Ambiente e Natura

Avvolgendo lo spago intorno a ‘u strummele (trottola)

di Francesco De Luca

'U strummele

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Tante sono le immagini e le vicende che ieri hanno vivacizzato la vita dell’isola e che oggi sono oggetto di ricordi. Evocati, rincorsi, accarezzati. E oggi? Cosa si potrà ricordare di ciò che oggi viene consumato nell’isola, all’interno delle case, negli uffici, fra gli attracchi delle banchine?

Si sbaglia se, guardando con occhio fugace, ci si accontenta di ciò che appare. La poca popolazione residente consegue una risicata rete di relazioni, una pochezza di vivacità. Il piattume. Ad apparire è soltanto il piattume. Ma è altrettanto chiaro che ove c’è vita sociale ci sia anche azione e, di contro, reazione, e gelosie, amicizie, sgarbi e accomodamenti. Purtroppo però questo groviglio socio-relazionale non si riesce a cogliere, chiuso come è nel privato. Perché in pubblico appare ben poco e quel che appare si mostra come i social network prediligono. Scomposto e scialbo.

Noi si rideva di Martiello, di Silverio ‘u matto, ci si guardava in cagnesco con la banda di sopra gli Scotti guidata da Leone e Nino ‘i spaccamuntagna, ci si batteva per la supremazia nel gruppo con Giovanni ‘i zì monaco (Toppannuzzo), e Ugo Anello pazziava e ‘u maesto Giannino ci ammoniva. La vita dell’adolescente e dell’infante si muoveva fra la casa, la chiesa e la strada.

Fra quelle polarità una moltitudine di comportamenti codificati costringeva l’agire, e sfidava le volontà a superarli. E i personaggi? Quante persone facevano da sponda e insieme spronavano a infrangere le regole.

C’erano gli anziani, tutti zii e zie, ai quali si doveva rispetto. E poi gli insegnanti, e quelli che colpivano per la severità dei modi e per la sregolatezza. C’erano il parroco e Chicchino, il farmacista D’Atri e la muta aret’ u Cummannanno, il negoziante (Pasquale Scarpati), la bidella (Michelina). Rimbrotti, inviti, occhiate ammonitrici, gesti benevoli. Si rispondeva con i furti d’ i pennecille, l’ assaggiare di nascosto il vino della messa, l’andare a cogliere le mele granate, togliere senza permesso ‘u canotto dall’ormeggio e raggiungere le Grotte di Pilato, nascondere il cappello al maestro di musica (Anzalone), uscire con una ragazza sul sandolino fino a fuori la scogliera, non di più. Ma anche con l’andare immancabilmente a messa la domenica e lì dare voce allo stare insieme cantando a squarciagola Cristus vincit, Cristus regnat…, e sentirsi fieri d’ aver ricevuto la lode del maestro Tagliamonte.

Anche la vita degli adulti era agitata da vivaci fattori: essere favorevole o no al parroco Dies, simpatizzare per il dottore Martinelli o per Sandolo, il biancofiore o le bandiere rosse dell’avvocato Sandolo. C’era poi la miniera: delizia e rammarico dei Fornesi. Angelino ‘a Calicaparra era contro, con pochi altri, don Gennaro Sandolo si barcamenava, Guido ‘a perchia stava a guardare, allora.

Tensioni, scontri, scambi, i pescatori sempre al margine, pedine di giochi altrui. I Fornesi di solito accodati a chi faceva loro balenare un sopravanzamento su quelli del Porto. Sempre sognato.

E le donne? Anche in loro, nonostante la relegazione in casa, si muovevano dinamiche accese. All’ interno della famiglia e fuori, nelle congreghe e sotto le lenzuola, nell’educazione dei figli e nella gestione economica.

E oggi? Oggi, come ieri, la vita si costruisce attraverso i contrasti.

contrasti

Se ne parlerà domani.

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