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Viaggi (3). L’approccio con una realtà diversadi Sandro Russo
Il malessere di fronte al diverso, all’incomprensibile, a situazioni, attività, anche espressioni artistiche non inseribili nelle proprie categorie mentali, sono in grado, qualche volta, di determinare addirittura sintomi clinici. Per analogia è stata applicata per la prima volta nella letteratura medica (1979) ad alcuni turisti in gita turistica a Firenze, che presentavano disorientamento, crisi di panico, confusione mentale. Da allora il termine è entrato a far parte delle categorie del disagio mentale.
Un tipo particolare di sindrome di Stendhal si sperimenta con i viaggi; da allora sono state descritte diverse psico-patologie analoghe come la “Sindrome di Gerusalemme”, la “Sindrome indiana” e la “Sindrome di Parigi”. La sindrome di Stendhal è anche un film, di Dario Argento del 1966, un horror psicologico con protagonista Asia Argento *** Un salto nello spazio e nel tempo e ritroviamo il disagio che può prendere ciascuno di noi di fronte al cambiamento, specie se veniamo da situazioni di inquadramento e regolarità di vita. Più comunemente all’arrivo in un paese straniero si è frastornati, muti, tendenzialmente di cattivo umore, con una bassa soglia di aggressività nei confronti dei locali e di chi ci sta intorno (amici e nemici). È che abbiamo bisogno di riferimenti, categorie, griglie conoscitive. Anche la più svagata e fantasiosa delle persone può abbandonarsi all’onda solo all’interno di un sistema noto. Ma come fare a smantellare le sovrastrutture preesistenti? *** Qui a Phnom Penh [Cambogia, gennaio 2004 – NdA] abbiamo visto folle in movimento casuale. La lingua che parlano è incomprensibile, come la nostra per loro. Gli stessi gesti per dire – Si e no, ‘Avanti e indietro’, ‘Dove? e Cosa?’ – sono diversi. Non si comprendono le forze che determinano le azioni e le reazioni, il funzionamento delle persone non meno che delle cose. Di chi sono questi bambini dai due anni in su, che chiedono l’elemosina sul marciapiede? Cosa fanno bambine di 5 – 6 anni con un lattante in braccio addormentato come una bambola? Bambini come bambole russe: l’una che tiene per mano quella più piccola che porta in braccio la più piccola di tutte. Chi fornisce loro l’imprinting e le cure parentali che ci hanno insegnato essere fondamentali in tutti i mammiferi e ancor più nella specie umana? Forse il bambino di 6 – 7 anni che coccola e bacia il fratellino (?) addormentato in braccio? Quell’altro che sotto il sole a picco ripulisce gli occhi della sorellina(?) di pochi mesi?. Sicuramente c’è un racket delle elemosine che controlla questi bambini e li riversa sui marciapiedi frequentati dagli occidentali dal cuore tenero… Ma chi, come e quando? Bambini a Phom Penh Ognuno risponde agli stimoli ambientali come sa o come può… Noi siamo andati a sentire due associazioni che si occupano di bambini abbandonati e di donne con problemi di inserimento. Una sera una coppia di occidentali (affiancandosi a una di queste organizzazioni) ha radunato in un posto di mangiare locale tutti i piccoli mendicanti della nostra zona, che abbiamo cominciato a riconoscere. *** I primi giorni in un paese veramente straniero sono di solito di malessere e corrispondono ad una chiusura. Quando l’esterno è vissuto come ostile, è dentro di noi l’unica sicurezza, il solo riferimento. Le nostre proiezioni si sono ristrette in un solo punto, che è precisamente il centro di noi stessi. Da esso cominciamo ora a irradiare nuovamente verso l’esterno. Durante i primi giorni si erano notate soprattutto le differenze; ora si cominciano ad apprezzare le similitudini, le consonanze, i motivi di interesse. Così riprendiamo l’esplorazione, in cerchi sempre più ampi intorno al nucleo fortificato, sentito come sicuro. Ogni giorno ci si spinge più lontano; il contatto meno rigido e difeso. Apertura, empatia e arricchimento sono in rapporto con la maggiore o minore capacità di ciascuno di entrare più rapidamente e completamente in consonanza con l’esterno. Ma sono i due momenti che ho cercato di descrivere, della contrazione e dell’espansione, quelli più fecondi. Una sorta di pulsazione ritmica, come collegata con il ritmo vitale. Li trovo, anche, in relazione con l’elasticità e l’adattamento, nella vita di tutti i giorni. Una funzione che non va lasciata inerte o inattiva per troppo tempo… Poi in Cambogia, dopo qualche giorno a Phnom Penh, comincia il viaggio vero, con 5 ore di aliscafo nell’enorme lago interno di Tonle Sap, verso Siem Reap, il sito di Angkor.
Per chi volesse saperne di più di quel viaggio e di Angkor: Gli-alberi-e-la-citta-perduta-di-Angkor
[Viaggi (3). Cambogia – Continua] Per le puntate precedenti:
1 commento per Viaggi (3). L’approccio con una realtà diversaDevi essere collegato per poter inserire un commento. |
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Bravo! Hai descritto perfettamente lo smarrimento che ho vissuto tornando dopo 30 anni negli USA lasciando le mie abitudini e zone di protezione…
Grazie