Attualità

No o Sì?

di Rosanna Conte
referendum-prova2

 

Siamo ormai a pochissime settimane dalla fatidica data del referendum e sul nostro sito l’argomento pare che non esista.

Siamo così concentrati sul vicino da non guardare a quanto, pur venendo da fuori, ci riguarda molto da vicino.

L’esito del referendum del 4 dicembre avrà implicazioni per tutti i cittadini italiani, quindi anche per noi ponzesi, perché non parlarne?

Se parlando di Acqualatina, di Zannone, del porto alle Forna, del dissalatore e così via, lo facciamo con la giusta convinzione che siano tematiche importanti per il nostro futuro, a maggior ragione dovremmo ritenere importante per il nostro futuro la Costituzione che stabilisce, oltre ai principi, anche le regole fondamentali della vita di un paese. Tutte le leggi normali devono entrare nell’alveo da essa tracciato, rispettando i valori che propugna.

La nostra Costituzione, in vigore dal 1° gennaio 1948,  nei primi decenni del dopoguerra ha favorito la progressiva democratizzazione della società italiana, con la scuola obbligatoria per tutti, l’estensione dell’assistenza sanitaria a tutti, lo statuto dei lavoratori, l’emancipazione femminile con il nuovo diritto di famiglia e la parità di salario e tanto altro ancora. E’ vero che non è riuscita ad evitare che i vari governi e parlamenti ne disattendessero il principio che i capitali privati non fossero foraggiati dalle casse pubbliche, ma  finora ci ha permesso, con la sua solida architettura istituzionale, di arginare rigurgiti di antidemocrazia ed ha lasciato ampi spazi per far sentire la voce popolare, come l’attuale voto referendario. Se poi gli italiani, con lo scorrere del tempo hanno dimenticato la necessità del controllo dei politici  favorendo non solo l’allargamento delle maglie in cui la Costituzione li obbligava,  ma anche la perdita di diritti che a fatica  e con l’aiuto del dettato costituzionale avevano conquistato,  non  possono cavarsela accusando la  Costituzione di non essere adeguata alla società moderna. Le Costituzioni non sono leggi ordinarie, sono fatte per durare molto e la nostra, oggi come nel 1948, è fra le più avanzate del mondo occidentale.

Chi la conosce dice che bisognerebbe battersi per attuarla, non per cambiarla, e forse sarebbe opportuno fermarci a pensare a quanti diritti ci sono stati erosi dalle leggi-riforme degli ultimi trent’anni.

win_20161117_003539-2

win_20161117_001955-2

Oggi ci viene proposto di cambiarla in diversi punti, ben 45, chiedendoci un voto cumulativo perché i punti sono raggruppati in un unico quesito a cui bisogna rispondere solo Sì o No. La  nostra Costituzione, che  prevede la possibilità di cambiare  disposizioni  ritenute superate o inefficaci, ne detta l’iter nell’articolo 138, spetta poi a noi cittadini verificare se il cambiamento rispetta i principi democratici, come  libertà, uguaglianza ecc., che caratterizzano la nostra carta.

Di sicuro il voto cumulativo  non solo confonde facilmente piani e tematiche diverse, ma non consente nemmeno di poter scegliere liberamente cosa cambiare.

Secondo la Costituzione vigente, depositario del potere legislativo normale e luogo unico in cui discutere e proporre revisioni, è il Parlamento, non certo il governo che chiama il testo che andremo a votare Riforma Renzi-Boschi.

Tuttavia anche questo Parlamento è intervenuto illegittimamente nel campo poiché la Corte Costituzionale, che aveva dichiarato incostituzionale il porcellum, la legge con cui è stato eletto questo parlamento, l’aveva avvertito che poteva restare in carica fino alla formulazione di una nuova legge elettorale.

Sembra ovvio che ad un Parlamento che aveva una maggioranza incostituzionale, doveva essere  interdetto porre mano alla Costituzione. E invece…

Diciamo che dopo tutte queste gravi forzature nel compiere un’azione che avrebbe richiesto grande ripetto delle regole, non meraviglia che i cambiamenti introdotti siano confusi e scritti in maniera illegibile, basta guardare l’articolo 70. Possiamo  tranquillamente constatare come manchi il minimo di una cultura costituzionale ai nostri politici.

Non manca, invece, la capacità di propaganda.

Anzi proprio l’ingarbugliamento del nuovo testo, facilita la veicolazione di affermazioni tipo slogan, come diminuzione dei costi della politica, semplificazione e rapidità dell’iter legislativo, il senato della rappresentanza territoriale ecc.

Bisognerebbe andare a controllare nel guazzabuglio dei richiami ad articoli e comma per verificare se sarà così.

Nel link sottostante c’è una tabella con due colonne che riportano il testo della Costituzione attuale e quello della Riforma Renzi-Boschi (per la verità bisognerebbe aggiungere anche Verdini) messi a confronto.  Colpisce l’articolazione leguleia da legge normale, quella che rende incomprensibile al cittadino i testi legislativi. Eppure la Costituzione, che è il patto fondativo di uno Stato, deve essere compresa da tutti perché tutti possano sentirsi parte di quello Stato. La  Renzi-Boschi – gravissimo aver dato il nome di membri del governo ad una modifica che risulta così di parte e risponde a molto meno della metà dei cittadini: è una vera offesa alla Costituzione – ha bisogno di essere spiegata e, anzi, viene riassunta nei brevi slogan di cui sopra per cui il cittadino comune, quello che non mastica leggi, si deve fidare a scatola chiusa. Come può diventare parte  della nostra Costituzione?

Vediamo di capirci qualcosa prima del voto per evitare deformazioni che sarà molto difficile recuperare dopo.

 

File .pdf allegato: la-riforma-costituzionale-servizio-studi-camera-dei-deputati

altan-costituzione

3 Comments

3 Comments

  1. Sandro Russo

    18 Novembre 2016 at 07:09

    La questione del Referendum può essere affrontata, in modo del tutto pragmatico, da un’altra angolazione. Che non mette in campo alte convinzioni ideali ma piuttosto uno stato d’animo diffuso (…tipo chiacchiere da carrozza ferroviaria!)
    Sostengo che è stato un grave errore di valutazione aver proposto l’alternativa tra Sì e No in termini non del tutto comprensibili, con un primo risultato di aver diviso gli italiani – una recentissima proiezione a pochi giorni dal voto fa registrare ancora indeciso un italiano su quattro! – e la stessa sinistra.
    Volendo considerare solo le posizioni di alcuni leader della sinistra, come è possibile che Veltroni, Cacciari e Cuperlo, con valutazioni diverse, abbiano scelto per il SI, e altri come Bersani e D’Alema siano per il NO?
    E in che compagnia ci si ritrova votando NO? …Insieme a Berlusconi, a Grillo, a Salvini, a La Russa e Meloni..! Immagino solo la bagarre per accaparrarsi il merito della vittoria, se vincesse il NO..!

    Questa non è una dichiarazione di voto, come quella di Franco De Luca. E’ un’esternazione di perplessità.
    In Inghilterra Cameron, per aver imposto il voto su un tema come la Brexit che poi gli è scappato di mano, è sparito dalla scena politica. Certi errori si pagano!

  2. Sandro Russo

    2 Dicembre 2016 at 09:22

    Ho sempre detto che Michele Serra è il mio giornalista di riferimento. Una volta di più si conferma tale.
    Spesso ho notato che focalizza in modo più chiaro quel che io penso confusamente. Ma stavolta forse sono arrivato prima io, a dire con altre parole, in un commento del 18 nov. a questo articolo di Rosanna Conte (vedi sopra), quanto lui esprime nella sua “Amaca” su La Repubblica, il 29 novembre.
    …E’ che a pochi giorni dal voto non valgono più i sottili distinguo e le grandi motivazioni etiche, ma urge identificare (ed evitare, se possibile) il pericolo maggiore…

    Da “L’amaca” di Michele Serra del 29 novembre 2016 – Sul referendum

    Ultima settimana di questo strazio. L’unica buona notizia è che domenica finisce tutto. Vincerà il No, con buon margine: così Renzi impara a giocare a “uno contro tutti”. Ma il No di sinistra — che rispetto profondamente, il No di Rodotà e Zagrebelsky, il No dell’Anpi, il No di tanti miei amici — sarà poco più di niente: affogherà dentro il No di destra, quello di Brunetta, Berlusconi e Salvini, e soprattutto dentro il No grillino. Il No alla riforma Boschi, un secondo dopo l’esito del referendum, diventerà ciò che è davvero: un No a Matteo Renzi, al suo partito e al suo governo, andati in presuntuosa solitudine a schiantarsi.
    L’esito, paradossale, è che nel nome della “difesa della Costituzione” avranno vinto, insieme ai pochi e tenaci custodi della sacralità della Carta che saranno immediatamente rispediti a occuparsi dei loro libri, figure politiche alle quali, della Carta, non è mai importato un fico secco: la vecchia destra, convinta da sempre che la Costituzione antifascista sia roba da comunisti; la nuova destra populista, che nelle regole vede solo un noioso impiccio, una inutile mediazione tra Capo e Popolo; e i Cinquestelle, che sono, in massima misura, la vera forza post-repubblicana e post-democratica, il Mondo Nuovo, la palingenesi, il partito unico. Ai vecchi papiri sostituiranno, non appena ne avranno l’occasione, le loro nuove misure del mondo. E se avete qualcosa da ridire, è perché siete della Casta.

  3. Sandro Russo

    8 Dicembre 2016 at 19:38

    Permettetemi di proporre, dopo la predizione del 2 dicembre scorso, rivelatasi del tutto esatta, anche il commento a cose fatte del mio giornalista di riferimento.

    Per chi non lo ricordasse Michele Serra (classe 1954), con un passato di militanza sempre in partiti della sinistra italiana, comincia a dedicarsi alla satira nel 1986, collaborando con l’inserto satirico de l’Unità ‘Tango’, diretto da Sergio Staino.
    (…) Nel 1988 Tango chiude e il direttore de l’Unità Massimo D’Alema incarica Serra di dirigere un nuovo inserto satirico. Nasce così nel gennaio 1989 Cuore, che dal 1991 diventerà settimanale a sé stante.
    Negli stessi anni scrive i testi delle apparizioni TV e degli spettacoli di Beppe Grillo.
    Dal 13 novembre 1996 inizia a collaborare con la Repubblica, dove successivamente, oltre a essere commentatore ed editorialista, cura una rubrica fissa, L’amaca.
    (…) Nel 2001 è autore con altri del programma TV 125 milioni di caz..te, condotto da Adriano Celentano su Rai 1
    (…) Dal 2003 al 2013 è co-autore del programma di Raitre Che tempo che fa, condotto da Fabio Fazio:
    (…) Nel 2012 è uno degli autori del programma condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano dal titolo Quello che (non) ho, in onda su La7 (notizie estratte e sintetizzate da Wikipedia).

    COMMENTI
    Da “L’amaca”, di Michele Serra

    Resto dell’idea che della Costituzione importi nulla a una buona metà degli elettori del No; e che l’altra metà, quella alla quale la Costituzione sta molto a cuore, non abbia i numeri e le forze per fare niente più di quello che ha già fatto, e cioè far cadere il governo Renzi.
    Detta all’ingrosso, i due trenta per cento (inconciliabili tra loro) che hanno surclassato, sommandosi, il quaranta per cento di Sì, non assomigliano neanche lontanamente a una maggioranza politica. Li accomuna solo la legittima contentezza di avere finalmente mandato a casa, nel più democratico dei modi e in una tranquilla giornata elettorale — molto più tranquilla dell’esagitata immagine del Paese che danno ogni giorno quasi tutti i media — il detestato giovanotto toscano.
    Ora, per dirla in allegria, ci sarà da divertirsi. Perché ovviamente, nel vuoto politico, sarà il famigerato establishment a dirigere il gioco, con viva meraviglia di chi saluta il trionfo del No come sconfitta dell’establishment.
    Si spera che Mattarella non sia Napolitano-tris e cerchi la maniera di andare finalmente a votare, magari perfino con una legge elettorale scelta nel ricco bouquet disponibile.
    Nel frattempo le vedremo tutte: il ritorno trionfale di Berlusconi e D’Alema (nella categoria “Nuove proposte”), Salvini che trumpeggia, Grillo che sospende i vaffanculo per darsi un tono da statista. Quanto alla proposta di Micromega di un governo Rodotà-Zagrebelsky sono entusiasta, a patto che l’Economia vada a Rosa Luxemburg, la Cultura a Catullo e lo scudetto all’Inter.

    Da “La Repubblica” di martedì 6 dicembre 2016

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top