Attualità

Il vocabolario

segnalato da Sandro Russo
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La parola mi riporta ai tempi del mio primo vocabolario. Allora si acquistava per l’accesso in prima media. Ricordo che passai davanti all’osteria (e campo di bocce) dove stavano i vecchi a farsi un quartino e uno di loro mi disse, tra lo sfottente e l’ammirato: ’Uagliò’, ma te gli siedda ’mpara’ tuttu quante, ’ssu libbrone!?
Allora già sapevo che i vocabolari non si devono leggere, ma ci si vanno a cercare le parole. Poi piano piano avrei anche imparato gran parte di quel che c’era scritto, là dentro.
Ma sempre di parole si trattava… Per i veri significati c’erano altri libri – avevo cominciato a capire – i fumetti (tanto per cominciare), i romanzi, i film…
Ora qualcuno ha pensato di dare più profondità e senso alle parole, inserendo nel “librone” qualcosa che finora mancava.
Ne è nato un progetto dello “Zingarelli” di cui questo articolo tratta.
S. R.

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Parole d’autore
di Cristina Nadotti

Cos’è un sorriso? Cosa vuol dire tecnologia? Lo Zingarelli 2017 lo ha chiesto a personaggi della cultura, della scienza, dello spettacolo Le risposte non solo spiegano significati, ma raccontano storie e visioni del mondo.

Singole lettere seguite da un punto, parentesi quadre e abbreviazioni. I primi elementi in cui ci imbattiamo, quando cerchiamo un termine nel dizionario d’italiano, sono così tecnici e asettici da farci scordare che dietro alla parola, anzi, al lemma in questione, c’è un mondo. Ed è proprio per ridare spazio ai pensieri, di cui le parole sono i vettori, che per il terzo anno consecutivo il vocabolario della lingua italiana Zingarelli amplia alcune definizioni con il contributo di esponenti della cultura, della scienza, dello sport e del costume.
Quest’anno si aggiungono 13 nuove “definizioni d’autore” alle 102 raccolte nelle edizioni 2015 e 2016, uno spazio distinto graficamente alla fine di 115 voci per dare loro vita.
Così il “sentimento” si affranca dalla grammatica e da “s.m.”, singolare maschile, si eleva e insieme si fa volgo (come sarebbe piaciuto a Dante), grazie alla definizione dello scrittore Marco Missiroli: «Il sentimento è la cipolla che sbucci, un velo e un altro velo, finché arrivi al cuore. Attento ad affettarlo, può far piangere. Serve un’arte per conservarlo. Usalo secondo il gusto, te ne darà altri».

Gli autori hanno avuto libertà piena per elaborare le loro definizioni, tanto che alcune sono piccole storie, altre trattati scientifici capaci di condensare una visione del mondo in poche righe (come nel caso di “pianta” del neurobiologo vegetale Stefano Mancuso). Gli artefici del progetto, Gianluca Orazi e Andrea Tarabbia, hanno raccolto adesioni appassionate, nessuno tra gli interpellati si è tirato indietro. «Tra gli inviti ricevuti, questo è stato certamente il più inaspettato — dice Paola Cortellesi — Sono lusingata e felice che un termine tanto prezioso (sorriso, ndr) possa essere associato al mio nome». Il gusto delle “definizioni d’autore” è anche mescolare le competenze, per cui se “attore” spetta a Piera Degli Esposti, Marco Paolini si cimenta con “tecnologia”. Ed è un successo.

Alle personalità coinvolte dai curatori con il gusto di mescolare le competenze è stata garantita piena libertà nell’elaborare i loro contributi Alcuni sono lucidi come trattati, altri densi come aforismi Si scopre così che il sentimento è una cipolla e che le piante vedono, ma senza occhi…

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Disegno di Tullio Pericoli

“lo Zingarelli 2017” (cartaceo e digitale) a cura di Mario Cannella e Beata Lazzarini, comprende 144mila voci e 380mila significati, aggiornati ogni anno.

LE DEFINIZIONI

Attore
Piera Degli Esposti – Attrice
Io penso che l’attore abbia un compito nella vita, arduo ma splendido: quello di consolare. Consolarci dei nostri lutti, degli abbandoni, delle malattie, della vecchiaia e della morte. Può consolare facendo ridere, come Totò, ma deve riuscire a entrare (come faceva lui) nelle profondità linguistico-ripetitive e distorte delle sue parole. O come Eduardo che, avendo raggiunto quella profonda conoscenza di sé, poteva “consolare” anche solo esibendo la propria persona, in maniera quasi impudica. Per essere attori, quindi, non mi sembra sufficiente la bella dizione, la bella voce, la disinvoltura, l’elegante quanto “narcisistico” porgere, ma bisogna calarsi nel proprio buio profondo, per risalire poi portandosi alla luce.

Contemporaneo
Angela Vettese – Storica dell’arte
è, letteralmente, ciò che avviene al medesimo tempo, eventi e pensieri che si assommano in una congerie non omogenea. Solo uno sguardo retrospettivo riesce a coglierne le linee di forza capaci di condizionare il futuro. Per convenzione, intendiamo però con contemporaneo ciò che avviene nel nostro presente. Per questo, nel nostro rapporto con il contemporaneo entra in gioco la soggettività, da un lato rendendo lo sguardo più acuto, dall’altro annebbiandolo. Per interpretare i segni del momento è utile studiare dove arti e scienze stanno andando. Chi non affronta il contemporaneo, temendo le dissonanze con il suo gusto e i suoi principi e rifugiandosi nel conforto del passato, è destinato a pagare la sua paura non capendo il futuro.

Emigrare
Bianca Pitzorno – Scrittrice
Ci sono uomini-albero e uomini-uccello. I primi hanno radici profonde, non amano spostarsi, se ci sono costretti soffrono. I secondi hanno ali, una volta in grado di usarle devono andare, sono felici solo se scoprono nuove parti del mondo. Il mio bisnonno Stefano volò via dal Piemonte e fece il nido in Sardegna dove visse appagato senza mai muoversi. Alcuni dei suoi figli volarono verso altre terre, altri rimasero. Il mio bisnonno Giacomo, spiccato il volo dalla Liguria, ebbe una giovinezza nomade e poi si fermò, ma uno dei suoi figli, violinista, varcò l’oceano, non tornò mai e neppure si fermò altrove, non ebbe altro nido se non i grandi transatlantici di allora, sui quali andava e veniva suonando nelle orchestre di bordo. Io, nata su un’isola, l’ho lasciata presto per conoscere il mondo. Nessuno di noi portava valigie di cartone, lacrime o rimpianti.

Segno
Bruno Bozzetto – Disegnatore
La nostra civiltà è nata da un segno e continua a tramandarsi grazie a segni. Quel piccolo sgorbio che un bambino traccia sulla carta per esprimersi, prima ancora di parlare, è lo stesso che incisero nella roccia i nostri antenati primordiali, ed è solo grazie a quei segni che conosciamo qualcosa della loro vita. Dal segno si sviluppò poi il di-segno e successivamente le lettere dell’alfabeto, composte in definitiva da segni e diventate la base di tutta la nostra conoscenza. Dobbiamo tutto al segno. Una volta un bambino scrisse: «Un disegno è un’idea con intorno una linea». Ecco, questa penso che sia anche la migliore definizione della parola segno.

Sorriso
Paola Cortellesi – Attrice
Il sorriso è un piccolo movimento della bocca a basso consumo di energia. Con un minimo sforzo, infatti, garantisce quasi sempre il massimo risultato. In sinergia con gli occhi spegne le tensioni, accende le passioni, annega le offese.
Per questo motivo può essere considerato la più potente arma di difesa universale conosciuta sino ad oggi. Il sorriso è inoltre un farmaco salvavita: lenisce dolori di varia natura e non ha controindicazioni né sovradosaggio. È gratuito e non inquina. Da usare al bisogno, senza cautela. 

Estratto (parziale) da “La Repubblica” del 19 dicembre 2016

 

1 Comment

1 Comments

  1. Pasquale Scarpati

    29 Dicembre 2016 at 11:32

    Aggiungo qualche mia considerazione su due dei temi proposti nell’interessante articolo.

    L’attore e la risata
    L’attore, quello vero, è colui che sa impersonare i personaggi così bene che riesce a trasmetterli agli altri. Ognuno così si sente un po’ parte di quel personaggio a cui forse vorrebbe rassomigliare o addirittura essere. Siamo sempre attori nel senso etimologico del termine. Non so, invece, quante volte siamo o lo siamo stati nel senso comune cioè come colui che recita. L’attore è colui che fa emozionare e divertire. Soprattutto divertire.
    Divertimento che sfocia, a volte, in una risata piena o come si suol dire grassa. Quella risata che prende lo stomaco, che è irrefrenabile, che, in quell’attimo, non fa capire nulla (come l’orgasmo).
    Quella risata che è, guarda caso, una prerogativa umana, che spesso, anche se momentaneamente, risolleva dai mali; alla quale, però, non viene dato ampio spazio perché, forse, considerata futile. Si preferisce dare spazio, invece, alla tristezza, alla mestizia forse perché ci piace aggrovigliarci ed essere musoni. In definitiva: ci piace di più lamentarci.
    È come quando due si incontrano: dopo i “come stai” e “tutto bene” si cominciano a sciorinare tutti i malanni e gli affanni, anzi subentra una sorta di gara a chi ne ha di più. Hai visto mai due che incontrandosi, dopo i saluti si raccontano una… barzelletta? Il più delle volte: problemi, lagne e malattie.

    Un bel respiro profondo, una bella risata (vera e sincera) non di circostanza, è quello che ci vuole per affrontare questo nuovo anno che, come sempre, è pieno di incognite.

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