di Francesco De Luca
[1]
Egli da Ponzio fu detto
perché quell’isola aveva retto;
poiché a la madre fu nome Pila
ed ai suoi avi fu nome Ato,
perciò chiamossi Ponzio Pilato:
perché soggette le genti rese
da Ponza isola il nome prese.
Strofa tratta da un antico poemetto francese della Biblioteca Nazionale di Torino, pubblicato in Roma nella memoria e nelle immaginazioni del Medio Evo (Torino, 1882, vol. I°, pagine 416-28) tradotto da Arturo Graf.
[2]
In questi versi è racchiusa la favola che lega Ponza al personaggio di Ponzio Pilato.
Nasce nel Medio Evo, tempo in cui ci si affannava a spiegare le vicende storiche e i personaggi alla luce degli insegnamenti e degli esempi del Cristianesimo. Ad essi attribuendo giudizi positivi o negativi a seconda che glorificassero o svilissero la cristianità.
Del tutto priva di fondamento reale. Ma…
Ma la accoglie integralmente il nostro Giuseppe Tricoli che la ripropone nell’opera Monografia per le isole del gruppo Ponziano, aggiungendovi una infinità di pareri storici (pagg. 116, 117, 118, 119 ).
Tutti fondati sulla più pura favola.
Eppure… Faccio un salto logico e mi chiedo se la comunità ponzese non possa trarre benefici dalla vicenda di Ponzio Pilato.
La vicinanza etimologica è stata dannosa specie per quanto fu inventato e dedotto nel Medioevo. Occorrerebbe trasvalutare tale negatività in positività. Come? Promuovendo un Centro Studi su Ponzio Pilato con sede a Ponza.
Sono tanti gli approcci che interessano il suo vissuto: teologico, storico, teatrale, narrativo.
Potrebbe essere un’idea!