Ambiente e Natura

Il porto di Ischia. Breve storia (2)

di Alessandro Romano (Sandro)

 

Ma questo ultimo punto non fu rispettato.
Veduti i tecnici sull’isola ed intuito del progetto in corso d’opera, un’agguerrita delegazione di “concessionari”, accompagnata da alcuni sindaci dell’Isola, chiese udienza al Re.
Ferdinando II concesse l’incontro esclamando: “I’schiauole hanno sapute d’o puorte e mo’ so’ cazze”.
Davanti alle incalzanti lamentele, alle velate minacce di rivoluzione ed alle accorate e sprovvedute preoccupazioni su di un ipotetico quanto improbabile “risveglio del vulcano”, il Re fece chiamare gli ingegneri progettisti e li mise a confronto.

Cominciò, quindi, una snervante ed interminabile discussione. Inizialmente gli ischitani palesarono crolli della montagna sovrastante per effetto delle mareggiate che, una volta aperto al mare, sarebbero entrate nel lago. Ma gli ingegneri, con dovizia di particolari tecnici, dimostrarono l’infondatezza del timore.
Poi gli isolani palesarono la preoccupazione sul probabile risveglio del vulcano per effetto dei carotaggi e del dragaggio del bacino e via dicendo con altre assurde teorie ed incredibili pretesti.

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Ischia: Lago dei bagni durante i lavori

Dopo ore di estenuanti batti e ribatti, durante le quali Ferdinando II restò muto ad ascoltare con attenzione, di colpo il Re fermò la discussione, oramai arrivata all’esasperazione, tuonando con la sua voce possente: “E mo’ basta!”.
E rivolto agli ammutoliti ischitani, puntandogli il dito contro disse: “Ma fosse ca’ vuie nun vulite ‘o puorte pe’ pescà ‘na vota ‘a settimana chill’u pesce fetente?”.
E poi, fissando i terrorizzati ingegneri, disse: “Va a fa’ lu rre cu’ ‘sti quatte strunze”. Dunque, afferrando energicamente i rotoli del progetto, li sbatacchiò nelle mani del Direttore Generale del Genio e ordinò: “Procediamo!”.

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Il nuovo Porto di Ischia

I lavori iniziarono il 25 luglio del 1853 con l’apporto entusiasta della popolazione, munita di barche e carriole, e di un gran numero di coatti che in quel tempo si trovavano rinchiusi nelle carceri del Castello Aragonese di Ischia. Fu un lavoro enorme per quel tempo, come al solito criticato ed irriso dalle varie nazioni straniere.

Tra le novità tecniche, l’impiego di decine di sommozzatori nelle operazioni di scavo dei fondali e per guidare con precisione il taglio dell’istmo fino ad una profondità sufficiente alla navigazione.
Con la meraviglia di tutti e soprattutto degli ambasciatori stranieri, l’inaugurazione del porto avvenne il 17 settembre 1854 e, cioè, esattamente come riportato nel progetto.

Ma la storiografia di regime non dice che il porto era stato completamente ultimato già due mesi prima, ed esattamente il 31 luglio 1854, quando il real piroscafo “Delfino” vi aveva fatto trionfale ingresso.
Fu una prima festa riservata solo ed esclusivamente al popolo di Ischia ed al suo re. Infatti, Ferdinando II, prima dell’inaugurazione ufficiale, volle controllare di persona come erano stati svolti tutti i lavori, andando a guardare persino nelle latrine degli alloggi del porto e negli scantinati e nelle soffitte dei depositi doganali.

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L’ingresso del nuovo porto di Ischia

[Il porto di Ischia. Breve storia (2) – Continua]
Per la prima parte, leggi qui

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