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Messaggi… fiabeschi (1). Quando penso alla letteratura per l’infanzia, mi vengono subito in mente alcune fiabe popolari come Pollicino, Nevolina-Biancaneve, La guardiana d’oche, Pinocchio, Hansel e Gretel, Cappuccetto Rosso… Fiabe note e diffuse nei secoli che sono state tradotte in diverse lingue. Quando la maestra le raccontava, la nostra attenzione era al massimo e tifavamo sempre per la salvezza dei protagonisti. Alcune volte restavamo delusi dai finali. Non sempre erano come volevamo noi, ci accadeva di continuare a parlarne dopo che la fiaba era terminata e a volte ci prendeva un senso di quel “qualcosa che non so spiegarmi” misto a paura e angoscia. I boschi, i castelli, gli abissi marini, le casette solitarie, gli orchi, i lupi, i cacciatori e i taglialegna, le streghe… sono stati, per me e per alcuni miei compagni di scuola, luoghi animali e personaggi che popolavano i nostri pensieri negativi. Anche perché i nostri genitori e i nostri nonni conoscevano quelle stesse fiabe e ce le raccontavano arricchendole di particolari sempre più negativi e di consigli a comportarci bene, altrimenti… Quando chiedevamo loro di dirci qualche fiaba diversa da quelle che ci leggeva la maestra, allora tiravano fuori le storie che riguardavano fatti accaduti durante la guerra o in periodi di grande carestia. A queste se ne aggiungevano altre popolate da morti e fantasmi, da persone uccise o rapite o scomparse, da lupi mannari e da briganti… Ma sono cresciuta, e benché certe serate me le ricordo bene così come certe paure, devo anche dire che le ho superate e analizzate a fondo da un pezzo e credo davvero sia stata una gran fortuna esserne uscita salva da turbamenti psicologici. Alcune delle fiabe menzionate all’inizio, hanno subito delle revisioni. Il “Cappuccetto Rosso” di Charles Perrault (Le Petit Chaperon Rouge del 1697) non ha un lieto fine: la bambina e la nonna vengono mangiate dal lupo e la favola si chiuse con una morale. Mentre nella versione dei fratelli Grimm (Rotkäppchen del 1857) viene aggiunta l’uccisione del lupo da parte di un cacciatore (o di un taglialegna, nelle diverse stesure). In “Hansel e Gretel” dei fratelli Grimm, i due bambini sono portati nel bosco dai genitori e lì abbandonati a causa di una grande carestia. Arriveranno in una casa di marzapane e saranno rapiti dalla padrona di casa che è una strega. Ma i due bambini riusciranno a uccidere la strega bruciandola nel forno preparato per cuocere Hansel. In “Pollicino” di Perrault, la storia è molto simile. Inizia sempre a causa di una carestia, con i genitori che abbandonano i loro figli nel bosco. Pollicino si procura dei sassolini che semina durante il percorso e che fanno ritrovare a lui a e ai suoi fratellini, la strada di casa. Ma i genitori li riportano nel bosco e questa volta Pollicino ha soltanto briciole per segnare il percorso che però vengono mangiate dagli uccelli.
Nella fiaba “La guardiana d’oche” dei fratelli Grimm si leggono veri e propri supplizi… – …Che cosa si merita una persona che ne ha tradito un’altra e le ha carpito la felicità per lunghi anni? – disse il vecchio. L’ancella rispose: – si merita d’essere spogliata nuda e rinchiusa in una botte foderata di chiodi e d’essere così trascinata da due cavalli bianchi per tutte le strade finché non sia morta… In “Nuvolina” sempre dei fratelli Grimm la regina voleva far uccidere Nuvolina molto più bella di lei ma il cacciatore, dopo averla portata nel bosco, non ebbe il coraggio di ucciderla. Il cacciatore portò i visceri di un animale alla regina la quale pensando fossero di Nuvolina, li fece cuocere e li mangiò avidamente… Poi Nuvolina si sposò e la regina, rosa dall’invidia, volle vedere come fosse questa giovane regina tanto bella. La riconobbe ma questa aveva preparato per lei due pianelle di ferro rovente che le furono calzate all’inizio delle danze. Lo stesso burattino “Pinocchio” di Collodi sembra sia stato ispirato dal ritrovamento di un cadavere che aveva mani e gambe di legno e senza naso… Certamente queste prime versioni di alcune fiabe come quelle menzionate poc’anzi sono decisamente più cruente e a tinte fosche rispetto alle successive. I messaggi nascosti in esse fanno paura e se anche alcuni di questi messaggi riescono a essere focalizzati solo dai grandi, quelli più inquietanti però, sono percepibili anche dai bambini. Come non pensare al dolore che può provare un bambino nel sapere che i suoi genitori non lo vogliono? Come non provare paura di un bosco o dell’ignoto? Come non pensare a cosa prova un bimbo di fronte alla violenza degli uomini? Di fronte al sangue… alle armi…? [Messaggi… fiabeschi (1). Continua] Devi essere collegato per poter inserire un commento. |
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