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Sorprendente Mediterraneo. Intervista a Donatella Bianchi

segnalato dalla RedazioneDonatella Bianchi [1]

 

Sorprendente Mediterraneo. Intervista a Donatella Bianchi

di Enrico Peverieri (*) 

Per fortuna il Mare Nostrum riesce a difendersi bene…
Ma il nostro paese non trova l’attenzione necessaria a collocare mare e ambiente al centro delle sue preoccupazioni.
Lo afferma Donatella Bianchi, presidente di ‘Wwf Italia’ e conduttrice di ‘Linea Blu’.
Intanto si acuisce il problema del consumo delle risorse naturali e della sostenibilità ambientale

Ci porta da anni il mare nelle nostre case. Conduttrice di Linea blu, la storica trasmissione Rai sul Mediterraneo, Donatella Bianchi da poco più di un anno è presidente di Wwf Italia. La competenza acquisita sul campo e l’autorevole “osservatorio” che presiede la rendono un’interlocutrice preziosa per affrontare i temi della natura, del rapporto che abbiamo con essa e della condizione dei nostri mari. Senza dimenticare di fare tesoro della sua esperienza per qualche indicazione di prima mano sui luoghi da non  perdere.

Anche se timidamente, sembra farsi avanti una maggiore sensibilità rispetto alla natura: più consapevolezza su consumo delle risorse, riconoscimento dell’importanza della tutela ambientale e della biodiversità. Si può essere cautamente  ottimisti?

Ottimismo a livello di singole comunità o di persone. Preoccupazione se ci riferiamo alle intese strategiche. Ricordiamo solo il caso del ponte di Olbia, appena ricostruito, che si è trasformato in barriera contrastando il deflusso delle acque nell’esondazione di qualche settimana fa, ad appena due anni dalla precedente alluvione. C’è un problema di lontananza dai problemi ambientali, di insufficiente presa di coscienza dei luoghi decisionali difficile da risolvere.
Sembra instaurarsi un meccanismo perverso…

E per quanto riguarda il tema del consumo delle risorse?

Pensiamo al mare: autorizziamo perlustrazioni finalizzate a concessioni petrolifere vicino a luoghi di bellezza incomparabile, come Lampedusa o Pantelleria. Affrontiamo la questione dei fondali sottomarini senza elementi che considerino gli equilibri necessari alla stessa catena alimentare. Il nostro obiettivo è la sostenibilità, ma che cosa serve proclamarlo se poi andiamo a trivellare quegli stessi fondali per nuovi pozzi, se c’è in mare tanto materiale plastico da soffocare balene e tartarughe marine… Dobbiamo mettere il mare  al  centro  delle  nostre preoccupazioni, ma è lo stesso paese che non riesce ancora a trovare l’attenzione necessaria.

Qual è la ragione di  fondo?

Viviamo nel tempo della logica del profitto. Se una qualsiasi questione non ha valore economico adeguato, se ha ricavi ridotti, è priva di importanza. Un’economia su valutazioni ambientali oggi non riesce ad andare avanti. Mentre uscire dalla logica del profitto è indispensabile per delineare scelte strategiche.

Eppure si tratta di una valutazione fondamentale…

Sì, ed è talmente importante per gli uomini che il Papa ha dedicato un’enciclica alla questione ambientale. Dissipare il patrimonio naturale comporta una profonda ingiustizia verso chi non ha voce, le piccole comunità che vivono delle risorse locali.

La scuola può, o deve, essere un luogo importante per l’educazione ambientale?

Bisogna partire da qui, ma deve essere inserita un’educazione ambientale vera. Oggi abbiamo uno studio teorico, senza alcuna conoscenza reale del problema. Solo con questa potremo raggiungere, per esempio, una maggiore consapevolezza sulle questioni dell’ecosistema e reagire al degrado, affrontare il consumo delle risorse. Oggi l’utilizzo generalizzato di risorse naturali a livello globale supera una volta e mezzo il tempo di rigenerazione. Attraverso la scuola potremmo imparare ad essere più attenti al problema e più sobri nei comportamenti.

Quali sono gli strumenti più opportuni per informare i cittadini e aiutarli in una  formazione ambientalista?

Aumentare gli spazi di discussione per affrontare in modo non terroristico i temi ambientali al di fuori delle emergenze. Troppo spesso, invece, i media ne trattano solo in questi casi.

Ma si può vivere a misura di natura, quali comportamenti sono necessari? Il problema è riuscire a mantenere l’equilibrio, conservare la biodiversità. La priorità è fronteggiare il cambiamento climatico.

Ha parlato di indifferenza generale, specie politica, nei confronti del mare. Perché questa insensibilità?

Più che le politiche, in Europa manca l’attenzione. Occorre un’assunzione trasversale di responsabilità. Non c’è sufficiente applicazione di quanto vie- ne stabilito, occorre semplificare passaggi e processi, procedere ad una effettiva rendicontazione.

A che punto è lo stato di salute dell’eco-regione Mediterraneo?

Come gli altri mari si trova con le risorse naturali dimezzate. Una soluzione è spostare i consumi ittici sulle specie disponibili. Ma il Mediterraneo è un’area sorprendente, che ha in sé le capacità di rinnovarsi. Conserva angoli incontaminati, luoghi bellissimi, nelle aree marine protette il pesce ritorna, le risorse ittiche generano una forte economia. È un mare positivo.

Proprio il Mediterraneo ha rappresentato nella storia una culla di rapporti fra popoli e paesi diversi. Potrà ricoprire lo stesso ruolo riguardo all’ambiente e alla biodiversità?

Il Mediterraneo è sconquassato da drammi che lo attraversano senza sosta. La tragedia dei migranti, la situazione libica, quella siriana, i problemi della Tunisia, i contrasti della Turchia, per citarne alcuni, indicano una lacerante frammentazione in atto. Da un punto di vista politico l’area attraversa un momento estremamente delicato. L’obiettivo è costruire un unico Mediterraneo e per raggiungerlo l’Italia deve ricoprire un ruolo maggiore.

 

(*) – Intervista di Enrico Peverieri – Direttore della rivista “InNatura”.

File .pdf dell’articolo uscito con il 1° numero della nuova rivista, anno 1, del nov-dic. 2015: InNatura. Sorprendente Mediterraneo. Intervista a Donatella Bianchi [2]