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Una sinfonia ispirata a Ponza

segnalato e tradotto da Silverio Lamonica
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La nostra isola ha stimolato, sia pure indirettamente, compositori di musica sinfonica, come ho scoperto visitando l’archivio digitale di worldcat.org [2]

La sinfonia è ispirata a un quadro di Böcklin “Die Toteninsel” (“L’Isola dei Morti”) il quale a sua volta, nel dipingerlo, fu influenzato dalla nostra isola come viene successivamente precisato. È un brano musicale della durata di 20 minuti circa, un po’ lugubre, come del resto è il quadro che lo ispira. Ma se dopo averlo ascoltato ci aggiriamo di notte con la barca a remi lungo le coste dell’isola, ci sembrerà quanto mai aderente a quell’atmosfera piena di mistero che caratterizza lo sciabordio del mare contro gli scogli, a tratti dolce e a tratti burrascoso, e i fruscii lamentosi della brezza marina attraverso la macchia mediterranea, che l’oscurità cela al nostro sguardo.
S. L.

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Die Toteninsel (L’Isola dei Morti) Poema Sinfonico ispirato ad un quadro di Arnold Bocklin op. 29 di Sergei Vassilievich Rachmaninoff, nato ad Onega nel governatorato di Novgorod il 2 aprile 1873 e morto a Beverly Hills, California, il 28 marzo 1943.

“Die Toteninsel Synphonische Dichtung zum Gemalde von A. Bocklin” fu composta nell’inverno del 1906 – 7 e la prima esecuzione concertistica avvenne presso la Società Filarmonica di Mosca il 1 maggio 1909. L’opera fu eseguita per la prima volta negli Stati Uniti dall’Orchestra diretta da Theodore Thomas a Chicago il 3 dicembre 1909 e la sua prima esecuzione a cura dell’Orchestra Sinfonica di Boston avvenne il 18 dicembre 1909, diretta dallo stesso compositore [ci furono altre sei esecuzioni a cura di quest’ultima Orchestra tra il 1910 e il 1924 – N. d. T.]

L’opera è orchestrata per tre flauti e ottavino, due oboi e corno inglese, due clarinetti e un clarinetto basso, due bassi e contrabasso, sei corni, tre trombe, tre tromboni e basso tuba, timpani, tamburo basso, cembali, arpa e strumenti a corda. È dedicato a Nicolas von Struve.

Nell’autunno 1906 Rachmaninoff con la sua famiglia prese una casetta con un giardino in una strada tranquilla di Dresda, senza dare indicazioni ad alcuno e lì trascorse un inverno tranquillo componendo “L’Isola dei Morti”, la “Seconda Sinfonia”, la “Prima Sonata per Pianoforte” ed una serie di quindici canzoni ispirate ai testi di poeti russi.

“L’Isola dei Morti”, come Riesemann ci dice in “Memorie di Rachmaninoff”, fu “ispirato da una visita alla Pinacoteca di Lipsia” dove Rachmaninoff fu profondamente impressionato dal dipinto di Bocklin, un dipinto che stimolò l’immaginazione anche di altri compositori. La dedica rievoca l’amicizia di Rachmaninoff con Nicolas Struve che all’epoca studiava a Dresda. “Era un russo-tedesco dell’età di Rachmaninoff – scrive Riesmann – di buona famiglia, agiato, con un ottimo talento musicale e non privo di talento come compositore di canzoni. La loro conoscenza superficiale maturò presto in un’amicizia che durò fino alla improvvisa morte prematura di Struve a Parigi nel 1921, a causa di un incidente. L’amicizia iniziò a Dresda dove i due facevano lunghe passeggiate, girovagando ben oltre i limiti del centro storico cittadino.

“Rachmaninoff inizia il suo Poema sinfonico – lento, in scala minore, tempo 5/8 – scrisse Herbert Elwell, quale commentatore di programma per la Cleveland Orchestra – con colori cupi, con gli strumenti a corda in sordina, e l’arpa in un registro basso. Vengono aggiunti corni, clarinetto basso e contrabbasso appena i violoncelli portano avanti una suggestiva figura ondeggiante del tranquillo sciabordio dell’acqua, intorno all’isola misteriosa. Questa figura è più o meno intrecciata, continuamente, attraverso la struttura della prima parte del poema, il cui dispiegamento palesa un motivo importante per il corno e diversi episodi, diretti con una estensione cumulativa di tono verso un apice in cui gli ottoni si fanno avanti con un tema simile al Dies Irae.

Dopo questa accelerazione del tempo, c’è una sezione più calma nel tempo di 3/4, in cui un tema espressivo viene eseguito da strumenti a corde che imitano il vento nel bosco. Mentre questa esecuzione prosegue, il motivo originale del corno si sente negli ottoni – fortissimo – e si sviluppa di conseguenza negli strumenti a corde. Quindi la musica procede con maggiore insistenza e animazione verso l’apice principale dell’opera, che culmina in un possente volume di suono e una brusca interruzione, seguita da una tremula figura coi secondi violini, l’accompagnamento dell’arpa e il pizzicato dei violoncelli. C’è   una reminiscenza del tema precedente nell’oboe e con una ricomparsa del motivo originale del violoncello, quindi il poema si avvia verso una tranquilla conclusione.

L’esecuzione del brano musicale (durata 21 min. circa) si può ascoltare su YouTube al seguente link:    

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La seguente interessante descrizione del pittore e della sua pittura fu redatta da Philip Hale come note del programma di questa orchestra:

“Nella primavera del 1880, Arnold Bochlin fece il primo bozzetto della sua “Isola dei Morti”. Questo bozzetto lungo m 1.10 e largo m 1.54 è in possesso della famiglia Simrock di Berlino. Lasciò questo bozzetto per un certo periodo e ne fece un secondo che subito dipinse. Questo era per la contessa Marie von Orola di Budensheim. Si dice che l’abbia dipinto secondo i desideri della contessa che gli fece visita a Firenze. Quando lo mostrò a lei, egli disse: “Avete ricevuto, come desideravate, una pittura da sogno. Deve produrre un tale effetto di immobilità da spaventare chiunque se sente bussare alla porta”.
Secondo Fritz von Ostini, nel 1883 fu fatta una terza variante del bozzetto, una quarta nel 1884 e una quinta, che si trova nel Museo di Lipsia, nel 1886. Una sesta, per lo più una replica della prima, fu venduta a Monaco. La seconda variante appartiene alla famiglia Schon di Worms. Tra le cinque varianti ci sono differenze nei dettagli e nel colore.

L’isola del dipinto fu ispirata dal gruppo delle isole ponziane a nord ovest di Napoli. La loro forma e le rocce dimostrano che esse sono di origine vulcanica. Nell’era preistorica erano probabilmente dei crateri vesuviani. Alcune sono coltivabili e abitate, altre sono massicci selvaggi di ripiani rocciosi. Come Franz Herman Meissner le presenta, una delle isole più recenti era la metà di ciò che una volta era la cima di un vulcano. Le onde nel corso dei secoli modellarono un piccolo porto. Gli uccelli portarono i semi dei cipressi. Col tempo nei ripiani crebbero gli alberi. Alla fine giunse l’uomo e tracciò sentieri e scavò dei vani e vomitò una ruvida muraglia per proteggersi dalle onde. Da allora l’isola diventò solenne come una piramide. Diventò un angolino nascosto per i morti che desideravano giacere indisturbati. Bocklin espresse questo riposo della morte in un luogo remoto e dimenticato dal mondo. Il mare c’è ancora, non ci sono gli stridii degli uccelli svolazzanti, né voci. La barca che si avvicina al porticciolo dell’isola coi suoi torreggianti cipressi grigio-blu e le rocce terrificanti è spinta a remi silenziosamente dal traghettatore. La sagoma bianca e tranquilla vicino alla bara è forse qualcuno in lutto o un prete?

“L’isola dei Morti” di Bocklin, in un certo senso rimanda all’idea di “La Villa accanto al Mare”, il primo quadro che fu dipinto qualche tempo prima nel 1860. Nel 1864 Bocklin dipinse lo stesso soggetto, ma vi introdusse la figura di una donna in gramaglie con lo sguardo rivolto all’oceano.
“L’Isola dei Morti” non fu l’unico quadro ad avere più di una variante; “Rovine presso il Mare” datato 1880, fu ridipinta quattro volte e un suo quadro, 1898, si rifà al medesimo motivo.

Il quadro “L’isola dei Morti” ispirò sinfonie anche a Heinrich Shulz-Beuthen, Felix Woirsch, Max Reger e Andreas Hallen.

Arnold Bocklin nacque a Basilea il 6 ottobre 1827 da una rispettabile famiglia di mercanti. Morì nella sua villa di San Domenico vicino Firenze il 16 gennaio 1901 e fu sepolto a Firenze nel cimitero evangelico. Studiò per due anni a Ginevra, poi a Dusseldorf col paesaggista J. W. Schirmer, ad Antwerp e quindi a Bruxelles pittura figurativa. Fu a Parigi durante i giorni sanguinosi del 1848. Tornò a Basilea per il servizio militare. Trascorse gli anni successivi tra Monaco, Hannover, Zurigo, Basilea, Roma e Firenze dove morì, insignito di titoli e onorificenze. Sposò “una trasteverina vistosamente bella”, la sua bellezza e quella di sua figlia Angela gli furono utili per il suo lavoro.

arnold_bocklin_-_die_toteninsel_isle-of-the-dead-new-york-version-1880-ii_metropolitan_museum_of_art [5]

Arnold Böcklin – Die Toteninsel Isle of the Dead -New York, version 1880. (Metropolitan Museum of Art)

 

Documento originale della Boston Symphony Orchestra (in file .pdf): boston-symphony-orchestra_1942-1943 [6]

Traduzione di Silverio Lamonica
In condivisione con www.buongiornolatina.it [7]

 

Immagine di copertina: Arnold Böcklin. Die Toteninsel (Basel, Kunstmuseum)
Sul sito, ancora di Silverio Lamonica, sull’Isola dei Morti, del novembre 2011, leggi qui [8]