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Nina: la portatrice di san Silverio

di Rosanna Conte

Nina durante la processione del 2016

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Non sono state frequenti, a Ponza, le donne che hanno portato la barca di san Silverio in processione, ma ci sono state, e tutte rigorosamente ponzesi.
Luisa Spignesi fino a tarda età – ha vissuto 102 anni – si è addossata il peso della barca e del santo per tutta la processione, camminando scalza.
Forse, non sempre sono state ben viste dai portatori abituali, poiché spesso si aggrappavano, invece di sostenere la barca, aggravando la fatica degli uomini.

Negli ultimi anni è Nina, Gaetanina Turino, una non-ponzese che ritroviamo a portare la barca di san Silverio.
Vive ad Arco Felice, ridente contrada nel golfo di Pozzuoli, ma puntualmente arriva ogni anno già prima del 20 giugno per partecipare alla questua e alla preparazione della barca.

Come è arrivata ad essere una fedele di san Silverio, lei che non ne sapeva nemmeno dell’esistenza prima di venire a Ponza?
Me lo racconta a voce bassa, con tono colloquiale e confidenziale, nella hall dell’albergo dove l’ho incontrata qualche giorno dopo la festa del patrono.

E’ stato un caso e si è verificato nel giugno del 2003.

Aveva affittato una casa dietro la chiesa, di cui ammirava la cupola, ma che ancora non era riuscita a visitare perché i suoi tre bambini in vacanza la tenevano impegnata con il mare.
Un giorno in cui lei, non sentendosi bene, era rimasta sola in casa, verso mezzogiorno fu sorpresa dallo scoppio dei fuochi e dalla musica della banda.
Era il 20 giugno. Lei non sapeva che fosse la festa del patrono né conosceva il santo.
Incuriosita dai botti che squarciavano l’aria e dal motivo che veniva supportato dalla coralità collettiva, uscì per vedere cosa stesse succedendo.

Ecco: giungere, richiamata dai fuochi e dalla musica, sulla curva della chiesa mentre gli uomini portavano a spalla la barca del santo, carica di garofani, e ritrovarsi insieme a loro ad offrire la propria spalla è stato un tutt’uno che Nina non sa spiegare.
Ricorda solo che non si aspettava che la processione fosse così lunga, ma se la fece tutta.

L’incontro col santo non si esaurì in quella giornata.
Prima di partire lo sognò. Le offriva a piene mani delle perle bellissime e lei voleva prenderle: accettarle avrebbe implicato sofferenza, ma lei le volle lo stesso.

Nina vede in questo sogno la scelta della sua devozione al santo. Le sofferenze sono sopraggiunte nel corso di questi anni, e tante, ma lei ha avuto sempre san Silverio davanti ed ogni anno viene a trovarlo.
Sul suo comodino, accanto alle immagini sacre, da allora ha il suo posto anche quella del patrono di Ponza, venerato non solo da lei, in famiglia, ma anche dai suoi figli.

Chi l’ha conosciuta, qui a Ponza, parla di una persona elegante e raffinata, che non ha nulla a che vedere con lo stuolo di donne appariscenti e magari snob che frequentano la nostra isola.
Nina è semplice, come la fede che professa.

Dalla sua narrazione emerge infatti una visione ineluttabile della vita che arriva sempre col suo carico di gioie e dolori, di sofferenza e felicità. La fede è la chiave che consente di affrontarla con imperturbabilità, senza amarezze, senza angosce o disperazione.
Quello che per gli altri possono essere solo casi fortuiti, per Nina sono segni, che non vanno necessariamente interpretati quando arrivano, ma vanno notati.
Parlare della propria anima con semplicità non è da tutti, e lei lo sa fare.

Durante la nostra chiacchierata mi ha chiesto più di una volta se reputavo di una qualche importanza quello che mi stava dicendo.
Certo, Nina!
Tutto quello che è nell’animo umano – che sia semplice, complesso o contorto – è importante.
A maggior ragione se poi  proviene da una ponzese-acquisita grazie alla fede in san Silverio.

Arrivederci al prossimo anno, Nina!