Attualità

Trump 45° presidente degli Stati Uniti

di Sandro Russo
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Stamattina risveglio col botto (e coi botti), per la notizia della quasi certa vittoria di Trump sulla Clinton  (poi confermata). Non che quest’ultima fosse mai stata la nostra stella, ma comunque rappresentava un mondo più conosciuto rispetto alle incognite che ora ci attendono.

Tra le letture dei vari commentatori ho scelto uno scritto di Vittorio Zucconi, buon giornalista e osservatore di lungo corso dei fatti americani, tanto da aver scelto anche di vivere colà e di farci crescere i nipoti.
L’articolo è nel .pdf allegato e (con tutto il rispetto per Zucconi) mi è sembrato un patetico tentativo di storicizzare il presente “in diretta”, cercando una logica superiore della storia rispetto ai fatti contingenti.
Come se nel lungo periodo tutto si ricomponesse… Come se lo scarto di pochi voti (quelli popolari a favore di Gore e quelli ‘elettorali’ di poco superiori per George W. Bush, fossero stati riassorbiti dalla storia e con la presidenza di quest’ultimo non si fosse poi innescata una delle più gravi escalation politico-militari di cui ancora non vediamo la fine.

C’è che io sono stato un appassionato lettore di fantascienza in gioventù, e questa letteratura – di nicchia quanto si vuole, ma per me formativa – non è per niente consolatoria sul futuro dell’umanità, con le varie possibili uscite di scena dell’uomo quanti sono i filoni della fs cosiddetta catastrofica (innumerevoli), in gran parte caratterizzati dall’affermazione dell’istinto del lemming, quei roditori della tundra artica che sembrano suicidarsi in massa quando raggiungono un limite insostenibile di popolazione (poi tale  comportamento non è stato confermato, ma la metafora è rimasta ed è potente!).

Senza citare alcuno dei film suddetti, su un altro versante, sociologico-avveniristico, ne ricordo due notevoli:

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Il declino dellimpero americano del 1986 diretto da Denys Arcand, canadese (lo stesso regista de “Le invasioni barbariche” del 2003).

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E “La seconda guerra civile americana” (The Second Civil War) del 1997, definito “film comico” ma alla maniera de Il dottor Stranamore, di Kubrick.
Gli agganci alla situazione attuale c’erano tutti.

Un ultimo film (pessima elaborazione cinematografica da un racconto molto bello) che vorrei ricordare è The postman del 1997 (L’uomo del giorno dopo, diretto e interpretato da Kevin Kostner) che racconta di un uomo che si muove in una terra desolata, dopo una catastrofe atomica; l’umanità ridotta a piccole comunità isolate, regredite ad un’era pre-tecnologica, senza alcun collegamento tra loro.
L’uomo chiamato the Postman – il postino appunto, o il portalettere – mantiene i contatti tra questi gruppi dispersi, nell’attesa che la scintilla della civiltà riprenda vigore.

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Ecco. Attendere che il peggio finisca e prepararsi ad un lungo lavoro sotterraneo… questo lo stato d’animo prevalente, mentre stamattina uscivo per andare a prendere i giornali e tutt’intorno sentivo spari di fucili…

Non era ancora Trump che mi sparava addosso, erano i soliti cacciatori che ammorbano le campagne in questa stagione, ma su questa lunghezza d’onda il passo è breve…

 

L’articolo di Vittorio Zucconi citato nel testo (in file .pdf): da-la-repubblica-v-zucconi-lamerica-ferita

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