Attualità

Piccoli appunti sulla processione dei Misteri a Procida

di Rosanna ConteCristo morto

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Anche quest’anno, come tutti i venerdì santo, secondo una tradizione secolare, a Procida si è svolta la processione dei Misteri. (vedi qui).

Il vento sferzava freddo sulla Piazza d’ Armi dove già da prima dell’alba erano state portate le tavole dei misteri. Curiosi, turisti, frequentatori abituali dell’isola, ma anche vecchi procidani memori dei lunghi anni di partecipazione a quella che sull’isola è sentita come la giornata dell’anno.
Trentotto i misteri di quest’anno, sempre con riferimenti ad episodi bilbici e rielaborazione di temi contemporanei.
Preceduta dal suono straziante della tromba e dei colpi di tamburo, la processione si è incanalata per la porta di Ferro e si è snodata per le strade dell’isola, lungo la discesa dalla rocca medievale a piazza dei Martiri a San Rocco, risalendo per Callìa fino a san Giacomo dove è iniziato il ritorno per la strada principale, il corso Vittorio Emanuele, scendendo giù per il Canale fino alla Marina di Sancio il Cattolico. Da qui sono risaliti solo le tavole con i misteri fissi, cioè con le statue antiche che da secoli vanno in processione, con le statue dell’Addolorata e quella preziosa del settecentesco Cristo morto.
Come tutti gli anni per le strade si sono sentiti i commenti su quello che è piaciuto di più, quello più elaborato, quello che ha richiesto un grande lavoro di preparazione, quello così spontaneo dei bambini… senza considerare i costi di realizzazione.

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Certo si va dal materiale riciclato, come le bottiglie di plastica e vecchi cd, al polistirolo, ai vimini, al ferro, ma non è il solo materiale a determinarne il costo. Per il mistero dell’Ecce Homo sono stati spesi intorno ai 3000 € e visti gli esiti (vedere immagini e video) probabilmente ne è valsa la pena. Da rilevare che la statua del Cristo è stata prodotta dal Laboratorio Sculture di Alessandro Ferretti a Roma ed è stata dipinta da un’artista procidana, Antonietta Righi. Naturalmente il bozzetto del mistero nel suo insieme è stato progettato dal gruppo, come normalmente si fa, dopo aver vagliato le diverse idee.

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Guarda qui il video:

Non so quanto sia costato quello che è piaciuto a me per il miscuglio di sentimenti e valori rappresenta, A cor annur, mistero corredato da relativa poesia. E qui chiedo la comprensione di tutti coloro che hanno da ridire in un senso o in un altro sulla scrittura del dialetto perché riporto esattamente il titolo ed il testo della poesia così come è stato scritto da Vincenzo Ambrosino ( non il nostro, ma un procidano) poichè al di là di qualsiasi forma, ha un contenuto che va dritto al cuore e alle coscienze.

A Cor annur...

Quann o cor se spoglia
e fernesc e vulé o ben e tutt quant
perd cu l’ipocrisia l’aureola ra sant
nun fann chiù impression l’uocchie re criature spers rint a guerr
né i muort naufragat comm pezze stracciat vuttat ‘nderr

Quann o cor se spoglia
c’abbast e sentì na mess ogni tant,
o vangel o sap accussì buon ca se crer sant
pecché l’apparenza è tutto chell ca over cont

Quann o cor se spoglia
ver a femmen comm a nu cior finto
nun ne sent l’ammor, è sul n’ornamento
ca quann nun serv cchiù fernesc o camposanto

Quann o cor se spoglia
s’accorge ca oltre a se stess nun ten a nient
nun protestat… nun ve dicit fessarie
quann scenn o sipario, o specchio e stu munn
guardanns a cor annur… è na fetenzia!!!

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Come si può vedere dall’immagine il bimbo nudo seduto davanti a una mina, col casco da soldato in testa ed in mano una colomba della pace giocattolo a cui si accinge a girare la chiavetta della corda rimanda al disumano coinvolgimento dei bambini nella crudeltà della guerra. Lo scheletro che giace nella barca ci riporta le frequenti tragedie dei profughi da guerre, fame e persecuzioni che avvengono nel Mediterraneo e davanti alle quali non tutti i cuori avvertono dolore. Il volto di Cristo con la corona di spine assimila in sé tutte le sofferenze umane mentre sul fondo le tipiche case procidane guardano. Il mistero pone la domanda al procidano di oggi: tu, davanti a questo scempio, cosa fai? Dietro la bella facciata ci sono le diverse tragiche realtà nate dall’ipocrisia del cuore che non ama.

Qui di seguito inserisco alcune immagini che mostrano come la varietà, l’estro e le capacità manuali siano coniugati felicemente in questa processione, fulcro della tradizione procidana ed espressione delle radici identitarie dell’isola.

Gettate le reti dalla parte destra e troverete

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