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Fantasticherie. Major e Minor (5). Quinta e ultima puntata

di Pasquale Scarpati
18. Silvano Braido.La Nina la Pinta e la Santa Maria [1]

 

Minor (seguito)
Ovviamente non mancarono le resistenze da parte di chi paventava troppa confusione o quelli che vedevano pochi o scarsi spettatori per le loro iniziative, ma, nel complesso, la gente si divideva tra le molteplici attività così da sembrare poca. In realtà accorreva numerosa. Non finiva una manifestazione che quasi subito ne iniziava un’altra. A volte ve n’erano alcune in contemporanea per cui era bello essere indecisi a quale assistere e soprattutto sapere di non annoiarsi nel ripetere, soprattutto di sera, con le mani in mano, su e giù fino alla noia, il medesimo tratto di strada. Anzi era ancor più bello poter andare a dormire non solo perché stanchi dell’intensa giornata, ma anche perché vi era la prospettiva di assistere, il giorno dopo, se non partecipare ad un altro evento. Per questo tra i componenti delle comitive, a volte, si accendeva una discussione, anche animata, su cosa andare a vedere o a cosa partecipare.

22. L'isola della pioggia [2]

Sorsero i mercatini a cadenza periodica. In questi erano offerti prodotti locali e non, soprattutto quelli della terra e dell’artigianato. I primi derivavano dai campi del circondario, i secondi dalle mani abili di donne ed uomini che avevano ripreso gli antichi mestieri. C’era chi utilizzava la moderna tecnologia, chi, invece preferiva i vecchi trapani e ’a chianozza. Insomma sembrava il risveglio dell’anno mille quando dal mondo chiuso e sonnolento dell’economia curtense si andò verso una nuova civiltà e soprattutto verso un nuovo modo di pensare. Qualcuno definì tutto questo come “Il futuro con il ritorno al passato”. Non basta: ogni anno, insieme ad alcuni eventi che rimanevano inamovibili, scartati quelli che non avevano avuto successo, ostinatamente se ne ideavano degli altri o si correggevano quelli precedenti e/o si adattavano ai tempi. Così i cittadini erano invogliati a riunirsi quanto più possibile e di conseguenza a confrontare le idee.

Però, come spesso accade, questo fatto non era gradito a qualcuno il quale tentava di boicottare tutto adducendo varie ragioni (quelle più ricorrenti erano: “Non servivano a niente oppure erano una perdita di tempo”). Ma la maggior parte dei cittadini, ostinatamente, continuavano per quella strada, sordi al canto delle poche “sirene” che tentavano di imbrigliarli e, di conseguenza, di farli affogare. Così novità e tradizioni armoniosamente si fondevano e, pertanto, non c’era neppure bisogno di fare molta propaganda perché, si sa, le voci si rincorrono dappertutto.

19. Silvano Braido. Città sull'albero [3]

Una volta accadde una cosa strana. Durante una discussione animata in un consiglio comunale, dove si toccavano punti salienti e soprattutto concreti, un consigliere, alzandosi, propose di discutere in un successivo consiglio lo stesso punto posto all’ordine del giorno del vicino paese Major: “Agevolazioni per i nativi ma non residenti”. Tutti gli astanti si guardarono esterrefatti.

Sicuramente quel Temerario aveva avuto qualche “soffiata” da parte di qualcuno proveniente dalla vicina località (l’invidia non si fa mai i fatti suoi). Il Primo cittadino decise non solo di porlo all’ordine del giorno ma anche di far partecipare al dibattito chiunque volesse, anche del pubblico (non erano molti i residenti anche perché, nonostante le numerose richieste, non era facile ottenerla). Tutti si iscrissero a parlare anche i bambini delle elementari.
Il giorno in cui questo argomento venne discusso vi fu una grande affluenza, addirittura intervenne la TV locale ed anche quella nazionale, oltre ovviamente alla radio locale che trasmetteva sempre i dibattiti dei consigli comunali. Il Primo cittadino, a dire la verità, era un po’ spaventato perché non sapeva quale piega avrebbe preso il dibattito, ma era coraggioso ed affrontava serenamente qualsiasi cosa. D’altra parte aveva dato piena voce ai cittadini e di più non si poteva pretendere in una vera democrazia. Tutti intervennero: i più ‘a braccio’; quelli che avevano scritto in precedenza il discorso, dopo un po’ abbandonavano il testo scritto per proseguire sull’onda dei ricordi. Ognuno narrava di questo e di quello, ognuno voleva dire la sua. Il dibattito, pertanto, si protrasse per molto tempo. I bambini, poi, intervennero con letterine e poesie indirizzate ai parenti (mai conosciuti) che erano andati via per necessità o per altri motivi, portando dappertutto non solo le braccia ma anche le tradizioni e contribuendo finanziariamente e magnanimamente alle feste che ogni anno si organizzavano nel paese. In queste auspicavano il loro ritorno, sia pur per breve tempo, per poterli conoscere, abbracciare e soprattutto per far respirare il profumo dell’aria natia, per poter mostrare i buoni mutamenti avvenuti nel corso degli anni, con l’intima speranza che potessero ritornare più spesso.

20. Silvano Braido. L'estremità del ramo [4]

Alla fine, all’unanimità, fu deciso di approvare quell’unico punto posto all’ordine del giorno. Il Primo cittadino, persona molto pratica e senza fronzoli per la testa, per dare organicità e per verificare se quello che era stato approvato non fosse cosa “campata in aria”, come spesso accade, predispose un modulo da riempire per coloro che volessero fare delle agevolazioni, nel quale non solo si disegnava il periodo ma si quantizzavano, in termini monetari, le agevolazioni che si intendevano effettuare. In verità, un po’ incredulo, non fece stampare molti moduli.

Invece andarono letteralmente a ruba e l’impiegato preposto dovette procurarsi un registro più grande per poter annotare tutto. Infatti non solo parteciparono i gestori di alberghi ma anche i privati misero a disposizione i loro appartamenti. Ad un certo punto, quello che pensa alle corbellerie perché non sa altro a cui pensare, osò presentare alla cittadinanza tutta, anche un’altra “curiosa” proposta: “Perché non facciamo anche una petizione per agevolare, per i suddetti, il costo del biglietto del battello?” Anche questa iniziativa riscosse notevole successo ed il primo a porre la firma fu il Primo cittadino e poi tutti gli altri fecero a gara perché ognuno voleva che la sua firma fosse anteposta a quella degli altri.
Non si sa come la cosa andò a finire.
Forse non se ne fece un bel niente; fu comunque un bel gesto se non altro di riconoscenza e nel contempo si era vista un’iniziativa che, finalmente, nasceva dal “basso”.
Non mancò chi espresse i suoi dubbi paventando una sorta di elemosina o adducendo altre motivazioni. L’importante però fu che, se ne non altro, venne aperta una nuova discussione (così com’era loro costume) che si estese dalla sfera privata a quella pubblica interessando, di conseguenza, tutte le associazioni, i partiti ed il nascente web.

21. Silvano Braido. Isola pesce [5]

Il solito cattivo, che gode delle lamentele e dei dolori degli altri, passando di là dovette ammettere tra i denti (forse masticava qualcosa di amaro): “Chesta gente non ten’ ’u’ pizz buon’ e i’ scell’ rott’ (letteralmente il becco buono e le ali rotte: sa solo ingozzarsi, senza far niente ), ma “sap’ leva’ ll’uovo ‘a cul’ a’ gallina” (letteralmente toglie l’uovo alla gallina prima che lo faccia cadere a terra, cioè ci sa fare e soprattutto si dà da fare)”. Questa volta se ne andò bofonchiando perché la sua cattiveria era stata punita.

– Tutte stranezze! – disse ad alta voce qualcuno che si era messo ad origliare mentre queste facezie mi erano raccontate dal solito vecchio il quale, seduto sulla porta di casa su una vecchia sedia dal sedile di paglia, aspirava voluttuosamente boccate di fumo da una vecchia pipa. Il tabacco, però, non era quello profumato ma era il puzzolente e vecchio trinciato forte.
Ma io, affascinato dal racconto, me ne accorsi solo dopo che ebbe taciuto o forse il mio naso, nel frattempo, si era assuefatto.

22. Silvano Braido. Self portrait [6]

Nota
Tutte le immagini utilizzate sono opera di Silvano Braido: http://ok6042.wix.com/braidomobile [7]

[Fantasticherie. Major e Minor (5) – Fine]
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