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Le foto di Denis Bosnic. La chiosa del geologo

di Dante Taddia

 .

In riferimento all’articolo Le rocce di Ponza viste da Denis Bosnic [1]

Ho visto le foto delle rocce di Ponza e sono sinceramente commosso da tanta bellezza ma… come in tutte le “grandi bellezze” c’è sempre un “ma”.

Ne parlo da geologo, da amante di Ponza e da amante della fotografia.

Se, e dico e sottolineo “se”, non come nella canzone, le foto rappresentassero realmente le rocce di Ponza, quelle che passeggiando per l’isola si potessero così incontrare ad ogni pie’ sospinto, credo che sarebbe l’unico posto al mondo ad avere tali cromie, meglio litocromie.

Credo che qualche ritocco sia stato portato alle foto o in fase esecutiva o in quella di stampa (sono più propenso per quest’ultima) come spesso viene fatto per mostrare il prima e dopo dei ciccioni che diventano magri in pochissimi giorni o delle bruttone che diventano stra-gnocche con foto ritocco.

Sono del parere di Sandro (Cfr. commento [2] relativo); mancando appunto ogni riferimento dimensionale non solo in grandezza ma anche nello spazio e giacitura il tutto è da considerarsi “opera d’arte” sensu lato in cui Madre Natura ha messo la sua buona componente.

Un mondo fantastico di colori e forme si trova in petrografia , lo studio appunto “d’i prete” usando la sezione sottile di una qualunque roccia ed analizzandola al microscopio polarizzatore.
Per i non addetti ai lavori si arriva a dare il nome scientifico ad una roccia, una volta che si sono definiti i componenti e si arriva a stabilirne la corretta denominazione petrografica.
Tale tipo di indagine si effettua usando il microscopio da petrografia che consente di lavorare in luce trasmessa e polarizzata, e considerando quindi le varie caratteristiche dei singoli costituenti la roccia (colore, forma, rilievo, pleocroismo, sfaldature, propagazione della luce nel suo interno, ecc.)

Per effettuare una tale analisi si dovrà avere una sezione sottile della roccia (è una “porzione” di roccia tagliata allo spessore di 0,03 mm): molto sottile tanto da consentire che la maggior parte dei minerali costituenti diventino trasparenti alla luce e quindi, proprio grazie all’uso del microscopio polarizzatore vi si possono effettuare tutta una serie di indagini che ne permettono il riconoscimento.

A seconda del tipo di roccia si va da un generico colore grigiastro verdognolo per la presenza di particolari minerali ad una esplosione di colori luminosi da fare invidia a una pioggia di coriandoli.

Alcune delle foto mostrate “sanno” abbastanza di sezione sottile a luce polarizzata.
Mi sembra poi non molto accettabile che un’intera formazione, la falesia di Chiaia di Luna ad esempio, abbia naturalmente quei colori, come del resto altri esempi riportati e indicati con titoli suggestivi ed evocatori di rift e lagune sparse per il pianeta.

ripple-marks-fossili-nella-moenkopi-formation-triassico-utah [3]Ripple marks fossili nella Moenkopi Formation – Triassico (Utah)

A titolo di paragone mi riferisco ad esempio ai Ripple Marks, le così dette pieghe di fondo (non sono altro che le pieghe che il moto ondoso crea sul fondo sabbioso e che sono arrivate a noi fossilizzate confermando l’esistenza di un paleo mare che le ha create).

A Ponza le possiamo vedere a Sant’Antonio sulla sabbia in qualunque momento in pochi centimetri d’acqua senza scomodare gli stessi sui fondali sabbiosi a maggiori profondità o al limite delle praterie di Poseidonia .

Una foto che astragga dal riferimento dimensionale e con buona fantasia la puoi intitolare “Dune e barcane del deserto” e tutti ne sarebbero convinti. Solo che i Ripple Marks sono di altezza millimo-centimetrica, le dune di decine di metri.

ripple-marks-2 [4]

Consideriamo quindi la mia chiacchierata una precisazione,  senza nulla togliere però alla bellezza della foto: se una tale documentazione attizzerà ancor più l’interesse per l’isola lunata del nostro cuore e renderà ancor più vivo l’interesse e la curiosità legittima di venire a vedere la meraviglia e di comportarsi da persone rette nel conservarla, ebbene il mio commento è “Welcome!”.

Il fine giustifica i mezzi e mi sembra che l’autore delle foto non abbia cercato di ingannare nessuno: è la sua visione delle rocce di Ponza. Onirica forse, ma pur sempre una sua visione e agli artisti si perdona se qualche volta fanno passare per realtà le loro visioni.

Sul sito di Alex Streckeisen (pagina Facebook) ci sono delle belle foto di sezione sottili di rocce… c’è qualche somiglianza.
Alcune di esse sono mostrate qui di seguito:

aggregati-raggiati-di-prehnite-colori-vivaci-e-cristalli-di-calcite-in-un-basalto-alterato [5]Aggregati raggiati di Prehnite (colori vivaci) e cristalli di calcite in un basalto alterato

arcobaleno-di-calcite [6]Arcobaleno di Calcite

cristalli-di-cr-omfacite-alti-colori-di-interferenza-e-quarzo-grigio-i-ordine-in-una-eclogite-di-silberbach-bavaria-germania [7]Cristalli di Cr-omfacite (alti colori di interferenza) e quarzo (grigio I ordine) in una eclogite di Silberbach (Bavaria, Germania)

cristalli-di-niocalite-alti-colori-di-interferenza-cristalli-di-apatite-grigio-i-ordine-e-calcite-in-una-carbonatite-plutonica-sovite-di-oka-quebec-canada [8]Cristalli di niocalite (alti colori di interferenza), cristalli di apatite (grigio I ordine) e calcite in una carbonatite plutonica (sövite) di Oka. Quebec, Canada

cristalli-di-pirosseno-e-magnetite-i-cristalli-ner-in-una-roccia-cumulitica-del-%22-bushveld-igneous-complex%22-south-africa [9]Cristalli di Pirosseno e magnetite (i cristalli neri) in una roccia cumulitica del ” Bushveld Igneous Complex”, South Africa

cristalli-fibrosi-di-brucite-alti-colori-di-interferenza-in-un-marmo [10]Cristalli fibrosi di Brucite (alti colori di interferenza) in un marmo 

fibre-di-calcite-in-una-vena-x20 [11]Fibre di calcite in una vena, x 20

microcline-x-10 [12]Microcline (roccia ignea formata da tectosilicati minerali), x 10

quarzo-con-%22step-di-crescita%22-evidenziati-da-minute-inclusioni-fluide-in-una-vena-a-calcite [13]Quarzo con “Step di crescita” (evidenziati da minute inclusioni fluide) in una vena a calcite