di Vincenzo (Enzo) Di Fazio
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La settimana di Pasqua è particolarmente sentita tra la gente pontina ed i borghi che si affacciano sul golfo di Gaeta o che si arrampicano sulle pendici delle verdi colline situate tra i monti Lepini e gli Aurunci.
Non c’è paese che non si adoperi per rinnovare, già a cominciare dalla Domenica delle Palme, la tradizione ed i riti legati alla passione di Cristo, fino a tradurre in una rappresentazione teatrale in costume l’antica processione penitenziale del Venerdì Santo.
Ci sono comunità che si esaltano per la capacità di coinvolgere intere generazioni trovando nei luoghi in cui vivono l’ispirazione per cercare di interpretare al meglio i ruoli che la storia ci ha tramandato.
Sulle tradizioni di Ponza abbiamo già scritto in tanti articoli [digita – Venerdì santo – nel riquadro “Cerca nel sito”, in Frontespizio: oltre sessanta voci correlate!]
In occasione di questa Pasqua voglio ricordare Maenza, ridente cittadina della provincia di Latina, dove la tradizione dei riti pasquali ha radici nella notte dei tempi; infatti è da tantissimi anni che in una scenografia naturale fatta di distese di ulivi e per le vie del paese ricco di storia medioevale si realizza una rappresentazione sacra tra le più belle d’Europa.
Di Maenza, dalle cui colline quando è sereno si vedono Ponza, Palmarola e Zannone, ci è capitato sentir parlare su questo sito da Gabriella Nardacci, nostra sensibilissima ed affezionata collaboratrice, che di quel paese è nativa.
Ho assistito negli anni passati a più di un’edizione di questo coinvolgente ed emozionante rito i cui momenti salienti vorrei cercare di proporre, da appassionato di fotografia, attraverso un racconto per immagini. Bisogna starci per emozionarsi, per cui questo “racconto” vuol essere anche un invito, a tutti coloro che si trovassero in zona, ad “immergersi” nell’edizione di quest’anno e, nel contempo, un omaggio all’impegno e alla professionalità che oltre 400 persone – tra operatori, interpreti principali e comparse – dedicano a questo evento di straordinaria suggestione.
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Dall’ingresso a Gerusalemme alla cacciata dei mercanti dal tempio
Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».
La mia casa sarà casa di preghiera.
Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri
Chi dice di essere nella luce e odia suo fratello, è ancora nelle tenebre
Dall’ultima cena alla solitudine nell’orto degli ulivi
Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo”.
Uscì e andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in tentazione». Poi si allontanò da loro circa un tiro di sasso, cadde in ginocchio e pregava dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà”
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Dal processo alla Via Crucis
Dopo la cattura, Gesù è condotto dal Sommo Sacerdote Caifa
e là si riunirono
tutti i Capi dei Sacerdoti, gli Anziani e gli Scribi.
Dopo il giudizio del Sinedrio, Gesù è portato al Pretorio, al cospetto di Pilato, che gli chiede: «Sei tu il Re dei Giudei?». Gesù gli risponde:«Tu lo dici» e poi rimane in silenzio
Giuda – colui che lo tradì –, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d’argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente».
Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!».
Egli allora, gettate le monete d’argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi
Egli si è caricato delle nostre sofferenze
“Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male. Ma se ho parlato bene, perchè mi percuoti?»
Mentre lo conducevano via presero un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna
e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesù
Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio.
Il velo del tempio si squarciò nel mezzo.
Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò
Gabriella Nardacci
25 Marzo 2016 at 18:21
Ti ringrazio, Enzo, per il bellissimo articolo pubblicato che riguarda questo suggestivo evento che ogni anno si svolge a Maenza. Io ne ho viste le origini e, nelle primissime rappresentazioni, ho anche partecipato attivamente. La parte assegnatami fu “la Veronica” e dipinsi io sul telo bianco l’impronta del volto di Gesù. Fu un succedersi di emozioni mistiche particolarissime. Il teatro ha questa particolarità: ti introduce dentro la vita stessa delle persone che si interpretano.
Bellissime le tue foto che hanno saputo cogliere stati d’animo perfettamente pertinenti al tema trattato.
Ho messo il link su FB così te ne saranno grati i miei amici di Maenza.
Auguro una Buona Pasqua a te e famiglia e ai Lettori di Ponzaracconta
Gabriella
Enzo Di Fazio
25 Marzo 2016 at 19:23
Grazie Gabriella degli auguri. Buona Pasqua anche a te e famiglia.
Tra gli organizzatori della Passione di Cristo di Maenza ci sono persone speciali che, ogniqualvolta ho seguito la rappresentazione, hanno sempre riservato, nei limiti del possibile, a me e agli amici del mio circolo fotografico delle “corsie privilegiate” per fotografare. Mi fa piacere della visibilità che dai all’articolo tramite FB, un’occasione ulteriore per ricordare il grande lavoro che c’è dietro la buona riuscita di questo straordinario evento.