Ambiente e Natura

Assaggio di Sicilia (2). Siracusa e altro…

di Sandro Russo

 

Il viaggio di trasferimento da Catania a Siracusa non è gradevole.
Nella macchina effonde un odore come di olio lubrificante; ma non viene dal motore… Si guarda dalla parte del mare (scendendo lungo la costa è alla mano sinistra), e non è un bel vedere. Non a caso si è scelta l’autostrada e non la litoranea. Augusta, Priolo, Melilli…

Mappa Sicilia sud-orientale

Baia-di-Augusta

Petrolchimico-Siracusa.OK_

Mappa delle Sicilia sud-orientale; baia di Augusta e “petrolchimico” di Siracusa dalla strada all’interno

Tornano alla memoria le tante cose dette con Tano e altri amici siciliani, da Tea nei suoi racconti e nei suoi libri

“…io parlo di un mondo, di una Melilli, che per certi versi non c’è più. Il mondo prima dell’impianto della raffineria di petrolio che a partire dagli anni ’50 ha creato nella mia zona uno dei più grandi poli petrolchimici italiani.

Io racconto quello che era prima: una zona ricca di giardini. I ‘giardini’ per noi sono limoneti e aranceti. Era la zona dei cento pozzi di acqua dolce vicino a Melilli. Era un paradiso con un’economia unicamente agricola. Poi è arrivata l’industria e non si è badato a molte cose: hanno sventrato la zona archeologica di Megara Iblea. Non gli è importato nulla. Però questo ha portato ricchezza. Negli anni ’60, così si diceva, così io sentivo dire, Melilli era il comune più ricco d’Italia. La Esso dava stipendi favolosi, regali per i figli. C’era, mi raccontano, chi per uscire la domenica a passeggio si metteva la tuta della Esso: come a dire sono un buon partito. E quella ricchezza, come in tante altre parti d’Italia, ha portato alla cementificazione selvaggia. Si distruggeva tutto per costruire sempre nuove case. (…) – [Dall’intervista di Lorenza a Tea Ranno (leggi qui)].

L’abbiamo pensato (e scritto) altre volte: La povertà e la mancanza di lavoro sono cattive consigliere! La mente torna a quel che ha rappresentato l’arrivo della Miniera a Ponza; ora ne vediamo i danni ma non dimentichiamo i vantaggi che rappresentò al tempo e perché fu accettata come una manna dal cielo dalla popolazione…

Priolo.-Polo-petrolchimico.OK_
Bene o male si arriva a Siracusa, all’altro estremo del golfo di Augusta.
Siracusa, nell’ultra-semplificazione del turista è l’Ortigia, il teatro greco e l’Orecchio di Dionisio; poco più… Ah sì, i gelati! Ma quelli, in Sicilia sono dovunque e sempre buonissimi!

Ortigia (in siciliano Ottiggia; il suo nome deriverebbe dal greco antico ortyx che significa “quaglia”) è l’isola di circa un km quadrato di estensione che costituisce la ‘punta’ con cui Siracusa aggetta a mare, unita alla terraferma da due ponti gemelli. Storia complessa… l’Ortigia è stata svuotata e riempita di tanta gente diversa nel corso dei secoli, conquistata e liberata più volte; più recentemente “vetrina bella”: l’avamposto culturale e storico della città.

Papiri e papere alla fonte Aretusa in Ortigia

La fonte Aretusa, papiri e papere, in Ortigia, a Siracusa

Siracusa-Teatro-Greco

Teatro greco di Siracusa. La rappresentazione dell'Elettra di Sofocle. Sabato 4 giugno

Il teatro greco di Siracusa. Per una botta di fortuna la sera dell’arrivo in città è stato possibile assistere all’Elettra di Sofocle

***

Mentre le informazioni turistiche relative possono essere accessibili dal web (buono l’approfondimento di Ortigia su Wikipedia), si vuole qui esporre qualche considerazione sulle piante incontrate durante il viaggio.

Tempo fa se ne scrisse, delle piante furastereleggi qui e qui. Sul sito cova  e periodicamente si manifesta la polemica se a Ponza mantenere una rigida protezione della flora isolana o accettare le contaminazioni – un po’ spontanee, spesso indotte dall’uomo -, con piante di provenienza estranea. Spesso alle ‘infiltrate’ non facciamo neanche più caso, come per il ficodindia, l’agave, l’eucalipto e molte altre…

Ora in Sicilia, grazie anche al clima sub-tropicale che l’isola detiene, ho visto tante, ma tante piante furastère

Siracusa. Jacaranda sulla via per il Teatro greco. Sfondo Latomie

Jacaranda  (Jacaranda mimosifolia, Fam. Bignoniaceae) fiorita sulla via per il teatro greco di Siracusa; sullo sfondo le rocce delle latomie: sotto altre jacarande a Catania lungo le strade cittadine, ma ovunque se ne incontrano, in questa stagione fiorite di blu-lavanda; ancora sotto, particolare del fiore

Catania. Jacarande.7

Jacaranda mimosaefolia. Part. fiore

Ficus Catania Bignonia Giardino Pacini

Ficus magnolioides (Fam. Moraceae), dal tipico tronco attorcigliato; qui, con bignonia fiorita sullo sfondo, a Catania (giardino Pacini)

Ficus macrophylla. Part. foglie

Ficus magnolioides o F. macrophilla in piazza della Marina in Ortigia, e particolare delle foglie

Schinus molle. Anacardiaceae

Falso pepe con le bacche di pepe rosa

Schinus molle (Fam. anacardiaceae) anche noto come falso pepe; le bacche (pepe rosa) e anche le foglie sono commestibili, dal sapore di pepe ma non piccanti

Cassia fistula

Cassia fistula, vista al volo lungo l’autostrada per Rosolini

Siracusa Ortigia. Streletzia reginae bianca

Siracusa Ortigia. Streletzia reginae bianca. Part

Strelitzia-reginae

Strelitzia reginae alba, parente della più comune varietà a fiore arancio e blu (comune Fam. Musaceae), fotografata in Ortigia

Siracusa Ortigia. Acocanthera o Carissa spectabilis

Carissa macrocarpa. Part.

Acokanthera o Carissa spectabilis , var. macrocarpa (o grandiflora); Fam. Apocynaceae. Ha fiori molto profumati (come un gelsomino),  foglie coriacee, presenza di spine (per cui spectabilis), ; tutte le parti verdi della pianta sono tossiche, ma le bacche brune sono commestibili (in sud-Africa è conosciuta come Natal Plum, cioè prugna del Natal)

Siracusa Thunbergia grandiflora

Thunbergia Grandiflora. Part. fiori

Thunbergia grandiflora lungo una cancellata, a Siracusa; con il particolare del fiore

Plumeria alba. Fam. Apocynaceae
Plumeria alba
, in questo viaggio ritrovata sul lungomare di Donnalucata (non era in fiore), ma in altri viaggi vista sui terrazzi di Palermo (a Mondello +++) dove la chiamano la pianta dei gusci d’uovo per l’uso di proteggerne gli apici durante l’inverno con mezzo gusci d’uovo capovolti
(anche nota in Sicilia con il nome di pomelia o di frangipani, dal nome del famoso profumiere)

Prosegue il viaggio, attraverso Noto e la sua antologia sul barocco siciliano; Modica dall’antica tradizione cioccolatiera, che suscita invero parecchia curiosità (insieme all’acquolina in bocca!)

Cioccolato di Modica
Pare che la tradizione della cioccolata a Modica risalga al XVI secolo, mutuata dagli spagnoli che avevano una sorta di governatorato sulla città. Una simile lavorazione del cioccolato “ a freddo” esiste, oltre che in Messico e Guatemala, anche nella città spagnola di Alicante. Il risultato è un prodotto non privato del burro di cacao, con una gradevole granulosità dello zucchero che rimane cristallino, e caratterizzato dall’assenza di sostanze estranee (grassi vegetali, latte, lecitina di soia).

Cioccolato di Modica. Part.

Infine Ragusa Ibla. La città vecchia, di maggior pregio storico e architettonico è quella inferiore, al contrario del solito (si fa comunque riferimento a monumenti edificati successivamente al tremendo terremoto del 1693 con epicentro nella valle di Noto).
Una cosa che colpisce a Ragusa Ibla è la gran quantità di chiese – 48 chiese! ci dice un pratico locale -, e santi sparsi a pioggia in edicole, tabernacoli, effigi e statue agli angoli dei palazzi… A giudicare solo da questo, ne avranno di rosponi i ragusani da farsi perdonare..!

Ragusa Ibla. Il Duomo di S. Giorgio

Ragusa. Angolo di casa

Immagine del Duomo di Ragusa Ibla dedicato a S. Giorgio; sotto, una delle tante figure di santi che si trovano sparse per la città

***

Il viaggio è finito – …Male e bene fina vene!, diceva mia nonna Natalina – e si torna a casa…
Dopo quasi una settimana d’assenza è d’obbligo un giro tra le piante del giardino dove si ritrova, nello stagnetto fatto col glorioso gommone (Zodiac Astral 3,40) aperto e riempito d’acqua, il papiro di Siracusa (fornito da Tano) che prospera vicino al papiro comune (diversa varietà stessa Famiglia: Cyperaceae).

Papiro di Siracusa e altro

E un’altra sorpresa… Un vialetto coperto di fiori blu caduti dall’alto… Sì, è proprio una jacaranda che (a partire da un seme venuto dal Costarica poco più di vent’anni fa) ai Castelli romani vive e vegeta benissimo, pur sfogliando d’inverno, ed è diventata un albero maestoso.

Tappeto di fiori di Jacaranda

Jacaranda di Lanuvio

È il gioco delle piante senza frontiere…

 

Per la prima puntata, leggi qui
[Assaggio di Sicilia (2). Siracusa e altro… – Fine]

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