- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Buone notizie dal Sud. (3). Santa Maria Capua Vetere e Caserta vecchia

di Sandro Russo

 

Sempre bisogna finire il report di un viaggio prima di partire per il successivo, perciò eccomi a completare con le ultime due tappe il week-end di qualche settimana fa.

In mattinata, sulla via per la reggia di Carditello (leggi qui [1]), si fa tappa a Santa Maria Capua Vetere per vedere l’anfiteatro capuano e qualche altra cosa.

L’anfiteatro è maestoso; dei resti romani di questo tipo è secondo per dimensioni solo al Colosseo di Roma, al quale è antecedente e cui probabilmente servì da modello. Fu sede della prima e rinomatissima scuola di gladiatori.

Anfiteatro campano.1 [2]

Anfiteatro campano.2 [3]

Anfiteatro campano.3 [4]

Anfiteatro campano. La pianta ogivale dell'interno [5]L’anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere all’esterno e all’interno, di pianta ellittica

Molto interessante anche l’adiacente “Museo dei gladiatori”, essendo Capua il centro di smistamento delle bestie feroci che giungevano dall’Africa (altro che bracconieri!) e di schiavi da addestrare ai “giochi” circensi.

Toccante il Museo anche per quel che non dice ma solo suggerisce: della suprema indifferenza per il destino di migliaia di animali portati via dall’Africa e da altre regioni dell’impero… e questo era il meno, rispetto agli schiavi umani e ai gladiatori. Viene evocata la figura storica di Spartaco, lo schiavo ribelle ammutinatosi al potere centrale, che tenne in scacco le legioni romane per mesi nel 73 a.C., prima di essere sconfitto dalle preponderanti forze messe in campo. Lui morì in battaglia, ma rimase famosa la rappresaglia contro chi aveva osato mettere in discussione la potenza di Roma: seimila (!) ribelli sopravvissuti alla battaglia finale vennero messi a morte, crocefissi, lungo la via Appia da Capua a Roma.

Ogni tanto – purché non troppo spesso – può essere salutare una immersione nelle (in)civiltà passate.

Fedor_Bronnikov_002 [6]

Dipinto di Fyodor Andreyevich Bronnikov: Gli schiavi crocefissi (1878) – Tretyakov Gallery, Mosca

Ma Capua ha anche un’altra perla da mostrare: un Mitreo (II scc. d.C.) a qualche distanza dall’anfiteatro (raggiungibile a piedi). Si pensa in relazione alla diffusione del culto mitraico portato dall’Oriente dai gladiatori di stanza a Capua.
Un locale sotterraneo di forma rettangolare e volta a botte di 12 metri per 3; scoperto casualmente solo nel 1922 durante uno scavo.

Alla base del dipinto in fondo alla stanza, oltre all’immagine del dio Mitra che uccide il toro, delle figure di contorno: il sole, la luna, l’oceano, la terra, due arcieri, e un serpente e un cane tra i piedi del toro ferito.

La memoria non può non tornare al Mitreo di Ponza, tanto gelosamente custodito che il ‘nostro’ Silverio Lamonica, tanto interessato ad esso da averci scritto un libro sopra, a suo tempo non era riuscito a vederlo!

In un articolo dell’agosto 2012 (di Lino Catello Pagano) è citato proprio il libro di Silverio e mostrata l’immagine del dipinto murale di Capua (leggi qui [7]).

Mitreo di Capua. Foto dell'autore [8]

Piccola scultura marmorea della parete di sin nella sala del Mitreo [9]L’affresco principale in fondo alla sala del Mitreo e una piccola scultura marmorea (circa 40 cm. x 30) sulla parete di sin. dello stesso ambiente (foto dell’autore; cliccare per ingrandire): sotto, la foto da Wikipedia, in migliori condizioni di illuminazione
Mitreo di Santa_Maria_Capua_Vetere_Mithraeum_Tauroctony. II sec d.C. [10]

 

Infine per chiudere la giornata si fa un salto a Caserta vecchia. Perché mai?

Perché si sta a Caserta e il borgo antico è lì a pochi chilometri; perché ci si è sposato Mario (Balzano) e avevo un vago ricordo di un pranzo pantagruelico e di mozzarelle “le più buone del mondo”; infine perché l’amico che è con noi ha detto che ci ha mangiato la pizza più buona di sempre con la sua ex moglie.

Interessante già la genesi del nome, che poi passerà a Caserta: Casam irtam (dal latino: “villaggio posto in alto”).

Lo sguardo spazia dai monti fino al mare e le isole di fronte (Capri e Ischia, in verità un po’ indistinte nella foschia). C’è un’atmosfera di “salotto buono” della città dove si va la sera a passeggiare per stradine e angoli suggestivi, o a mangiare la pizza.

Ci sono scorci interessanti, un duomo storico, passeggiate tranquille nella parte più antica vietata alle macchine (finalmente anche qui si trova questo coraggio, come è comune nei borghi toscani!).

Tutto molto gradevole, ma per mangiare decidiamo per scendere giù, dal momento che con i ricordi e con gli assoluti la battaglia è persa in partenza: meglio non andarli a ‘sfruculiare’.

Caserta vecchia. Panorama [11]Caserta vecchia. Panorama

Vicoli di Caserta vecchia [12]Vicolo di Caserta vecchia

Il Duomo di S. Michele Arcangelo a Caserta vecchia [13]

Il Duomo da un'altra angolazione [14]

Il campanile in fondo al vicolo [15]Il Duomo di S. Michele Arcangelo a Caserta vecchia, da diverse angolazioni

Le rovine del Castello di Casertavecchia [16]Le attuali rovine del castello sono costituite da due sale sovrastanti e dal “Mastio”, alto circa 30 metri, l’unica rimasta delle quattro torri del castello, disposte in corrispondenza dei punti cardinali

***

Finita la gita, c’è ancora da dare la spiegazione del titolo: “Buone notizie dal sud”.

…Perché “gira gira” su Napoli e dintorni anche noi del (Centro)-Sud siamo prevenuti, ci aspettiamo il peggio, e ci stupiamo quando troviamo un paese “normale”.

Certo, siamo passati anche dalle parti di Villa Literno e i mucchi di detriti e l’ immondizia per strada ci sono davvero, come una sequela di supermercati e di centri commerciali in numero quantomeno sospetto.

Ma a parte questo, l’atmosfera è gradevole e rilassata, la gente gentile, i prezzi onesti… I musei sono aperti e curati (al Mitreo un custode taciturno ma gentile); a San Leucio un custode gentilissimo e generoso. Carditello era chiusa per lavori, e già questo era un ottimo segno, ma quel che si vedeva dal cancello faceva sperare bene.

Sarà anche che genericamente come italiani, siamo “colpevoli”, abituati ad essere trattati male e che tutto sia vietato… (non lo dico io, ma Giorgio Manganelli in un folgorante scritto del 1986 che mi sono procurato e presto metterò sul sito – N.d.A.) […messo! leggi qui [17]].

Un esempio minimo ma indicativo: accedendo all’area archeologica di Capua, non dall’ingresso principale ma dalla parte dove avevamo parcheggiato le macchine, abbiamo attraversato un prato verde. Da lontano una ragazza ci faceva dei segni. Ci siamo avvicinati per chiedere scusa di essere passati sul prato, ma lei ci voleva solo dare delle informazioni… Che l’accesso all’anfiteatro era libero, mentre per il Museo del gladiatore, il Mitreo e altro, c’era da pagare un biglietto (che abbiamo fatto); se dopo aver visto tutto quel che c’era lì ripassavamo da lei, ci avrebbe dato le indicazioni per raggiungere i siti più distanti.
Gentile e disponibile.

Ma dappertutto l’atmosfera era questa: come quando volendo prendere delle pastarelle “per ricordo”, ci siamo fermati ad una pasticceria che ci avevano indicato. E lì, per dieci-paste-dieci (sfogliatelle liscie e “ricce”, aragostone di dimensioni ragguardevoli, vere “oversize”) abbiamo pagato un prezzo imbarazzante: 10 euro!

 

[Buone notizie dal Sud. (3). Fine]

[Per recuperare tutti e tre gli articoli, digitare – Buone notizie dal Sud – nel riquadro CERCA NEL SITO, in Frontespizio]