Lena Francesco

Le avversità possono essere delle formidabili occasioni

di Francesco Lena
Le avversità...

 

“Le avversità possono essere delle formidabili occasioni”
(Thomas Mann –  1875-1955)

 

Le avversità possono essere delle formidabili occasioni.

Alcune semplici idee, considerazioni e riflessioni, sulle avversità che si possono incontrare nel percorso della nostra vita. Le avversità che ci possono capitare, se affrontate con un sereno ottimismo, possono diventare una grande opportunità, aprendo nuovi orizzonti di speranza e di riscatto della vita.

Per trovare il coraggio della vita quotidiana, per chi è stato colpito da una malattia rara, bisogna percorrere la via migliore, quella del cuore, credere nella forza che abbiamo dentro di noi, agire con semplicità ma con determinazione avendo fiducia nelle proprie energie, anche se la paura ci può prendere, bisogna proseguire con creatività il cammino della vita, tirar fuori quella luce meravigliosa che abbiamo dentro di noi, ci illumina le idee e ci da la capacità di dirigere la nostra vita verso obiettivi formidabili, belli, universali e di valori alti, di amore, di amicizia, dello stare bene con se stessi e con gli altri.
Le sofferenze non bisognerebbe temerle, ma con lucidità, con umana consapevolezza e naturalezza, affrontarle nella collaborazione di parenti, amici e con la gente che ci sta vicino, poi agire con cuore aperto e positivamente, fa crescere anche la buona volontà di essere protagonisti in questa società, in questo mondo meraviglioso, fa venire fuori la voglia di vivere a pieno la vita, di amare ed essere amati, che è un sentimento bellissimo.

S’impara il coraggio tenendo controllata la paura e aprendosi al mondo, alla bellezza delle persone, per trovare e vedere quella luce stupenda che ci circonda, nelle piccole cose che la natura ci regala, i fiori, i suoni, i colori, la musica, il canto degli uccelli, la freschezza dell’aria, ma soprattutto dare spazio a quella magnifica luce che abbiamo dentro di noi, che illumina ogni passo che facciamo e ci aiuta ad aprire la mente, per trovare quelle energie positive e risvegliare l’interesse della generosità, di saper costruire relazioni di solidarietà, e di una sana e serena cerchia di amici, poi costruire una buona collaborazione con quelle persone che soffrono di una malattia rara, di saper condividere il coraggio di raccontare il dolore, la sofferenza, le preoccupazioni, che ci rende sicuramente più liberi e più forti e imbattibili nel vivere il valore della solidarietà, ci fa ritrovare pure la speranza, la voglia di amarsi, di sognare una vita piena di cose belle, magiche e positive, quelle che fanno superare tutte le avversità che ci possono avere colpiti, ma ci dobbiamo credere, nella creatività, nella fantasia e serenità, la vita va vissuta a pieno,  ogni istante, perché è il valore più bello che ci sia sulla nostra madre terra e va amata con il cuore sempre.

Le avversita...1

 

Di Francesco Lena. In condivisione con GiulianovaNews.it

3 Comments

3 Comments

  1. Silverio Guarino

    30 Marzo 2016 at 23:04

    Dissento.

    Ma perché bisogna che si verifichino le avversità per apprezzare le cose belle della vita?

    E’ come quando colui che non riuscirebbe mai a smettere di fumare le sue quaranta sigarette al dì, lo fa poi dall’oggi al domani, quando una malattia coronarica o polmonare gli avrà mandato un messaggio forte e chiaro di ridotta speranza di vita. Solo che le sue arterie si sono ormai deteriorate ed i suoi polmoni hanno subito danni irreversibili.

    Non dobbiamo aspettare un evento negativo nella nostra vita per capirne l’importanza e la incommensurabile bellezza.

    In tempi di “Amici di Topolino” (avevo 14 anni) e non di “Facebook”, avevo una mia amica a Sidney (Australia), con la quale scambiavo corrispondenza in inglese.
    Ad ogni sua missiva, mi inviava un proverbio in lingua inglese.

    Uno diceva così: “Every day well lived, it’s worth two tomorrows” che, tradotto, suona così:
    “Ogni giorno ben vissuto, vale più di due domani”.

    Penso che anche Seneca, con il suo “De brevitate vitae”, lo avrebbe condiviso.

    Amiamoci oggi, e non rimandiamolo a un domani che forse non ci apparterrà.

    Silverio Guarino

  2. Sandro Russo

    31 Marzo 2016 at 05:23

    Caro Silverio,
    credo che l’angolazione da cui va letto lo scritto del nostro collaboratore sia leggermente diversa. Posso affermarlo per aver parlato diffusamente con lui in una lunga telefonata. Anch’io ero perplesso dal tono vagamente “new age” del pezzo, come quelle sequenze di diapositive in Power Point che girano su internet, grondanti fiori, uccellini e buoni sentimenti.
    Mi sono ricreduto e abbiamo deciso (insieme ad Enzo Di Fazio) di pubblicare le sue considerazioni perché ci sono apparse il risultato di esperienze reali e di una vita vissuta. L’autore, ora in pensione, è stato a lungo infermiere, a contatto diuturno con portatori di handicap di vario tipo e, come dice più volte nello scritto, di malattie rare. La sua testimonianza ha valore come apertura ad un mondo che molti di noi possono solo immaginare.

  3. vincenzo

    31 Marzo 2016 at 10:56

    Lo dovremmo dire a quei ragazzi quando stanno nei barconi e non sanno cosa succederà un attimo dopo, non dei loro sogni ma della loro vita. Dovremmo dire “cogli l’attimo, non lo sprecare, goditi il momento, non vedi la bellezza di questo mare e il calore dei corpi ammassati. Non è paura la tua, non è fame e la tua bellissima vita.”

    Chissà quell’uomo cosa mi direbbe: “Grazie di queste parole io dopotutto scappo dalla morte sicura e vado verso una speranza, sai non riesco però ad essere almeno sereno, c’è qualcosa in me forse che non va. Sarà il freddo, oppure sarà il mio subconscio, pieno di brutte esperienze, che non mi riesce a dare scariche di adrenalina ma se ti dico che mi faccio schifo e perché non voglio offenderti e dire che il tuo mondo fa schifo”.

    Certo l’uomo sul barcone o il malato terminale, oppure il depresso tentano di aggrapparsi alla speranza, a lottare per la propria sopravvivenza ma come non comprenderli che almeno per loro è molto difficile fare filosofia della gioia di esistere.

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