La campagna referendaria si sta chiudendo tra scoppi di notizie sempre più assordanti, atte a convincere gli indecisi.
Chi sarebbero costoro?
Appartengono a gruppi sociali e valoriali diversi ed hanno anche una diversa idea sulla natura del voto di domenica. Li troviamo fra quelli più favorevoli al Sì come tra quelli più favorevoli al No.
Sembra che la confusione sia grande e tale da creare blocchi mentali in molti cittadini che permangono nell’incertezza come l’asino di Buridano senza sapere distinguere più il merito della questione.
Vediamo se ci riesce di passare in rassegna, per sommi capi, le posizioni più diffuse fra i cittadini italiani con diritto di voto.
Ci sono coloro che molto semplicemente ritengono che questo voto referendario sia una votazione come qualsiasi altra :
- se sono ostili ai politici tout court, non vogliono andare a votare “tanto il mio voto non serve a niente e loro si fanno i fatti loro”;
- se considerano ancora il voto uno strumento a loro disposizione, lo utilizzano per dire sì o no al governo in carica
Ci sono coloro che, pur sapendo che questo referendum per sua natura non può toccare il governo, votano per affossare o meno il governo Renzi visto che lui l’ha personalizzato.
Fra costoro vi sono i convinti sostenitori dei diversi partiti di cui seguono le indicazioni, ma ci sono anche i simpatizzanti.
Così nel Sì troviamo renziani, iscritti al PD, alfaniani, verdiniani, a cui si aggiungono coloro che avversano visceralmente Berlusconi, la Lega di Salvini e la Meloni.
Nel No troviamo i forzaitalioti, i leghisti, i Fratelli d’Italia con annessa Casa Pound, tutto l’arcipelago della Sinistra esterna al PD, i fuoriusciti del PD ed i 5Stelle
Ci siamo fermati ai partiti, senza fare riferimento alle associazioni, alla società civile dove ci si muove per interessi, per valori o per ideologie che non sono necessariamente al seguito di un partito ed hanno ben chiari i risvolti della riforma.
Da cosa deriva la stranezza del blocco del No?
Guardando quello del Sì si capisce che comprende tutti i partiti contigui, dal centro alla destra, coinvolti nel governo – infatti sono la base del prossimo Partito della Nazione che si costituirà con i disponibili di destra in caso di vittoria del Sì – di rimando quello del No comprende tutte le opposizioni che vanno dall’estrema destra all’estrema sinistra passando per i trasversali pentastellati.
Ora la disanima si approfondisce sul perché si voglia affossare o meno il governo Renzi.
a) Fra coloro che non vogliono affossarlo, oltre ai convinti renziani e centrodestrorsi – come gli alfaniani e appartenenti ad altri partiti nati dalle costole di FI, che fanno parte di questo governo – e a coloro che sono in posizione privilegiata con questo esecutivo, come Verdini, ci sono:
- coloro che sono terrorizzati dal ritorno di Berlusconi, dall’avanzata di Salvini e di tutta la destra, dalla vittoria dei 5Stelle;
- coloro che pensano che anche se si perde un po’ di democrazia, va bene lo stesso perché ci sarà una maggiore governabilità;
- anche se non è una riforma buona, qualcosa pur smuove, come la diminuzione dei senatori;
- se passa il No e Renzi si dimette avremo danni economici;
- è un’occasione di cambiamento che non si ripresenterà con altri governi
- Non vedono alternative al governo Renzi
b) Fra coloro che vogliono affossarlo ci sono:
- quelli di sinistra che criticano il governo Renzi per aver fatto leggi che appartengono alla destra e pensano che se vince si rafforza al punto tale da fare tutto quello che vuole perché la nuova costituzione glielo consentirebbe;
- oppure quelli di destra che pensano che, sebbene abbia fatto una riforma di destra che va nella direzione di trasformare la democrazia parlamentare in democrazia presidenziale, l’abbia fatta male e, comunque, non gli si possa consentire di uscirne rafforzato;
- quelli che pensano di trarre vantaggio politico da un rimescolamento delle carte;
- quelli che pensano che Renzi abbia fatto questa riforma senza averne titolo sia per l’illegittimità del Parlamento eletto col porcellum sia per le modalità con cui è diventato presidente del Consiglio sia perché un governo non può cambiare la Costituzione, quindi solo affossando Renzi sarà possibile attivare procedure e modalità operative democratiche per apportare le modifiche di cui si avverte la necessità
- quelli che pensano che la riforma renziana sia pessima non solo perché ingarbuglia ruoli, competenze e procedure, ma perché ha ricadute che ledono alcuni principi della Costituzione vigente e solo affossando Renzi che ha mostrato di non curarsene sarà possible salvaguardarne i valori
- quelli che pensano che un governo che smonta la Costituzione, invece di governare con leggi normali, non sia affidabile.
Ci sono, infine, coloro che, avendo letto consapevolmente il testo sottoposto a referendum, ragionano sul merito e si dividono in:
- quelli che la ritengono lesiva dei diritti democratici previsti dalla costituzione vigente oltre che confusa e confusionaria suscettibile di creare ingorghi presso la Corte costituzionale se dovesse passare e sono convinti che vada respinta;
- quelli che pur valutandola negativamente votano Sì perché si potrà migliorare in seguito ed è comunque meglio di niente;
- quelli che la valutano positivamente e votano Sì
Ci sono poi, al di fuori di questo schema, coloro che decidono in relazione all’andamento della campagna referendaria:
- hanno recepito automaticamente quanto è stato urlato o spiegato pacatamente in TV e scelgono secondo un loro modello comunicativo ideale;
- hanno ricevuto e letto con piacere o con indignazione l’opuscoletto inviato dal Comitato nazionale “Basta un Sì”;
- hanno visto l’immagine di Renzi appoggiato da Obama o hanno sentito dei vari endorsement di caratura internazionale e pensano che Renzi garantisca la presenza italiana nel contesto internazionale e votano Sì
- hanno visto che ci sono troppi poteri forti alle sue spalle e preferiscono prendere le distanze da chi vorrebbe intromettersi nelle questioni interne italiane per gestirle meglio e votano No.
Non è, quindi, semplice muoversi in questa complessità che poi è anche normale: guai se dovessimo pensarla tutti allo stesso modo.
Però, quello che emerge è che gran parte degli elettori intende votare non in relazione al fatto referendario, cambiare la Costituzione, ma in relazione ad elementi del tutto estranei ad esso.
Si va a votare sotto l’incubo di diverse paure la più rilevante delle quali è la catastrofe che avrebbe luogo dalla risposta dei mercati in caso di vittoria del No perché l’Italia dimostrerebbe una presunta volontà di non cambiare.
E’ una paura strana, irrazionale, visto che i mercati qualora fossero interessati ai cambiamenti italiani, guarderebbero alle leggi ordinarie che possono eliminare le lungaggini burocratiche delle procedure per aprire nuove imprese, i tempi lunghi della giustizia, alleggerire la pressione fiscale, combattere l’evasione, cioè quello che serve per avere un paese sano e funzionale. Perché dovrebbero porre le loro aspettative sulla Costituzione che è al di sopra e al di là di tutto questo?
La quantità di leggi ordinarie che il governo Renzi ha prodotto, del resto, è garanzia del funzionamento anche dell’attuale bicameralismo che non ostacolerebbe la produzione di altre leggi innovative.
E se effettivamente guardassero alla Costituzione, bisognerebbe preoccuparsi non poco e votare convintamente No, perché in tal caso gatta ci cova. Cosa può interessare ai mercati se noi cambiamo o meno le regole del nostro vivere civile? Non siamo liberi, cioè, di darci la forma che vogliamo? Stiamo parlando sempre della Costituzione, la legge fondamentale di uno stato, non delle leggi ordinarie che si approvano o si abrogano in parlamento quotidianamente.
Insomma andremo a votare ossessionati da varie paure che nulla hanno a che vedere col tema referendario.
Eppure sarà un voto importante che dovrebbe svolgersi in piena libertà, tenendo presente un solo quesito: Vogliamo tenerci questa Costituzione che dal ’48 ad oggi ha subito diversi aggiustamenti, ma non ha mai perso lo smalto dei suoi principi o vogliamo cambiarla con quella proposta da Renzi?
Qualunque sia la nostra risposta, andiamo comunque a votare.
E’ un nostro diritto-dovere a cui non possiamo e non dobbiamo derogare.
Se col voto elettivo meno votiamo e più la casta si rafforza, meno votiamo e meno veniamo considerati, meno votiamo e più si prendono decisioni al di sopra delle nostre teste che, però, ricadono su di noi, col voto referendario l’assenza della nostra scheda ci dirà non solo che stiamo aprendo la porta di casa nostra, ma anche stiamo consegnando addirittura le nostre chiavi alle poche persone che domani ci diranno cosa fare.