Ambiente e Natura

Il porto di Ischia. Breve storia (1)

di Alessandro Romano (Sandro)

 

Prima dell’inaugurazione dell’attuale porto, avvenuta nell’estate del 1854, Ischia non aveva approdi sicuri o baie di attracco e sosta ben riparati. A secondo delle condizioni del tempo e della direzione del vento le navi, le barche da pesca e da trasporto di stazza superiore erano costrette a spostarsi per attraccare negli insicuri approdi di Casamicciola, Lacco Ameno, Forio e di Porto Sant’Angelo.

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Invece le barche ed i gozzi di piccole dimensioni per metterle al sicuro, non potendosi avventurare lungo il periplo isolano con mare mosso, dovevano essere sistematicamente tirate a secco sulle spiagge, spesso anche durante l’estate.
In tali condizioni, tutta l’economia dell’isola era fortemente limitata e seriamente compromessa.

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Questa situazione, unitamente ad altre condizioni di criticità ancora presenti nel Regno, era stata puntualmente riferita all’allora Re di Napoli Ferdinando II che, considerato il numero degli abitanti e l’importanza che Ischia aveva nell’ambito agricolo e commerciale nonché nel contesto della marineria civile dello Stato, manifestò più volte tutto il suo disappunto per la grave carenza infrastrutturale e la sua meraviglia perché tale problema non fosse mai stato risolto in passato, sollecitando un adeguato progetto risolutore. Progetto che, comunque, mai arrivava.

La goccia che fece traboccare il vaso fu quando la nave del Re, probabilmente di ritorno dalle Isole Ponziane (dove i porti erano stati realizzati dalla Corona già dal ‘700), accostò ad Ischia per la periodica visita, ma senza potervi fare operazioni di attracco a causa del cattivo tempo.

Tornato a Napoli furioso, Ferdinando II convocò immediatamente il Consiglio di Corte e gli ingegneri del Real Corpo del Genio con all’ordine del giorno “Il nuovo Porto di Ischia”.

Dopo una serie di attente valutazioni, come già avvenuto in passato la scelta cadde sull’allora lago costiero di Ischia, “il lago dei bagni”, un’antica caldera vulcanica divisa dal mare da qualche decina di metri di roccia, fango, pietre e sabbia. Tecnicamente era possibile realizzarlo: Napoli in quel periodo vantava un corpo di ingegneri all’avanguardia e di una possente manodopera specializzata.
Ma, incredibilmente, emersero dei problemi di natura economico-sociale. Infatti il Segretario di Corte riferì che Ferdinando IV, nonno di Ferdinando II, aveva autorizzato i sindaci dei comuni di Ischia a gestire le concessioni per allevare e prelevare pesce dal bacino.

Ischia: lago de’ Bagni prima dell’apertura dell’istmo

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Ischia: Lago de’ Bagni dopo il taglio dell’istmo 

Comprendendo solo in quel momento il perché a Ischia non era mai stato realizzato un porto sicuro ed il perché si erano violate persino le sue stesse volontà, Ferdinando II affermò: “l’interesse di pochi non può impedire  lo sviluppo di una ricchezza per tanti”.
Quindi ordinò i carotaggi ed i rilievi tecnici per una immediata progettazione del porto dove, oltre al taglio dell’istmo, alla escavazione del fondale di passaggio ed al dragaggio del “bacino di fonda” e di attracco, si doveva provvedere ai banchinamenti in pietra lavica, all’edificazione della dogana, dei depositi e delle casermette del comando militare, alla pavimentazione delle strade, alla costruzione dei magazzini commerciali e, naturalmente, all’edificazione del “faro bianco” e dei due fanali, rosso e verde, di ingresso.
Inoltre, nell’area portuale doveva essere realizzata anche una chiesa che accogliesse la Madonna dei marinai.

All’atto dell’incarico, il Re impose tre punti fuori da ogni discussione:
a) di sapere il costo esatto (“chiavi in mano”) complessivo dell’opera;
b) di avere i precisi tempi di realizzazione;
c) di non fare parola con gli abitanti né, tantomeno, con i sindaci. Infatti, al fine di evitare fastidiose e dannose interferenze, secondo il volere di Ferdinando II l’opera doveva rimanere segreta fino alla sua realizzazione.

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Ferdinando II di Borbone

[Il Porto di Ischia. (1) – Continua]

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