Ambiente e Natura

Sul recupero dei Fari. Diverso parere

segnalato dalla Redazione

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Sensibilizzati come siamo alla problematica del recupero dei monumenti storici in degrado, come il nostro faro della Guardia, stiamo seguendo “tutte le puntate” della vicenda; la più recente lo scorso 15 settembre con la presentazione della seconda mandata di edifici messi in concorso per l’attribuzione secondo le regole dell’Agenzia del Demanio che sta gestendo l’operazione, di concerto con Difesa Servizi spa e il Ministero della Marina Militare (leggi qui e qui).

A causa di tale attenzione non è passato inosservato un articolo al riguardo – lo riportiamo integralmente qui di seguito – comparso sul portale ad ampia diffusione eddyburghttp://www.eddyburg.it/ – che raccoglie contributi di varie testate dell’area genericamente “di sinistra”.

 faro-di-san-dominoIl faro di S. Domino

I fari tornano a illuminare il turismo italiano

Prosegue, senza sosta, la liquidazione dei patrimoni pubblici, casematte essenziali dei beni comuni. Altrove, invece, si fa il contrario. E anche in Italia, nella Sardegna di Renato Soru… [La Repubblica online, Economia e finanza, 15 settembre 2016, con postilla]
16 settembre 2016

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La luce del faro della Guardia

Il Demanio ha deciso di renderli fruibili per usi che non siano quelli per cui furono edificati proprio mentre sta crescendo la domanda di soggiorno vacanziero in alcuni delle strutture distribuite lungo le coste e nelle isole italiane

Lentamente, l’Italia riscopre il potenziale del turismo. Una voce che – da sola – vale il 10,2% dell’economia della Penisola.
Quasi 160 miliardi di euro l’anno, frutto di 57,9 milioni di viaggi con pernottamento registrati lo scorso anno dall’Istat e di altri 67,3 milioni di viaggi senza pernottamento. In media, nel 2015, chi ha visitato l’Italia in vacanza ha dormito fuori casa per 6,2 giorni, chi lo ha fatto per lavoro per 3,4 giorni.

Merito anche di una ricettività ormai completa, capace di soddisfare tutti i gusti e tutte le tasche. Dagli alberghi boutique a quelli per famiglie; dai campeggi ai villaggi turistici; dagli appartamenti in affitto agli agriturismi, ma non mancano gli ostelli, le case per ferie, i rifugi di montagna e i bed & breakfast.

E adesso, in concomitanza con la disponibilità dell’Agenzia del demanio a renderli fruibili per usi che non siano quelli per cui furono edificati, sta crescendo la domanda di soggiorno vacanziero in alcuni dei 110 fari distribuiti lungo le coste e nelle isole italiane. Certo si tratta ancora di poche strutture, ma i numeri sono destinati a crescere per non perdere un trend positivo. Sono stati infatti pubblicati i bandi di gara per la concessione da 6 a 50 anni di 11 fari di proprietà dello Stato, 7 dei quali gestiti dal demanio stesso e 4 dal ministero della Difesa, ubicati in Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Toscana.

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I 9 fari, di cui al primo bando, aggiudicati

La loro destinazione dovrà essere coerente con gli indirizzi e le linee guida del progetto Valore Paese – Fari: potranno accogliere iniziative ed eventi di tipo culturale, sociale, sportivo e per la scoperta del territorio, oltre ad attività turistiche, ricettive, ristorative, ricreative, didattiche e promozionali. La ricaduta economica sui territori è stimata in 20 milioni di euro e darà occupazione ad un centinaio di operatori. Una delle prime nazioni a comprendere il valore di questo tipo di turismo è stata la Croazia, oggi leader in Europa. Altre nazioni offrono tuttavia tale ricettività: dalla Gran Bretagna alla Scozia, alla Norvegia, fino al Canada, agli Stati Uniti e all’Australia.

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Un faro-rifugio della Scozia

 

postilla

In paesi più civili  dell’Italia di Matteo Renzi, invece di alienare i patrimoni pubblici costieri (anche una concessione cinquantennale rinnovabile è un’alienazione) hanno istituito una conservatoria il cui scopo è quello di conservare, accrescere e gestire fruizioni socialmente utili per gli immobili costieri. Lo ha fatto la Francia dal 1975 con il Conservatoire du littoral . E sull’esempio francese avviò l’opera in Italia la Sardegna di Renato Soru con l’istituzione della Conservatoria delle coste

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Un tratto di costa della Sardegna

 

 

6 Comments

6 Comments

  1. Sandro Russo

    22 Settembre 2016 at 03:48

    Postilla alla postilla

    Mi sembra che la polemica anti-Renzi faccia velo all’estensore della “postilla” (non ne viene indicato il nome) nel giudicare serenamente l’iniziativa. Egli cita l’esempio virtuoso della Francia: 1975! …tempi di vacche grasse! A quel tempo non fu fatto niente in Italia! E magari si sarebbe dovuto..!
    Ma ora, con i fari che stanno cadendo a pezzi, con mille altri problemi più urgenti (dal terrorismo ai migranti) e la generale confusione dei tempi, a me questa iniziativa di “Valore Fari” sembra l’unica strada percorribile, sperando che inneschi, come nelle intenzioni, un circolo virtuoso.
    Sarei curioso di sentire altri pareri… ma restando con i piedi ben piantati in terra!

  2. Rita Bosso

    22 Settembre 2016 at 07:29

    Qualche anno fa ho visitato il faro di Ventotene. Non avrei potuto, perché il faro e la casetta bianca annessa sono nella disponibilità della Marina Militare, che utilizza la residenza come foresteria. Non è l’unico caso di bene pubblico a servizio delle vacanze di categorie particolari di lavoratori; mi viene in mente, come altro esempio, il cosiddetto “Palazzo Reale” di Ischia, stabilimento termale in uso all’esercito. La casetta di Ventotene ha interni spartani ma è un resort di lusso per l’ubicazione eccezionale; il Palazzo Reale di Ischia è di lusso a tutti gli effetti, per ubicazione, per arredi, per comfort.
    Alcune categorie ne fruiscono gratuitamente o a prezzi decisamente irrisori.

  3. Biagio Vitiello

    22 Settembre 2016 at 08:30

    Anche a Ponza ci sono dei “resort di lusso”, come ad Ischia e Ventotene ad uso di pochi privilegiati! Mi meraviglierei se nessuno ne fosse a conoscenza… (cara Rita, avresti dovuto indagare anche a Ponza!)
    Nel passato (recente) si sono fatti dei lavori al faro della Madonna e a quello di Zannone, e a breve anche al Faro della Guardia (al di fuori del progetto “Valore Fari” dell’Agenzia del Demanio). Nessuno si è chiesto perché?
    E anche nelle residenze di qualche altra “Arma” mi è stato detto che si va a “villeggiare”…

  4. Enzo Di Fazio

    22 Settembre 2016 at 12:37

    Il termine resort deriva dal francese (resortir), ovvero uscire (sortir) di nuovo (re) e rimanda all’idea di rifugio, di luogo appartato.
    Se tale luogo viene arredato in maniera lussuosa e dotato di comfort come spa, campi sportivi, ristorante diventa “resort di lusso”. Di norma sostare, pernottare in questi luoghi costa non meno di 500/600 euro al giorno.
    I casi citati da Rita e Biagio, a mio avviso, non possono definirsi “resort di lusso” quantunque abbiano le caratteristiche della ricettività turistica. E’ un bene che siano stati ristrutturati; è improprio, però, che siano destinati esclusivamente – come pare – al personale militare (mi riferisco agli appartamenti dei fari di Ventotene, di Zannone e di punta della Madonna a Ponza) visto che, per il loro recupero, sono stati utilizzati soldi pubblici.
    Per aver un esempio di faro diventato vero resort di lusso consiglio di andare alla scoperta del faro di Capo Spartivento in Sardegna (il sito è http://www.farocapospartivento.com/it ), unico caso finora in Italia di recupero di un faro per finalità turistico-ricettive. Il recupero è avvenuto nel 2006 in tempo non sospetti, cioè quando non si parlava ancora del progetto Valore Fari.

  5. Biagio Vitiello

    22 Settembre 2016 at 17:04

    Al parente (Enzo Di Fazio) vorrei dire che denominazione “resort di lusso” è virgolettata, e perciò vuol dire molte cose.
    Se poi i fari da me citati siano stati attrezzati come dei resort di lusso o meno, questo non mi è dato sapere; ma sicuramente sono stati spesi “soldoni” della collettività che paga le tasse e questo non è affatto giusto.

  6. vincenzo

    22 Settembre 2016 at 17:12

    Perché ci interessiamo del faro?
    Per salvarlo da che cosa?

    – Salvarlo dall’incuria che lo sta distruggendo. La struttura muraria e i soffitti sono da revisionare; recentemente anche la stradina di accesso al Faro, sia quella sul Faraglione che sul costone cosiddetto della Scarrupata sono parzialmente inagibili

    – Salvarlo dall’abbandono. Fino a qualche decennio fa era un luogo abitato, vissuto dalle famiglie dei fanalisti che lo gestivano; c’erano perfino un orto e un pollaio!

    – Salvare la memoria. Per quanto ha significato ed ancora significa un faro per un’isola e per chi naviga per mare; per chi a questo faro deve la vita;

    – Salvarlo dalla speculazione. Il faro è del Demanio che l’ha posto in vendita. Il rischio è che diventi un resort esclusivo, magari con una pista di atterraggio per elicotteri, snaturando così tutto il suo valore e significato;

    – Salvarlo affinché le sensazioni, le emozioni che si provano ad essere lassù non siano patrimonio solo dei pochi ponzesi che ne hanno ancora memoria, ma una possibilità offerta a tutti coloro che avranno il cuore per saperle ascoltare. Insieme alle tante storie che il luogo può raccontare.

    – Salvarlo per le nuove generazioni, perché più persone possibili possano vivere la consapevolezza che il denaro non compra tutto: ci sono beni che appartengono all’anima.

    Stiamo in questo ultimo tempo descrivendo quello che altri fanno e fantastichiamo di resort di lusso o meno.
    Intanto abbiamo assistito alla presentazione di progetti aggiudicati alle migliori offerte economiche.
    Stiamo aspettando, sembra estranei, che si presentino i progetti relativi al nostro faro.
    Ma non vi viene il dubbio che questo Valore Faro possa finire in mani sbagliate?

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