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Tutt’i fronne d’u munno cadono

di Francesco De Luca
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Ho un amico. Negli anni giovanili era uno di quelli che fra le francesine del Club Azur mieteva più vittime. Bello, alto, moro, intraprendente. Pronto e arguto.

L’ho invidiato per l’incoscienza con cui si buttava nell’agone dell’approccio. Senza conoscenza del francese, senza copertura economica eppure affrontava le ragazze con sfrontatezza. Qualità efficace perché si accompagnava sempre con belle ragazze. Ad ogni nuova venuta, ossia ogni venti giorni, lui era con una nuova accompagnatrice.

Vorrei palesare il nome ma me lo vieta la discrezione.

Con ognuna sembrava intrecciare una relazione sentimentale infuocata. Almeno così appariva a me, lontano da quelle pratiche eppure curioso.

Oggi lo incontro sporadicamente nella squallida piazza Pisacane. La fisicità risente del tempo trascorso, ma di più è toccato il suo spirito vitale.

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L’estate esaltava allora le nervature isolane fatte di goduria delle calette, della socialità complice della compagnia, delle bravate fatte passare per normalità. Il bagno di notte a Chiaiadiluna, le Formiche divenute luoghi di incontri pericolosi, la grotta del Core, alcova dove si confondeva lo smeraldo degli scogli con i corpi.

Di quanto amore godeva quest’isola e quanta gioventù giurava forte che mai se ne sarebbe allontanato.
Lo diceva pure… lui. Stavo per rivelare il nome.
Lo diceva a me che lo ammiravo e lui ne era adulato.

Trascorre questo autunno, e lo logora la solitudine del vento immiserito nell’agitare buste di plastica nei vicoli.
Malinconico questo autunno. Ogni foglia un ricordo, ogni ricordo uno strappo nel cuore. Troppo malinconico!

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Ascolta qui, da YouYube, la versione di Eddy Napoli di Malinconico autunno di De Crescenzo, Rendine, vincitrice del Festival di Napoli 1957

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