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Facile retorica

di Francesco De Luca

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Scrive Ernesto Prudente nel suo: Ponza – Il tempo della storia e quello del silenzio – a pag. 97 “Mons. Luigi M. Dies, parroco di Ponza, dona al com.te Miele una statuetta di S. Silverio da mettere sulla motonave Isola di Ponza, impiegata nel collegamento con il continente al posto della vetusta Equa. E’ la primavera del 1955”.

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La foto presenta in primo piano il parroco in abito da rito, con don Salvatore Tagliamonte che porta la statuetta. Vicino c’è l’ ins.te Valiante Gennaro. Ancora, accanto all’immensa figura di Dies c’è Rosaria Zecca, la bambina è AnnaMaria De Luca. Dietro la Zecca c’è Amedeo Guarino ‘u barbiere. Dietro al militare c’è il falegname Popolo Eugenio e dietro ancora Silverio De Luca (padre di Mariano). Nell’angolo destro in alto c’è Giuseppe De Luca. Dietro Amedeo riconosco Scarpati Giuseppe (il padre di Rosaria). Ancora, c’è Silverio Morrone e Ciro Iacono.
Questi sono quelli che riconosco, e ringrazio anticipatamente chi, riconoscendo altri, li indichi.

La foto appare come ritraente un fatto familiare, privo di cerimoniale. Ma, a ben guardare, essa rivela altro.
Anzitutto i paramenti di don Dies dicono che si andò dal capitano con l’intento di espletare una funzione pubblica. Se no perché la presenza di due sacerdoti? Manca però l’autorità civile e dunque la cosa fu partorita nell’ambito della parrocchia. E infatti molti dei presenti erano ferventi praticanti.
La presenza di Amedeo però suggerisce che anche il mondo imprenditoriale era interessato alla linea turistica Anzio-Ponza. Amedeo aveva aperto il ristorante (glorioso) L’Aragosta, era laico smaliziato, oppositore di Dies, eppure in quell’occasione era presente.
Una forte componente coesiva la esercitava indubbiamente il Parroco; basta vedere come domina la scena. Io ci trovo anche qualcos’altro. Cosa? Io ci vedo anche l’espressione sincera e presente di una comunità. Nelle sue varie componenti, che si esponeva e dichiarava la sua partecipazione.
Ecco far capolino la retorica. Eppoi… una vecchia foto quasi si china alla retorica. Troppo facile.
No, non è così. I “segnali” provenienti dalla foto qualcosa manifestano.
C’era una corrente di comunanza fra le persone, e, quando si esprimeva, la comunità tentava di raggiungere una unità. Deficitaria, scollata, desiderosa di fondersi.
Come non notare l’assenza dei Fornesi? La qual cosa dice come le due comunità si sentissero estranee l’una all’altra.
Questo finale inevitabilmente porta ad una domanda sullo stato attuale della comunità ponzese.
Non la farò… Lascio a voi la domanda e la risposta.