Ambiente e Natura

È morto Enzo Maiorca

segnalato da Sandro Russo
enzo-maiorca

 

Mondo dello sport in lutto. È morto a Siracusa, sua città natale, Enzo Maiorca, ”signore degli abissi”, uno dei maggiori apneisti italiani, più volte detentore del record di immersione in apnea. Aveva 85 anni.

Nel 1960 stabilisce il record di immersione in apnea batte di -45 metri per portarlo lui stesso 30 anni dopo a -101.
Nel 1988, per le proprie figlie Patrizia e Rossana, ritorna all’apnea per raggiungere il suo ultimo record di -101 metri.

Nella sua carriera Maiorca ha avuto alcuni rivali storici: il più grande è stato il brasiliano Amerigo Santarelli (ritiratosi nel 1963), poi Teteke Williams, Robert Croft e il francese Jacques Mayol.

Conclusa definitivamente la carriera agonistica, Maiorca si è dedicato alla salvaguardia dell’ambiente marino, diffondendo i valori della cultura e del rispetto per il mare. Dal 1994 al 1996 è stato senatore nelle liste di Alleanza Nazionale.

Il ‘signore degli abissi’ ha raccontato la sua passione per il mare in molti libri: “A capofitto nel turchino: vita e imprese di un primatista mondiale”, “Sotto il segno di Tanit”, “Scuola di apnea”, “Il Mare con la M maiuscola”; la sua sfida con Mayol ha ispirato “Il grande blu” (Le Grand Bleu), film di Luc Besson del 1988, uscito in Italia solo nel 2002.

[Notizie riprese dal web e da www.repubblica.it]

Non so se Enzo Maiorca ha avuto a che fare con Ponza e se qualcuno dei nostri subacquei ha qualcosa da raccontare su di lui…
Questo aneddoto di Enzo Maiorca, è stato già riportato sul sito, nel maggio 2011 (leggi qui)

cernia
Una speranza per la Natura.
Questa l’ho sentita raccontare nel giro dei pescatori subacquei. Ce n’era uno abbastanza noto, campione di immersione in apnea e grande sterminatore di pesci. Raccontava di come da un giorno all’altro avesse smesso di uccidere i pesci. Pare che fosse sott’acqua, intorno a uno scoglio, alle prese con una cernia. E’ noto che le cernie abitano tane con una doppia via di accesso; lui l’aveva vista intanarsi e da esperto qual era aveva fatto il giro dello scoglio alla ricerca dell’altra uscita. Non aveva visto niente, così aveva infilato una mano con tutto il braccio nel buco, verso l’alto della tana, per rendersi conto della situazione. E lì aveva sentito un battito forsennato, che ha pensato fosse il cuore dell’animale.
Forse era solo la sua cattiva coscienza a fargli percepire la paura dell’altro; forse è riuscito per un attimo sentire i pensieri dell’animale, aggredito nel suo ambiente e nella sua casa, da un orrido bipede mascherato. E neanche saprei dire qual è, la frequenza cardiaca di una cernia; riporto questa storia perché mi ha colpito: un passo verso l’empatia, la capacità di ‘sentire’ il diverso da sé.

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Articoli correlati, sul sito: Quanto è profondo il mare. (2). Libri e film ‘nel blu’ dell’aprile 2013

 

2 Comments

2 Comments

  1. Adriano Madonna

    14 Novembre 2016 at 06:22

    Ho appreso dal telegiornale la morte di Enzo Maiorca, che conoscevo da lunghi anni, da quando curava una rubrica di apnea nel periodico “Il Subacqueo”, dove ho coperto la carica di redattore per circa 37 anni e da dove sono andato in pensione, nel 2010.
    Enzo era un caro amico, una persona pura come non ne ho incontrato mai più. Scriveva Mare con la lettera maiuscola, perché era un vero uomo di mare, anzi, il Mare era suo padre. Quando scriveva delle sue immersioni ci metteva l’anima e trasfondeva in tutti coloro che lo ascoltavano o che leggevano ciò che raccontava, il suo grande amore per il Mare e per la vita. Come redattore, avevo anche il compito di ripassare gli articoli dei collaboratori, ma ripassare i pezzi di Enzo era difficile, perché toccare anche una sola parola di ciò che scriveva significava falsare la verità dei suoi grandi sentimenti. Enzo è stato un grande uomo, un grande italiano, non solo per le sue imprese in fondo al mare ma anche per il suo modo di vivere la vita. Era innanzitutto una persona onesta.
    Scrisse la prefazione del mio libro “Il nostro mare” e impiegò diversi giorni, perché, come mi disse per telefono, “Voglio scrivere qualcosa di vero, non le solite cose che si scrivono in una prefazione tanto per scriverle”. Del resto, non credo che Enzo abbia mai fatto qualcosa tanto per farla. Come tutte le persone per bene, come tutte le persone serie, non amava mettersi in mostra, perché era anche un uomo semplice, un uomo semplice di grandi sentimenti e di grande dignità. Adesso non c’è più, ne resta il ricordo in quanti hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Mi mancherà.

  2. Luisa Guarino

    15 Novembre 2016 at 18:06

    Come possiamo, noi che amiamo così profondamente il mare, non sentire il bisogno di rendere omaggio al ‘signore degli abissi’, che tanta parte della sua vita ha trascorso nelle profondità azzurre, anzi blu, visto fino a dove si immergeva? Per Enzo Maiorca ho sempre provato un’ammirazione enorme. E’ stato un grande sportivo, un enorme campione, e ha realizzato anche per noi, semplici mortali, sogni strabilianti. Per puro caso, alcune decine di anni fa, durante un mio soggiorno a Tripoli ho avuto modo di conoscere un suo cugino, anche lui di Siracusa: Annibale, docente di scienze. Tramite le sue parole ho potuto avere del ‘signore degli abissi’ anche un ritratto familiare e umano. Non l’ho mai conosciuto personalmente, ma già mi manca.

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