Attualità

“A scuola di dissenso. Storie di resistenza…”. Presentazione al Maschio angioino

di Rosanna Conte

Il consenso spontaneo o manipolato al fascismo, la sua violenza, la sospensione dell’habeas corpus, la favola illusoria degli “italiani, brava gente”, il non aver mai fatto, gli italiani, i conti col loro passato, la cultura come strumento di sopravvivenza…
Questi ed altri sono stati i temi dibattuti, mercoledì 25 a Napoli nella sede della Fondazione Valenzi al Maschio Angioino,  alla presentazione del libro di Ilaria Poerio: A scuola di dissenso. Storie di resistenza al confino di polizia (1926-1943.

Poerio. A scuola di dissenso

Sono intervenuti i proff. Guido D’Agostino, Presidente dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza (ICSR), Paolo De Marco, docente di Storia Contemporanea della Seconda Università di Napoli, Maria Antonietta Selvaggio, docente di Metodologia e Tecnica della Ricerca sociale presso l’Università di Salerno, Francesco Soverina, responsabile dell’Archivio e della Ricerca dell’ICSR.

Il volume, nato dalla tesi della Poerio per il dottorato di ricerca in Italianistica presso l’Università di Reading (Regno Unito), evidenzia come l’istituto del confino di polizia sia diventato, ad opera degli antifascisti confinati, uno speciale laboratorio politico da cui vennero fuori uomini e donne strutturati per resistere non solo alla repressione coercitiva del confino, ma anche alla successiva lotta armata con torture e fucilazioni. I valori che veicolarono in quel contesto li accompagnarono nel lungo e accidentato percorso che giunse fino alla repubblica.
Ilaria Poerio, dopo aver ricostruito la storia del confino di polizia dallo stato liberale fino allo stato fascista, sceglie di focalizzare il suo studio sulle località insulari e, naturalmente, si sofferma anche su Ponza, giovandosi, oltre che dei documenti di archivio, di una vasta bibliografia che comprende i lavori di Silverio Corvisieri.

Discuteremo di tutto ciò con l’autrice, la sera del 4 agosto sul Lanternino a Ponza, insieme a Gino Usai.

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