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Il fruscìo del battito d’ala e il fruscìo del denaro

di Francesco De Luca
Cultura o denaro [1]

 

E va bene… avete fatto cadere in un attimo tutto il mio da fare per dimostrarmi un garzoncello, un pischerino… In un attimo è tutto andato a fondo… Mi avete fatto perdere la faccia e dato alla mia età il suo peso.
Va bene… faccio finta che l’avete fatto perché mi volete bene… diciamo così. E dunque mi tocca ringraziarvi (leggi qui [2]).
GRAZIE del pensiero. Di cuore. A tutti.
Bando ai convenevoli e… andiamo al sodo. Il battito d’ala o il fruscìo del denaro ?
Ciao e GRAZIE di nuovo.
Franco

 

Ripeto un mio convincimento, di cui propongo la logica: la salvezza di un microcosmo sociale come l’isola di Ponza trova la sua possibilità di salvezza nella cultura.

La salvezza di cui parlo si riferisce all’autenticità della propria vita sociale. A prescindere da quella economica. Che ha la sua importanza, anzi essa è vitale giacché nessuna forma sociale può fare a meno di ciò che materialmente permette la sussistenza degli individui . Ma le due nature – quella economica e quella culturale – prese separatamente hanno finalità diverse.

Quella economica trova l’obiettivo nel sostentamento materiale dei soggetti implicati. Non bada ad altro. Non si cura se gli individui, irretiti nella comunità, lo siano in senso pieno, e nemmeno se essa abbia l’intenzione di solcare il futuro. Fa da struttura portante per ogni istituzione umana.

La natura della cultura invece è per costituzione refrattaria ad ogni materialità. E, nonostante la sua leggerezza, aspira a ingravidare di sé il futuro di quella comunità di cui è l’anima.

E dunque, può avvenire che una comunità, pur piantata saldamente sulla sicurezza economica, possa vedere affievoliti i cordoni della sua solidità, e prendere i connotati di un’aggregazione di individui temporaneamente interessati ad un progetto di sussistenza. Null’altro.
Un aggregato di individui si distingue da una comunità per la natura dei legami intercorrenti. Nel primo i legami sono di opportunità, di guadagno, di temporanea simpatia.

Una comunità invece ha il suo collante nei valori condivisi, nella sua storia, nelle tradizioni. Nella sua cultura. Se si sfarina la sua cultura la comunità agonizza e muore.

Pertanto si evince che le due nature – quella economica e quella culturale – in una comunità che aspira a perpetuarsi e a prosperare, debbano sostenersi a vicenda.

Altrimenti muore la comunità e si deprime anche il territorio in cui essa insiste. Perché una comunità prende forma in relazione al territorio, che ha alimentato il suo cammino nella storia, ha originato le tradizioni, ha permesso modi di vivere. Questo intreccio mirabile fra uomini e territorio, e poi fra di loro e le vicende che hanno prodotto costituisce l’anima di una comunità.

L’autenticità è l’espressione viva di tale anima.

Ponza quest’anima la possiede e le sue manifestazioni sono evidenti. Ha una lingua, arricchita di espressioni letterarie, ha pagine di storia intrise di religione, di arte, di politica, ha tradizioni nei mestieri, nelle pratiche giornaliere, ha canti, ricette.

Tutta questa ricchezza è racchiusa e, nello stesso tempo, sostanzia la comunità isolana.

Ponza è conosciuta per la natura della sua consistenza fisica, ma si distingue per le manifestazioni culturali della sua vita. Basta considerare le ragioni per cui si fa notare dai media. Non solo. Basta riflettere sui motivi per cui il Ponzese si sente legato all’isola. Al di là dell’attrattiva economica che, ripeto, è vitale, c’è il richiamo culturale della sua vita ad attirare.

Lo spopolamento sta pericolosamente depauperando l’aspetto culturale e sta facendo diventare preminente quello della sussistenza economica.

Valorizzare appieno la cultura degli isolani, nella salvaguardia e nel potenziamento, dovrebbe rappresentare l’impegno socio-politico. Ogni altro obiettivo è secondario.

È fuorviante puntare a migliorare la condizione economica degli isolani e tralasciare la sua identità culturale. Si favorisce, a mio parere, lo spopolamento. Si è già visto nelle precedenti Amministrazioni, tutte, e lo sottolineo, puntate a rendere l’isola territorio di ‘affari’.

La migliore garanzia che l’isola mantenga il suo fascino turistico – base e lancio dell’economia – è nella sua cultura.

Ombrello cultura [3]