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Anticipo ieri sera 20 giugno a Roma – nella bella sala dell’Auditorium dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi, ex Discoteca di Stato, a via Caetani – della Festa della Musica che si terrà a Roma e in molte città del mondo oggi 21 giugno.
Non è un’iniziativa locale. Nata in Francia nel 1982 come “Fête de la Musique” promossa dall’allora Ministro della Cultura Jack Lang, invitava tutti i musicisti, professionisti ed amatori a suonare il 21 giugno per le strade, sulle piazze di ogni città. Fu scelto questo giorno in quanto coincideva con il solstizio d’estate: è la notte che richiama riti pagani e l’antica tradizione delle feste di San Giovanni.
“Anno dopo anno, la manifestazione si è sviluppata fuori dalle frontiere francesi, e si iscrive ormai in un contesto europeo che coinvolge numerose città in tutto il mondo (circa 400). In Europa dal 1995 hanno aderito, confederandosi in una associazione europea, le città di Atene, Barcellona, Berlino, Budapest, Bruxelles, Lisbona, Liverpool, Losanna, Madrid, Napoli, Parigi, Praga, Roma, Senigallia (AN), Lanuvio (RM)” [lo scrive Wikipedia, mica lo dico io!].
L’evento di eri sera era organizzato di concerto tra il Circolo Gianni Bosio, l’Istituto Centrale per i beni sonori e ed audiovisivi (ICBSA, ex Discoteca di Stato), e l’AMM – Archivio delle memorie migranti, per presentare un nuovo cd: “We are not going back. Musiche migranti di resistenza, memoria e orgoglio” (Non torneremo indietro…).
Sandro Portelli, direttore del circolo Gianni Bosio ha ricordato in apertura di serata la canzone popolare romanesca “Roma forestiera” rinverdita da Gabriella Ferri – Nannarè’… te sei scordata che sei romana, li stornelli nun canti più… – per dire che Roma è diventata una città triste, dove non si canta più… se non fosse per tanti stranieri che con diverse iniziative musicali (scuole di musica, ensemble musicali, aggregazioni varie) hanno riportato la musica nelle strade della capitale.
Per celebrare l’evento si sono susseguiti sul palco quattro artisti che, ognuno per il proprio paese di origine, hanno eseguito brani tratti dal cd.
Sushmita Sultana dal Bangladesh ha cantato in indi poesie (prima lette in traduzione italiana) tratte da Rabindranath Tagore, premio Nobel per la letteratura nel 1913 (il primo Nobel letterario non occidentale nella storia del premio).
Sushmita si accompagnava con l’armonium una piccola pianola semi-portatile a mantice (azionato con la mano sinistra), comune in India in molte performance musicali “da strada”.
Abdurahman “Mamoste” Ozel (Kurdistan), piuttosto anziano, stimato esponente della resistenza curda che con giovanile energia ha cantato e suonato il saz, detto anche chitarra saracena, uno strumento a corde membro della famiglia dei liuti a manico lungo.
Roxana Ene (Romania) con Franco Pietropaoli alla chitarra hanno proposto un canto popolare rumeno e due stornelli romaneschi.
Madya Diebate (Senegal) alla kora, strumento tradizionale senegalese usato dai griot (*), sorta di cantori girovaghi di cui Madya, per lunga tradizione familiare discende…
La kora è uno strumento incredibile, difficile da suonare (e da accordare), con un suono che somiglia a quello della cetra, ricavato da una zucca svuotata ed essiccata ricoperta di pelle di animale, con delle corde che nell’originale sono di budello di animale (ora in nylon).
Ma meglio di tante parole può servire un breve video (trovato su YouTube), di quando Madya Diebate ancora suonava per strada; ora ha fatto tournée in Brasile, in Perù e vive stabilmente a Roma.
Guarda e ascolta qui:
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Nota
(*) – Un griot compare nelle sequenze africane di un film di Bernardo Bertolucci (Besieged – L’assedio, del 1998, con Thandie Newton e David Thewlis), per il resto ambientato in un palazzo di Roma vicino Piazza di Spagna.
Lo scenografo di questo film, come di altri di Bertolocci, è stato Gianni Silvestri (leggi qui)