Ambiente e Natura

L’Istituto Tecnico di Ponza da ‘Commerciale’ a ‘Turistico’

di Vincenzo Ambrosino
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Obiettivo: cambio di indirizzo dell’ITC a ITT. Fine mancato

L’amministratore capace, competente, onesto, pieno di buona volontà assiste all’esodo invernale e si pone la domanda: “Cosa posso fare per fermare questo esodo?”.
Poi pensa che una parte delle famiglie ponzesi partono d’inverno per seguire i figli che studiano fuori, ed ecco che gli scatta il ragionamento: “Evidentemente se le famiglie partono è perché seguono i figli per lo studio, quindi è l’istituto tecnico commerciale che non funziona.
A questo punto il buon amministratore si confronta con i suoi colleghi, poi parla con alcuni genitori i quali giustamente dicono: “Ma che dobbiamo fare con questi ragionieri, bisogna che vi inventiate qualcosa!”

Qual è il ragionamento successivo del bravo amministratore? “Ponza è un isola a vocazione turistica: che cosa serve a questa isola?
La risposta è immediata: “Servono operatori turistici preparati e competenti che conoscano non una lingua, non due lingue ma tre lingue straniere. Dobbiamo assolutamente sostituire l’indirizzo tecnico commerciale con quello turistico.” Detto fatto!

Il ragionamento del buon amministratore che fin qui giudico in buona fede, però è parziale, non è completo. L’amministratore non si è chiesto: “Ma quali sono gli indirizzi che i nostri ragazzi scelgono per il loro avvenire?
Se avesse fatto questa indagine, si sarebbe accorto che i nostri ragazzi, tra la gamma delle offerte formative continentali alcuni scelgono il liceo classico, altri lo  scientifico, c’è chi va al nautico, chi al linguistico, addirittura qualcuno andava al professionale di Sessa Aurunca perché c’era anche l’alloggio… ma, guarda caso, nessuno sceglieva il turistico.

Ma poi se il nostro amministratore fosse andato ad approfondire ancora l’indagine, avrebbe notato che a partire da Ponza non erano solo le famiglie dei ragazzi dalla terza media in poi ma anche quelle con i figli alle scuole medie e perfino alle elementari.

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A questo punto al buono e bravo amministratore un dubbio doveva sorgere: “Ma se io impianto il turistico al posto del commerciale che faccio, consolido o destabilizzo ancora di più la residenza invernale?”

Ecco, a questo punto bisognerebbe andare nelle classi e contare i ragazzi nei banchi: sono aumentati o diminuiti? Senza dubbio sono diminuiti!

Qualcuno, tipo il presidente della Pro-loco, potrebbe dire: “Ma il decremento è fisiologico; quando il nuovo corso andrà a regime tutto cambierà”. Questa è una illusione, non razionalità politica!

Ho sempre cercato di spiegare a tutti i velleitari delle “sostituzioni”, che non basta cambiare in un settore per avere il giusto beneficio. Ho detto che l’isola e l’economia turistica che esprime non mantengono la residenza invernale perché d’inverno non ci sono gli standard minimi di qualità della vita che un persona può trovare anche in una  piccola cittadina come Formia.

Noi non potremo mai competere con la qualità dei servizi continentali ma possiamo pian piano invertire l’esodo cominciando a valorizzare e motivare quelli che, malgrado tutto, hanno scelto di vivere sullo “scoglio”.

Come valorizzare e motivare la gente è un altro ragionamento che esula da questa breve trattazione.
I ragazzi che rimangono sull’isola sono demotivati perché le loro famiglie sono demotivate, ed è da questa demotivazione che poi nascerà la spinta a partire, anche per gli isolani più restii alla vita cittadina.

Ma il buon amministratore – forse fra qualche giorno, o mese o anno dirà: “Evidentemente il turistico non ha funzionato perché troppo generico. Bisogna impiantare sull’isola l’alberghiero, così i nostri ragazzi impareranno magari a fare i cuochi, i camerieri di qualità, sapranno gestire una sala. Un’operazione da una parte culturale ma al tempo stesso sperimentale, pratica e sicuramente più consona al mercato turistico ponzese.”

Se succederà questo, come già stava succedendo qualche anno fa, il buon amministratore mi confermerà che “sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico”.

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2 Comments

2 Comments

  1. silverio lamonica1

    15 Settembre 2016 at 18:16

    Caro Vincenzo,
    la domanda fatidica “come posso fare per fermare l’esodo da Ponza (e dalle piccole isole e comuni di montagna in genere)?” secondo me non se la devono porre gli amministratori locali, ma i governanti a livello nazionale ed a livello europeo. Specie questi ultimi, da anni, stanno perpetrando una politica totalmente a danno delle popolazioni dei piccoli centri che, secondo loro, contribuiscono solo a far lievitare i bilanci delle varie nazioni. E un segnale eloquente lo si ha con le privatizzazioni dei servizi essenziali: approvvigionamento idrico e collegamenti marittimi, non mi meraviglierei se a questo punto seguisse la privatizzazione delle scuole e dell’istruzione in questi piccoli centri.
    Non è semplice vivere tutto l’anno in un piccolo centro come Ponza. L’isolano non può essere equiparato a chi vive in continente assoggettato alle medesime imposizioni fiscali.
    Se stato ed Europa vogliono incoraggiare questi abitanti di estrema periferia a vivere nel “loco natio” devono cambiare decisamente “rotta”.

  2. vincenzo

    22 Settembre 2016 at 17:40

    Silverio, non avevo letto questo commento per cui non ti ho risposto subito, comunque sono d’accordo che deve essere lo Stato a preoccuparsi delle isola ma se ci fosse lo Stato? Adesso i cittadini hanno come punti di riferimento solo le loro Amministrazione Comunali, io voglio dimostrare che le amministrazione senza avere un progetto di sviluppo economico – sociale compatibile con l’ecosistema che vanno ad amministrare fanno solo danni.

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