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Il falegname e il partigiano, libro di Antonio De Luca

di Silverio Lamonica
Libro di A. De Luca [1]

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Antonio De Luca, poeta, in giovanissima età fu testimone di un incontro memorabile tra Sandro Pertini, allora presidente della Camera dei Deputati e il falegname Luigi (Gigino) Pacifico, nel laboratorio di Via Nuova a Ponza.

L’On. Pertini giunse a Ponza in elicottero, per inaugurare il monumento funebre ai confinati deceduti nell’isola, cui ancora oggi è possibile rendere omaggio, in località “Batteria” del cimitero di Ponza.

In quella occasione si recò nella strada in cui abitava da confinato, in Via Nuova, dove adesso sorge l’Hotel “La Baia”. Strinse amicizia con Salvatore Pacifico (Pataccone)falegname e musicista” deceduto, purtroppo, due anni prima, come gli riferì il figlio Gigino, che aveva ereditato la bottega paterna e continuava ad esercitare l’attività del genitore.

La casa di Antonio si trova appunto tra il laboratorio e la ex dimora di Pertini, per cui da ragazzino amava frequentare il laboratorio ed emozionatissimo, assistette a quel breve colloquio, rimanendo colpito dal “piglio deciso” di quell’uomo dai modi schietti.

A distanza di alcuni anni Antonio volle rinverdire quell’incontro, e Luigi gli riferì ciò che il padre gli aveva raccontato di quell’amicizia, bruscamente turbata dalla bieca sorveglianza squadrista dei militi fascisti. Ma ai due bastava uno sguardo denso di significati e soprattutto di stima reciproca, cosa che certamente si ripeté con altri amici isolani, come Cristoforo Mazzella (‘U Kaiser) nonno dell’autore di questo avvincente racconto.

Ho avuto l’onore di incontrare Pertini, Presidente della Repubblica, nel 1979, assieme al Sindaco Vitiello e alla giunta comunale di Ponza, com’è riportato anche in questo breve saggio. Come ho avuto il piacere di conoscere Salvatore Pacifico: entrambi suonavamo nella banda musicale di Ponza, con il maestro Anzalone, io il flauto traverso e lui il bassotuba basso, che tutti definivano impropriamente ’u trumbone ’i Pataccone. Anche io mi facevo costruire da lui lo strummolo, la trottola di legno, con cui giocavo a Sant’Antonio con gli altri ragazzini: la prima trottola che si fermava, veniva “punita” dalle altre che la perforavano e la scalfivano profondamente con gli speroni di ferro su cui ruotavano. E Pataccone, contento, le ricostruiva a getto continuo.

Pertini, come tutti gli altri eroi dell’antifascismo, ha sacrificato la libertà per assicurare a noi, loro eredi, una vita migliore. Ricordando i loro sacrifici, non possiamo rimanere indifferenti di fronte al degrado che serpeggia sempre di più nella vita sociale e politica.
A tale proposito, mi unisco alla vibrata denuncia che l’amico Gino Usai ha esposto nella introduzione di questo volumetto, a proposito dell’Europa dell’alta finanza e dei banchieri, così lontana dall’Europa solidale del Manifesto di Altiero Spinelli, anch’egli confinato a Ponza e poi a Ventotene.
Concludo con le parole di speranza del Prof. Usai: “Non bisogna demordere, però, e “Il Partigiano e il Falegname” è un invito a riscoprire antiche storie e antichi valori”.

Di Silverio Lamonica, in condivisione con www.buongiornolatina.it [2]

 

Riportiamo, di seguito, il link  relativo all’articolo, a firma di Clemente Pistilli, che il quotidiano “La Repubblica” di ieri 29 luglio ha dedicato al libro di Antonio De Luca
Pertini e Ponza, amore e passione politica ne “Il falegname e il partigiano” [3]