- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Epicrisi 89. Il tempo delle scelte

di Giuseppe Mazzella
davanti-al-mare [1]

 

Ci sono momenti in cui un Paese è chiamato a scelte che determineranno il suo futuro; ci sono momenti in cui la storia si incammina verso direzioni che bisogna velocemente selezionare e affrontare.
A leggere gli interventi di questa settimana si ha netta la sensazione che il tempo delle scelte si avvicina e non è più procastinabile.

Tutti i problemi di Ponza stanno venendo al pettine e bisognerà scioglierli, affrontandoli anche in una visione alta come indica lo scritto di Vincenzo Ambrosino. Governare [2], infatti, è e dovrebbe sempre essere la più nobile delle arti, perché da una sua corretta applicazione dipende la qualità della vita di migliaia di cittadini. In questa luce vanno affrontate le scelte educative [3] (ancora Ambrosino sul cambio di indirizzo della scuola da ‘tecnico’ a ‘turistico’), quella assolutamente centrale dei collegamenti [4](proposta da Nicola Lamonica), quella dello spopolamento periodico autunnale [5] (Martina), il ripensamento delle limitazioni imposte dall’alto, dei SIC e ZSC [6], su una popolazione che non solo non è stata sentita, ma alla quale non è stata neanche partecipata la dirompente incidenza.

La storia va avanti e i cambiamenti sono inevitabili, ma noi tutti vorremmo fossero inseriti nel solco delle nostre tradizioni [7], così da preservare la nostra identità. E’ su questa linea Francesco De Luca che, rievocando usi e figure [8], pone il dito su cambiamenti che snaturano il nostro mondo isolano, facendolo diventare altro.

Ora se i ponzesi hanno un merito è quello di essere ancora ponzesi – ma fino a quando? – con tutti i limiti e i difetti. E forse anche con qualche merito.
Essere cioè una popolazione con una memoria da custodire, preservare, far conoscere e apprezzare. Una storia che si è arricchita nel corso di quasi tre secoli è un lascito che non può essere disperso. Un lascito tessuto dalla vita di pescatori, naviganti, agricoltori, artigiani, professionisti, uomini di cultura, che hanno formato i nostri cuori e le nostre menti.

Pur vivendo da qualche decennio un boom turistico, non è sano immaginare un futuro dedito solo al turismo, voce certamente centrale della nostra economia, ma non l’unica.

pesca-sostenibile [9]

Un’isola vive dell’apporto di tutte le sue componenti che, invece di essere compresse come è stato fatto negli ultimi tempi, anche a causa della nostra supina e per molti versi inspiegabile dipendenza dalle direttive comunitarie, vanno invece alimentate ed aiutate. Un esempio su tutto: la pesca.
La nostra storia è basata sulla pesca, una pesca che anno dopo anno ci è stata resa quasi impossibile a causa di norme limitative e al limite della patologia. E mentre i nostri pescatori stringono la cinghia, alle prese non più con le reti e gli altri attrezzi da pesca, ma con centimetri e registri, marinerie internazionali scorrazzano liberamente per i nostri mari senza alcun controllo.

flotta-peschereccia-copia [10]

Questo per sottolineare che non si vive di solo turismo, ma di tutte le risorse di cui la nostra isola è dotata, alimentando e favorendo sempre nuove attività. In quest’ottica anche la partecipazione al recente bando dell’utilizzo del Faro della Guardia [11] diventa per tutti noi un valore aggiunto nel recupero della nostra identità.
Di questa situazione perlomeno surreale scrive anche nei suoi interventi fluviali e ancorati a espressioni tradizionali e gergali Monia Sciarra (leggi qui [12], qui [13]qui e qui [14]), impegnata da tempo a sottolineare certe incongruenze che sono sotto gli occhi di tutti. Non sempre, tuttavia, le sue “visioni” da commedia napoletana sono fondate, anzi a volte le capita di descrivere realtà del tutto fantastiche.

Forse proprio alla luce di questi complessi scenari Sang’ ’i Retunne guadagna precipitosamente la fuga [15], anche se lui afferma una fuga coraggiosa in un eremo ideale sullo scoglio della Botte. Proprio su questa propaggine isolata del nostro Arcipelago il romanziere napoletano dell’Ottocento Francesco Mastriani ideò una storia emblematica, che riecheggia un po’ il nostro tempo. Sang’ tornerà a Ponza? La sua è solo una ritirata strategica? Cosa sta maturando in cuor suo? Lo vedremo.

la-botte [16]

Intanto il dibattito, sempre più serrato, dovrà affrontare ormai il mare aperto e in questa navigazione perigliosa ma necessaria, un po’ di merito se l’è conquistato senza falsa modestia il nostro sito che con gratitudine ringrazia i sempre più numerosi lettori, simpatizzanti e collaboratori che non solo auspicano ma si impegnano ogni giorno per una Ponza migliore.

pianomare [17]