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Avventure di piccole terre. Un libro di Ambrogio Borsani

segnalato da Sandro Russo
Ambrogio Borsani. Avventure di piccole isole. Copertina [1]

 

“La memoria non ama nuotare
e sulle isole la memoria rimane in vita più a lungo”
(dal libro, a pag. 133)

 

Avventure di piccole terre
Cinquantuno isole italiane da leggere e immaginare

È da poco uscito questo piccolo libro (156 pagine) per le edizioni Neri Pozza, nella collana ‘Il cammello battriano’ diretta da Stefano Malatesta.

“L’Italia è una terra ricca di isole e le isole italiane sono ricche di storie. Alcune raccontano amori clandestini e crimini efferati. Altre, visioni mistiche e avventure erotiche, faticose conquiste e fughe improvvise. Molti personaggi celebri hanno trascorso sulle isole le ore più felici della loro esistenza o, all’opposto, quelle più tragiche, l’esilio e la morte.
Dopo una vita di avventure militari, politiche, sentimentali e letterarie, agli inizi dell’Ottocento Choderlos de Laclos, solo e dimenticato, lascia Parigi per una missione inutile e va a morire sulla piccola isola di San Paolo, nel golfo di Taranto. Quasi un secolo dopo, Umberto Boccioni vive sul Lago Maggiore l’ultima grande passione della sua vita, prima di partire per il fronte, da cui non farà più ritorno. Nell’agosto 1943, in una torrida estate piena di presagi funesti, Benito Mussolini viene tenuto prigioniero alla Maddalena, in una specie di castello un po’ moresco un po’ gotico fatto costruire da un eccentrico inglese.
Negli anni Cinquanta, oramai stanco e frastornato, Ernest Hemingway si rifugia a Torcello alla ricerca di un po’ di pace.
Qualche decennio più tardi, Marguerite Yourcenar sbarca sull’isola dei Pescatori, e Rudolf Nureyev sceglie di trascorrere i suoi ultimi anni a Gallo Lungo.
Tra figure eccentriche – come Baron Corvo, adorabile folle che, tormentato dai suoi incubi, va alla deriva nella laguna veneta – vicende sottratte alla memoria, come il terribile massacro di nove frati tagliati a pezzi nel sedicesimo secolo sul Lago d’Iseo, e cronache della contemporaneità, Ambrogio Borsani riporta alla luce storie perse nei mari, nei laghi e nei fiumi d’Italia, dove su fondali di struggente bellezza calano a volte veli di seducenti malinconie” [Dal risvolto di copertina].

Tropico dei sogni [2]

Altri libri di isole di Ambrogio Borsani

Stranieri a Samoa [3]

Amici solleciti me l’hanno regalato; leggerlo è stato un atto dovuto.

Cosa si fa immediatamente, con un libro del genere tra le mani? Si va a scorrere l’indice per spuntare le isole che si conoscono: Ce l’ho… ce l’ho… Mi manca…
Si inizia da quelle note… Poi si legge il resto del libro.

Che è a suo modo interessante. Consistente su una meritoria attività di ricerca bibliografica; raramente si ha l’impressione che l’autore abbia una conoscenza diretta del luogo di cui scrive, anche se riporta alcune informazioni e citazioni che hanno per oggetto l’isola: il più delle volte minuscola, ma qualche volta anche più  grande.
Sono piccole storie, aneddoti o citazioni letterarie, di isole lacustre o di mare, apprezzabili per la loro brevità: una pagina e mezza, massimo tre pagine…

Per rimanere dalle nostre parti e/o alle isole che conosciamo meglio:

– di Zannone è riportata la nota vicenda dei marchesi Casati di cui noi (ponzesi e lettori di Ponzaracconta) abbiamo ben più approfondita conoscenza: vedi per esempio la testimonianza di Enzo di Fazio, recentemente su queste pagine (leggi qui [4]);

– di Palmarola – oltre a rievocare S. Silverio e, per gli anni recenti, l’impero Fendi – viene raccontato che “negli anni Cinquanta vi si stabilì in cerca di isolamento eremitico Michele Mazzella” (…) che “aveva abitato per trent’anni a New York…”. L’autore cita la notizia come riportata da altro libro (Ezio Bacino: “Italia oro e cenere”: citato), ma noi conosciamo un’altra storia e un altro personaggio: ’O Francese (al secolo Giuseppe Tagliamonte) che aveva vissuto e lavorato invece a Marsiglia…

Ezio Bacino. Italia oro e cenere [5]

– di Ventotene – dove “…Benito Mussolini organizzò il più importante convegno antifascista d’Italia fascista. Radunò forzatamente sull’isola uomini e donne colpevoli di un’infamia intollerabile: l’intelligenza” – è rievocata la nascita del “Manifesto di Ventotene” e citato il reportage sulla liberazione dell’isola da parte di un cronista d’eccezione: John Steinbeck (i suoi scritti come inviato sul fronte sono raccolti nel libro “C’era una volta una guerra”);

Once there was a war [6]

– per Procida vengono riportate le citazioni letterarie da Virgilio e da Boccaccio, oltre al famoso racconto di Alphonse de Lamartine “Graziella”, a “L’isola di Arturo” di Elsa Morante e “Procida” di Franco Cordelli. Ma si parla anche di Giovanni da Procida (nato nel 1210) e della sua visione molto precorritrice di un’Italia unita;

– di Ischia (di scottante attualità per chi ha letto il libro in questi giorni), viene rievocato il terremoto del 29 luglio 1883 da parte su di un testimone d’eccezione, Benedetto Croce che rimase sotto le macerie con molte fratture e vi perse padre, madre e sorella. Ma di Ischia – forse è l’isola più letteraria di tutte per gli artisti che vi hanno soggiornato -, vengono riportate anche le impressioni di Truman Capote nel 1949;

– di San Nicola delle Tremiti si apprende della supposta tomba di Diomede, e dell’inizio della leggenda delle “diomedee” (gli uccelli Berta maggiore e Berta minore, rispettivamente Calonectris diomedea e Puffinus yelkouan);

– di Pantelleria, conosciamo la storia dell’hangar sotterraneo di Pierluigi Nervi, fatto costruire da Mussolini in funzione di barriera contro gli attacchi provenienti da sud. Non ebbe questa funzione e l’11 giugno 1943 Pantelleria si arrese; ma l’hangar non fu centrato in pieno da nessuna dalle svariate tonnellate di bombe alleate ed è ancora lì… “utilizzato oggi per manifestazioni culturali”.

Insomma, il libro si legge volentieri…
Certo, altri scrittori delle isole hanno riferito direttamente; nelle loro pagine si ascolta il vento e il mugghiare delle onde – per dire: impressioni di prima mano – ma una specie di antologia sintetica in cui sono raccolti i contributi di tanti scrittori è meritoria.

Soprattutto, su alcuni aspetti soltanto tratteggiati, incuriosisce e stimola a volerne sapere di più. Il che, per un libro, è un discreto complimento .