza Santa Filomena era molto venerata tanto che c’era un Sodalizio di Santa Filomena di cui era presidente Marianna De Luca.
Le iscritte, nel giorno della sua festa, sfilavano con la mantellina celeste, tipo mozzetta, dietro la statua della santa. La processione partiva dalla chiesa e arrivava fino al tunnel di Giancos mentre si cantava il lungo inno alla santa.

Non esistono notizie reali sulla vita di Santa Filomena, ma ciò non esclude che la fede nelle virtù che promanano dalla sua figura così come è stata costruita, possa essere coltivata.
Intanto bisogna dire che esistono due sante con questo nome: quella di San Severino Marche, i cui resti sono presenti nella basilica di San Lorenzo in Doliolo dal 1527, quando vi furono ritrovati, e la più nota Filomena di Roma, acquisita dall’elenco dei Santi poco dopo la scoperta del suo sepolcro nel 1802 nelle catacombe di Santa Priscilla.

Per ambedue mancano riferimenti storici che non solo ce ne dichiarino l’esistenza, ma mancano elementi di corrispondenza fra le reliquie e la figura dichiarata.

La loro cancellazione dal calendario liturgico – ma non, si badi bene, dal tributo di culto – nasce proprio da questo problema. Nel 1969, Paolo VI – in ossequio alle direttive emerse dal Concilio Vaticano II di ridurre le feste dei santi che erano numerose e spesso straripavano a danno di quelle che avevano carattere universale – approvò il nuovo calendario liturgico, in vigore dal 1° gennaio 1970.

Fino ad allora, enorme era il divario fra i santi europei e quelli degli altri continenti, fra quelli ecclesiatici e quelli laici; inoltre il giorno della loro festa invece di coincidere con quello della loro morte, che è il vero inizio della vita per ogni cristiano, molto spesso era legato a motivazioni diverse e, a volte, era anche in sovrapposizione con momenti liturgici importanti come il periodo pasquale.
Da qui, oltre alla scelta di mantenere nel calendario liturgico solo i santi di cui si avessero notizie storiche certe, anche la necessità di spostare e a volte anche accorpare in un’unica data santi fra loro vicini, come Tito e Timoteo o i tre Arcangeli.

Con le due Sante Filomene fu esclusa anche Santa Domitilla (I secolo) per la quale abbiamo solo citazioni di autori vissuti successivamente, quindi non testimoni diretti : Dione Cassio (155-235) ed Eusebio da Cesarea (265-340) ci parlano di due Flavie Domitille diverse e San Girolamo (347-420) ci informa del culto di quella esiliata a Ponza.

Per le due Filomene, invece, mancano anche le notizie “raccontate” a distanza di tempo.

Per la santa di San Severino Marche ci si rifà ad un scheda poco leggibile ritrovata, scavando sotto l’altare maggiore della basilica di San Lorenzo in Doliolo, accanto ad un corpo femminile, in cui si leggeva trattarsi di Santa Filomena della famiglia dei Chiavelli, signori di quella zona, portata lì al tempo di Totila (VI sec. d. C.), re dei Goti. Non solo non si sapeva nulla di lei, ma mancava la congruenza storica tra la famiglia citata, di cui si hanno le prime notizie intorno al XII secolo, e il riferimento a Totila del VI secolo.
Nonostante ciò, nel 1527 questa Santa Filomena fu inserita nel Martirologio Romano e festeggiata il cinque luglio. Dopo l’eliminazione dal calendario liturgico, è festeggiata nella prima domenica di luglio.

L’altra Santa Filomena fu scoperta nel 1802 a Roma, durante gli scavi nelle catacombe di Santa Priscilla.
Nella tomba, coperta da tre tegole di terracotta su cui c’era la scritta Filumena pax tecum, fu ritrovato un corpo femminile; al suo fianco un’ampolla rotta con del contenuto scuro somigliante a sangue essiccato. C’erano poi dei simboli: un’ancora, due palme, due frecce, due giavellotti e un giglio
Questo indusse a pensare che si trattasse di una martire.

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I suoi resti furono richiesti da Francesco De Lucia, parroco di Mugnano del Cardinale, di passaggio a Roma col suo vescovo, che, preoccupato dal calo di fede che si stava diffondendo anche nella sua parrocchia in quel tempo, riteneva che sarebbe stato utile avere un santo martire da venerare e intorno al quale far pregare i fedeli.

Così la salma fu traslata prima a Napoli e poi a Mugnano del Cardinale dove, il 10 agosto, fu con messa solenne deposta nella chiesa della Madonna delle Grazie. Ci furono, subito dopo, fenomeni interpretati come miracoli, come l’essudazione di statue nella chiesa, ma dobbiamo aspettare la Rivelazione scritta da suor Maria Luisa di Gesù per avere una narrazione della vita della santa.
La suora dichiarò di aver ottenuto in visione, dopo preghiere e offerte di digiuno, il resoconto della sua vita dalla santa stessa.

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Santuario di Santa Filomena. Mugnano del Cardinale (Avellino)

Figlia del re di Corfù aveva tredici anni quando, con i genitori si recò a Roma per chiedere all’imperatore Diocleziano di non procedere alla guerra contro il loro regno. Inaspettatamente l’imperatore s’innamorò di lei e voleva sposarla, ma lei rifiutò, essendosi consacrata a Dio già quando aveva 11 anni. Subì minacce e punizioni, ma fu irremovibile, fin quando Diocleziano non la fece decapitare.

La Santa Filomena venerata a Ponza era questa di Roma, come ci testimoniano l’inno in suo onore e le immaginette di Concetta Trupia (leggi qui [5], in Commenti).

La sua cancellazione dal calendario liturgico poggia anche su una revisione dei reperti archeologici che attribuisce la tomba al IV secolo. Il riutilizzo delle tegole, come testimonia la loro disposizione sbagliata sulla tomba, l’analisi del contenuto dell’ampolla che ha evidenziato la presenza di profumi tipici delle sepolture dei primi cristiani e non di sangue, e l’assenza della parola martire sono stati validi motivi per l’eliminazione di Santa Filomena dal calendario liturgico, ma per i miracoli e la devozione, anche di papi e santi, la Chiesa lascia al culto locale e privato la libertà di esprimersi.

Visto che a Ponza la sua devozione è stata coltivata fino al periodo di Dies, penso che siamo ancora in tempo per raccogliere maggiori  informazioni. Lo dobbiamo alle tante Filomene, Mamene, presenti nelle famiglie ponzesi.