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Cresce col vento
Si alimenta col vento la ginestra pontiana (’u ’uastaccetto). Sui picchi, sui dirupi, sulle scarpate si leva striminzita e precaria. Contorta, ispida, scabra. Dal vento trae la sua spavalderia perché alle folate si oppone. Resiste nonostante le ruvide bordate. Si contorce, getta via dalla chioma il superfluo e si stringe nei rami. Duri e squamosi quasi fossero spine per lacerare il vento, per piegarne la forza. Il vento la combatte e lei gli si para contro, per trarre dall’impeto più vigore, per carpire dallo scotimento più baldanza. La ginestra pontiana non suscita simpatia e nemmeno immagini graziose. Ginestra comune (Spartium junceum) e sotto, particolare dei fiori La sorellastra pontiana sembra esaltarsi soltanto al vento impetuoso, proveniente dal mare. Così si nutre. Prende identità. Si sazia. Come il ponzese che racchiude l’universo nel fazzoletto dell’orto della casa, dello spicchio di mare, respirato dalla finestra. Tutto lì. L’acre gracidìo del falco a fargli sollevare gli occhi dal solco duro della catena. Il ponente combatte con l’isolano in caparbietà. Zappetta e sarchia e dissoda e innaffia con l’acqua piovuta dal cielo, e le folate da ovest bruciano le foglie, atterrano i gambi delle verdure. Benedette quelle zolle avare e quell’acqua rapita al dilavo che precipita a mare. Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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