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Adios Comandante!

segnalato da Sandro Vitiello

 

Questa notte, all’età di novanta anni, si è spento nella sua Cuba, Fidel Castro.
Con la sua scomparsa viene a mancare uno dei grandi protagonisti del ‘900.
Senza di lui Cuba sarebbe stata uno dei tanti staterelli caraibici e centroamericani che gli Stati Uniti definivano “il cortile di casa”.
Abbiamo pensato di ricordare la sua figura con uno scritto di Alfredo Somoza, presidente dell’ICEI (Istituto Cooperazione Economica Internazionale) nonchè giornalista ed esperto di politica internazionale (*).

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“Con la scomparsa di Fidel Castro si chiude definitivamente il ‘900. E questo perché il Comandante della rivoluzione cubana era l’unico autorevole protagonista in vita del secolo breve e dello scontro ideologico, economico e politico che aveva visto il mondo diviso in due blocchi contrapposti per mezzo secolo.
Cuba, una piccola isola caraibica, è stata un gigante politico per il peso che la Rivoluzione di Fidel e di Che Guevara del 1959 ebbe sull’America Latina e su tutto il mondo, ma anche per la sua vicinanza geografica al gigante statunitense.
Fidel è stato per decenni l’uomo più bersagliato dalla CIA, che tentò in tutti i modi di eliminarlo fisicamente perché la sua Cuba era la zanzara fastidiosa che punzecchiava l’impero dall’interno del suo cortile di casa.
Il prezzo dell’indipendenza fu però l’alleanza di ferro con l’Unione Sovietica che l’avvocato liberal-democratico Fidel dovette accettare, ma sempre alla cubana. Permettendo ad esempio che continuasse a funzionare regolarmente la Chiesa cattolica, la santeria afrocubana e la massoneria.
L’ideologia di Fidel divenne marxista-leninista per necessità, ma alla sua radice c’era il nazionalismo patriottico e democratico del poeta José Martì che combatté contro gli spagnoli alla fine dell’800. Il vero collante della rivoluzione non è mai stato infatti la dimensione ideologica, ma l’aspirazione all’indipendenza dal vicino del Nord.

Fidel è stato implacabile nel gestire il potere, impedendo l’emergere di altre figure che potessero fare ombra al suo ruolo di guida. Nella sua Cuba, il dissenso e la libertà di stampa sono state represse non solo in nome dell’ortodossia politica, ma perché Cuba, anche grazie all’embargo e ai madornali errori politici di Washington, si è sempre considerata un paese in guerra.
La transizione, complessa e travagliata è ormai in corso da tempo. Il fratello minore Raul ha ottenuto la lenta fine dell’embargo e il beneplacito di Washington al suo modello di stampo cinese che Fidel non amava tanto.

La Cuba che lascia il Comandante è un paese povero, ma colto e istruito, con buoni medici e insegnanti, con incredibili artisti e musicisti, con una grande sete di apertura e di rinnovamento.
La Cuba della Revoluciòn probabilmente finisce qui, il sogno di Fidel e dei suoi barbudos viene consegnato alla storia come una pagina imprescindibile del ‘900.

 

(*) Alfredo Somoza
Nato a Buenos Aires, ha frequentato il Liceo classico e successivamente la facoltà di Storia presso la Universidad del Salvador. Durante la Dittatura militare dirige la rivista clandestina di controinformazione culturale “Viramundo” e per questo motivo viene perseguitato dallo Stato. Viene  in Italia nel 1982 dove ottiene lo status di Rifugiato dall’UNHCR. Nel 1984 ottiene la cittadinanza italiana in base allo ius sanguinis.
Dal 1983 comincia la sua carriera come giornalista radiofonico a Radio Popolare di Milano. Conduce per 8 anni la prima rubrica radiofonica in Italia sull’attualità e la cultura latinoamericana, Los Aretes que le faltan a la Luna. Dal 1985 ha collaborato, come esperto di politica internazionale, con Radio Vaticana, Radio Blusat, Radio Svizzera Italiana, Radio Lombardia, Circuito Marconi, Radio Diez (Buenos Aires). Nel 2012 ha creato la testata on line Dialoghi.info sui temi della globalizazione. Cura un blog sull’Huffington Post edizione italiana (sintesi di notizie da Wikipedia).

Adios Comandante [2]

Link alla pagina di Alfredo Somoza [3]