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Un pomeriggio alla scoperta di Santa Domitilla

di Martina Carannantewhatsapp-image-2017-01-03-at-10-34-21

 

Il 28 dicembre si è svolto un incontro culturale, tenuto da Gino Usai, relativo alla vita di Santa Domitilla. Teatro dell’evento non poteva che essere la grotta dove la martire ha vissuto nel suo esilio ponzese (per chi non lo sapesse, essa si trova sotto la chiesa della SS. Trinità, con accesso a fianco alla caserma dei Carabinieri).

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Presenti all’incontro una trentina di persone; l’evento non è stato particolarmente pubblicizzato, data l’esiguità dello spazio a disposizione. Il tutto è iniziato con la benedizione del presepe da parte del parroco Don Ramon; Gino Usai, unico relatore, ha preso la parola facendo completamente immergere i presenti nella storia romana.
Le fonti a cui fa riferimento il prof. Usai sono S. Girolamo, La Monografia del Tricoli e l’opera Flavia Domitilla di Ernesto Prudente (Graficart- Formia, 2010).

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L’effigie in rilievo, sull’arcata dell’ entrata alla grotta, è stata riconosciuta da Don Luigi Dies come lo stemma dei Flavi

Nella storia ci sono state quattro Flavia Domitilla, tutte legate a famiglie nobili romane.
La “nostra” Flavia Domitilla era figlia di Plautilla sorella di Flavio Clemente, console, che a sua volta aveva sposato una Flavia Domitilla, perseguitata da Domiziano. La Flavia Domitilla ponzese la troviamo citata nelle fonti da San Girolamo che nello scrivere della morte di Paola Romana dice che questa vedova, nel suo viaggio da Roma alla Terra Santa, fece scalo nell’isola di Ponza “celebre per l’esilio di Flavia Domitilla, la più illustre donna del suo tempo e visitò le celle dove visse e subì il suo martirio”.

Un’altra Flavia Domitilla, la moglie di Flavio Clemente e zia della Flavia Domitilla ponzese, fu relegata a Ventotene e a sua volta fatta santa; spesso le due donne sono state confuse e fuse in un’unica figura, errando la valutazione.
Oggi possiamo fare con certezza una distinzione, sapendo anche che quella che morì a Ventotene ha dato nome a delle catacombe cristiane sulla via Ardeatina, zona di Roma.
Domitilla, doveva essere il cognome, Flavia era la gens di appartenenza, era una bellissima donna bionda, promessa sposa di Aureliano. Si fa convincere dai suoi servitori (Neréo e Achillèo) a diventare sposa del Signore e annulla la sua disponibilità al fidanzamento. Diventa sposa di Dio e viene consacrata al “Sacro velo” dal pontefice Clemente; ciò fa pensare che sia stata la prima suora. Aureliano si rivolge all’imperatore che per punizione, ma aspettando un pentimento della donna, la relega a Ponza; insieme a Domitilla ed i suoi servitori Neréo ed Achillèo, furono relegati, sull’isola, numerosi cristiani. Dove adesso vi è la grotta vennero scavate tante insenature e il luogo prese il nome di “martiria”.
Il luogo era al livello del mare; un po’ più in alto doveva esserci la chiesa di San Salvatore, la prima chiesa ponzese eretta dai primi cristiani martiri sull’isola (i resti della chiesa di San Salvatore dovrebbero essere sotto al vecchio campanile, nei pressi della ex casa dei vigili, dietro “la Finanza”) i Borboni su quella vecchia chiesa costruirono quella della Santissima Trinità.

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Entrata della grotta di Santa Domitilla

Neréo ed Achillèo morirono fuori da Ponza, a Terracina, e furono seppelliti nelle catacombe sulla via Ardeatina, prima di Flavia Domitilla. Con la morte dei due servitori, Aureliano era convinto di tornare nelle grazie di Flavia e decise di mandare sull’isola Eutiche, Vittorino e Marone per riportare in sé la donna; Dio volle che ella li convertisse. Aureliano stesso venne a Ponza per convincere la promessa sposa, ma tutto ciò a nulla valse.
I tre uomini vennero portati via da Ponza ma, ormai credenti, iniziarono a fare miracoli.
Tra storia e leggenda: Aureliano, con altri numerosi stratagemmi cercò di far ragionare Flavia Domitilla, ma ciò non sortì alcun effetto; lo sposo rifiutato era talmente iroso e convinto di voler sposare la donna che tornò a Ponza e poco prima del banchetto si abbandonò alle sregolatezze, gli “venne un colpo” e morì, mentre ella pregava.

Dopo l’accaduto, Flavia Domitilla, insieme con Eufosina e Teodora, vennero portate a Terracina ed arse vive, ma i loro corpi rimasero integri.

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Dipinto dell’immagine di Santa Domitilla posto nella grotta.

Ad oggi, Flavia Domitilla è a tutti gli effetti, co-patrona con San Silverio dell’isola lunata.

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Foto di Silveria Aroma ritraente i due patroni dell’isola e San Giuseppe, processione del 18 giugno 2016 nell’anno del Giubileo della Misericordia

Con il Concilio Vaticano II alcuni santi sono stati definiti “santi minori” e quindi tolti dal calendario, Santa Domitilla è tra questi; perciò non se ne è sentito molto parlare. Il luogo della grotta della martire fu riconosciuto per primo da Dies, che ne perpetuò il culto e si prodigò per ricordare nella Chiesa madre tutti i nomi dei martiri ponzesi; con Don Erasmo Matarazzo  si è ripreso a commemorare e portare in processione la piccola statua della Santa – festeggiata il 12 maggio sebbene la morte sia avvenuta il 7 maggio (del 101 d.C.) – e solo grazie all’ intervento di Don Ramon, parroco attuale dell’isola, la grotta è stata ripulita dal deposito che era diventata e aperta al pubblico.

Gino Usai ha ricordato anche un’altra  santa ‘minore’ ponzese, Santa Filomena, che era celebrata a settembre, ma che non viene più festeggiata (non se ne trova neanche più la statua), ma questo – forse – sarà materia per un altro racconto.
Riprendo quanto scritto da Luigi Sandolo in Su e giù per Ponza”:  “ Un culto scomparso da una decina d’anni è Santa Filomena perchè secondo la Chiesa non è esistita. Era una cerimonia modesta ma molto sentita come lo dimostrano le tante Filomene esistenti a Ponza. Consisteva in una messa solenne che il 13 agosto veniva celebrata nella chiesa parrocchiale, nello sparo di qualche batteria e in una luminaria intorno al piazzale della stessa chiesa. La devozione per questa santa fu importata a Ponza da Mugnano del Cardinale, di cui era la protettrice, da una famiglia che nello scorso secolo vi si recava per visitare una parente colà sposata.

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Santa Filomena.

Nota
Un ringraziamento particolare va a Gino Usai per le sue ricerche e a Ofelia Serto per l’organizzazione della serata, nella speranza di un nuovo incontro per approfondire i punti mancanti.

 

Aggiornamento del 6 gennaio

Le foto inviate da Concetta Trupia (cliccare sulle immagini per ingrandirle):

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3 Comments

3 Comments

  1. Concetta Trupia

    6 Gennaio 2017 at 17:52

    Salve sono Concetta Trupia e a riguardo di S. Filomena invio queste tre immagini antiche che conservo gelosamente in quanto appartenevano a mia nonna Filomena Morano ved. D’Arco, la cui tomba si trova sotto Michele Carannante (chiedo scusa).
    Non so a che anno risalgono poiché non c’è scritto, ma se avete piacere di pubblicarle le invio volentieri.
    Cordiali saluti.

    Le foto sono state aggiunte all’articolo di base, in fondo (NdR)

  2. Luisa Guarino

    7 Gennaio 2017 at 15:13

    Molto belle queste immaginette inviate da Concetta. Ricordo che quando ero bambina Santa Filomena veniva festeggiata a Ponza: per me la ricorrenza era ed è legata a Filomena Di Monaco del Bar Tripoli, madre di Vincenzo Conte; ma c’è anche Filomena D’Atri, e certamente tante altre signore che ora non mi vengono in mente. Il nome mi sembra piuttosto diffuso nell’isola. Sarebbe davvero interessante ricostruire la figura e le vicende di questa Santa poco conosciuta. Facciamo affidamento su Gino Usai: grazie.

  3. Martina Carannante

    9 Gennaio 2017 at 17:04

    Grazie mille a Concetta per il suo contributo, Michele Carannante era il mio nonno, quando andrò a trovarlo sul cimitero sicuramente farò caso alla lapide sotto di lui e non mancherà una preghiera.
    Per quanto riguarda le conoscenze relative a Santa Filomena ed il suo culto ponzese, mi associo alla voce di Luisa, affinchè qualcuno, Gino in primis, ci aiuti a conoscere meglio questa figura.

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