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L’albero della libertà (3). Onora la terra che ti nutre

di Francesco De Luca

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I divieti.
Zì Ntunino ha letto su Ponzaracconta il comunicato stampa de I geologi del Lazio e mi ha invitato ad assaggiare le mostarde di quest’anno. Sono andato sopra I Conti. Insieme alle mostarde mi ha fatto bere il liquore dei fichidindia. Io nemmeno sapevo che dal succo di quei frutti si ricavasse un liquore, che ho trovato dal sapore insolito, epperciò apprezzabile. Antico e verace come sono i prodotti che gli isolani traggono dalla terra.

Non ho finito di dire questo che zì Ntunino ha subito sottolineato come io sia ‘nu sarago ‘i puorto perché nato in via Umberto mentre la vera ponzesità risieda nelle contrade incontaminate dal turismo. Come appunto i Conti. E come sia insopportabile per i nativi sentirsi trattati da gente da essere educata a vivere in un luogo soggetto perennemente a rischio idrogeologico.

“Ma comme … nuie tenevemo pulezzate i vvie dall’acqua, e i sentiere ereno senza erve, e i piscine se incheveno, e ‘u lavo scenneva senza danno. Po’ i piscine so’ deventate case, i catene so’ state abbandunate, i sentiere ‘ntasate d’erva … ‘a terra è addeventata poste p’ i varche ‘u vierno. L’acqua se porta tutto a mare.

Da ‘u mare se vo’ ‘u puorto, da ‘u mare se vonne i boe p’ attraccà, i pontile, ‘u dissalatore. Oggi pare che il futuro dell’isola dipenda solo dalla valorizzazione che si saprà fare del mare. Ma si ‘a terra nun se cura, ll’acqua se porta annanze tutte cose”.

Ce l’aveva in gola questo discorsetto e se n’è liberato con la sua rude maestria. E non ha torto. Il turismo, che è il piatto dal quale noi Ponzesi vogliamo rimpinzarci rimarrà indigesto se non lo si puntella con iniziative che lo spalleggino in modo strutturale.

Il turismo a Ponza è fenomeno soggetto alle condizioni dell’economia nazionale, alle condizioni atmosferiche e alle condizioni strutturali dell’isola. Da solo non può dare sicurezza economica. Occorre sia aiutata da strutture collaterali e convergenti. Vuoi l’artigianato, la viticoltura, la pesca e il suo indotto, la nautica e il suo indotto. Da solo non può farcela. Occorre dunque che il territorio riprenda la sua importanza, la sua insostituibilità. Esso va curato per tutto l’anno. La presenza sull’isola non deve essere attiva soltanto nel periodo estivo. Stagionalizzare l’attenzione è da sciocchi. I nostri vecchi custodivano l’isola con maestrìa, non dobbiamo dimenticarlo noi, beneficiari attuali dell’isola.

Zì Ntunino ha l’età per il risentimento non certo per il proponimento, e vede giusto perché non è legato all’oggi. Guarda lontano. Il suo albero della libertà è vigoroso e svettante e lui ne vede le cime alte e non s’accontenta di raggiungere i rami bassi.

 

Nota della Redazione: l’immagine di apertura dell’articolo è l’Angelus di Jean-François Millet (1814-1875), opera appartenente al realismo francese, olio su tela custodito presso il Museo d’Orsay di Parigi.