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Componendo fango sotto il faro di un’isola imprecisata (2)

di Derek White
Traduzione e commento di Silverio Lamonica

 

Per il capitolo precedente, leggi qui [1]
Il testo inglese si può consultare a questo linkwww.5cense.com/12/re-mud-ponza.htm [2]


Siamo in cerca proprio della grotta che sta nella madre di tutti i libri, la grotta che fu la dimora della maga seduttrice di quel tale, che fu all’origine di tutte le odissee, la maga-megera che tramutò i suoi uomini in porci. Il vento è tale che impedisce di sentire perfino i tuoi pensieri. Sorprendo un picchio lungo il sentiero, che a sua volta mi sorprende, poiché su quest’isola non ci sono alberi che il picchio possa beccare. Non è la prima volta che io ho avuto un incontro con un picchio …

A questo punto l’autore racconta uno sfortunato incontro con un picchio, di notte in un bosco; credeva di averlo schiacciato sotto i piedi per caso… “Talvolta la vita per natura è così: nell’ardente curiosità di scoprire le cose, spesso togli loro un pezzo di vita” – è la sua riflessione.

“Penso a ciò che questo picchio voglia significare: se mi è stato mandato come un segno quando giunsi attraverso una serie di piccole grotte, sulla cima di questa falesia che guarda sulla spiaggia cui è stato dato il nome della luna. Se guardate attentamente, vedrete tre grotte nella parte centrale della foto qui sotto, grazie alla foto che ho scattato si nota che una parte della falesia è stata erosa (oltre a ricavare il nome dalla luna, questa spiaggia ora è pure chiusa perché alcune persone vi erano sdraiate a prendere il sole , quando una parte della falesia cadde su di loro, immergendo per sempre i loro occhi nelle tenebre)”.

Sui due incidenti mortali a Chiaia di Luna ho già commentato nella prima parte di questo servizio (leggi qui [3]). Rilevo comunque l’attrazione di Derek, rimasto tanto affascinato da quelle grotte che le visita per la seconda volta: l’antro della Maga Circe non poteva esistere altrove se non in quelle caverne rettangolari che si affacciano su questa spiaggia unica al mondo.

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Spiaggia di Chiaia di Luna vista dall’hotel omonimo

Video ripreso dalle grotte “di Circe” sovrastanti la spiaggia di Chiaia di Luna (il video è nel testo originale inglese)

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“Il finestrone di Circe”

Dopo aver passeggiato ancora un po’ per l’isola, ci fermiamo dove c’è una donna che ha alcuni motocicli che qui spopolano,così ne noleggiamo uno per noi due, indossiamo il casco per proteggerci la testa e via per quest’isola che abbiamo già percorso a piedi in lungo e in largo. Fa freddo e comincia a piovere, più andiamo veloci e più il freddo si fa sentire. Ecco ciò che appare nel retro di questa “due ruote da trasporto di classe”.

Ponza in vespa: video nel testo originale inglese

Quando tornammo in paese, non riuscivo a stendere le dita, perché congelate e aggranchite nella presa (del manubrio), finalmente mandiamo giù qualcosa di molto caldo e questo calore si dispiega in tutto il corpo. A questo punto smisi di scrivere appunti nel taccuino, impiegando più tempo a leggere che a scrivere, così i giorni cominciarono a confondersi l’uno con l’altro, come dovrebbe essere quando visiti un posto nuovo.
La mattina successiva camminavamo di nuovo, so che è troppo.
Pagammo il conto e lasciammo l’albergo per tornare a casa, così ci portammo dietro le nostre cose per il ritorno. Stavamo attraversando l’isola per andare su una spiaggia, ci sembrava bello sdraiarci perché c’era il sole ed il cielo era blu, quando sentii un trillo nella mia tasca che sembrò risuonare molto forte in quel luogo, dal momento che in realtà tutt’attorno non vi era anima viva. Risposi con quell’oggetto sonoro ad una voce che si esprimeva con velocità nello idioma di questo luogo ed ancora ho difficoltà a capire chi fosse a parlare, ma dai miei calcoli mi sembrò di capire che la corsa del battello, prenotato per tornare in terraferma, era stata soppressa a causa del mare molto mosso. Così tornammo in paese per cambiare programma e cercare un mezzo più idoneo ad affrontare le onde in alto mare
.

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Pescherecci ormeggiati alla Banchina Di Fazio

C’era un natante enorme, un traghetto capace di trasportare, oltre ai passeggeri, perfino grossi manufatti come barche che le persone portavano con loro per muoversi intorno all’isola, simili a tartarughe che viaggiano coi loro carapaci. Questo traghetto partiva molto presto, ciò significava che non c’era tempo per nuotare sotto il sole, che non abbiamo mai avuto occasione di fare, ed è il motivo per cui la maggior parte della gente viene in quest’isola. Ma avevamo tempo per tornare a quel faro che non potemmo apprezzare così bene il giorno prima, a causa della pioggia.

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Una campana tra arbusti bruciacchiati

Dopo il ritorno al faro e sdraiati su una roccia liscia per qualche tempo come foche, troviamo un’altra pista che portava giù verso delle antiche piscine, ma nessuno aveva cura di quel sentiero che era bloccato da un cancello e inoltre sembrava che sprofondasse nel mare e se provavamo ad andar giù, potevamo finirci dentro. Trovammo un altro sentiero che menava a queste grotte in cui la gente, evidentemente, viveva migliaia di anni fa, in un’altra era. Tornammo sul medesimo sentiero che decidemmo di percorrere quel giorno per andare sul punto più alto della collina, il sentiero che ha le mattonelle con quel tale che portava la croce sulla collina, per esservi crocifisso.

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Croce in legno, sullo sfondo il rudere del Semaforo

Mangiammo i cibi di quest’isola per l’ultima volta, quindi salimmo su questo grande traghetto, entrandovi attraverso la sua bocca e il suo ventre, simile ad una gigantesca balena. Questa nave impiegò più tempo rispetto al mezzo che prendemmo per raggiungere l’isola ed era diretto ad un’altra città della terraferma di cui non avevamo mai sentito parlare prima (Formia – NdT). Durante la navigazione, passeggiavamo sul ponte, ci sedevamo al sole sonnecchiando, guardavamo il mare e l’orizzonte da prospettive diverse; ad un certo punto guardammo in acqua e vedemmo nuotare una testuggine sotto la superficie che tentava di allontanarsi dalla rotta della nave.

Lo so, queste immagini non coincidono con la storia che sto raccontando, ma è capitato che avevamo già scattato delle istantanee. È ciò che accade quando lasci un luogo: appena sparisce dalla vista, in qualche modo ti rimangono impresse le immagini nella materia grigia.
Ecco la foto che ho scattato relativa all’immagine del tale che fu denudato prima di essere crocifisso
.

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Mattonella lungo un muro a secco, la 10^ stazione, Gesù denudato è crocifisso

Non lessi molto sul traghetto, a causa del rollio e se fisso qualcosa sulla nave e non guardo l’orizzonte, le orecchie comunicano al mio cervello che qualcosa non va bene.

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12^ stazione: INRI – Gesù muore in croce

Seguono altre considerazioni e commenti sugli episodi del libro che sta leggendo. Riporto il seguente brano che ci riguarda:

In un altro (episodio – NdT) raccolsero tutta la fune e i pezzetti di spago che potevano reperire, per legarli a questa ragazza “Ragazza”. …Ecco le parole con cui il fratello vorrebbe esprimere ciò: < Qui, allora, noi fratelli abbiamo fatto un nodo scorsoio nella fune e l’abbiamo annodato al di sopra della ragazza: l’abbiamo fissato saldamente, ma non troppo, intorno alla pancia di Ragazza. … > Quindi calano Ragazza in un buco senza fondo nel letto del fiume e cento anni dopo la tirano su. Questa è la storia del fratello che io lessi su un’isola che è anche famosa come il luogo in cui delle persone vere che si definiscono acquanauti batterono il record mondiale, per aver trascorso il tempo più lungo sott’acqua senza venire in superficie. Ma diversamente dai fratelli del ‘libro di fango’ questi acquanauti compirono l’impresa, portando sott’acqua i comfort terrestri e non è la stessa cosa.  (…)
L’impresa degli acquanauti avvenne nel settembre 2007 nella rada di Cala Feola a Ponza. Tre uomini e tre donne restarono immersi ad una profondità di circa m 10 per due settimane, monitorate da una equipe di medici. L’avvenimento fu seguito dalla stampa e dalle televisioni di tutto il mondo (leggi qui [11]).

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Vecchia porta con vista sui faraglioni del Calzone muto

***

Ormai a Roma, dopo aver cenato in un ristorante del centro storico, rincasano attraversando Piazza di S. Bartolomeo all’Isola Tiberina, dove Roberto Benigni girò una scena di un film che si può ammirare allegata, quasi in coda, al testo originale.

Per concludere, ritengo doveroso ringraziare, anche a nome di tutti i miei concittadini, Derek White per questo affascinante reportage, molto interessante dal punto di vista culturale, invitandolo a tornare tra noi, assieme alla sua ragazza, anche perché questa loro visita non è completa: le meraviglie di Zannone e Palmarola (le altre due perle di questo stupendo arcipelago) li attendono.

 

Note
Il testo in corsivo (tradotto) è di Derek White; i commenti di S. Lamonica sono in carattere normale
Le foto sono di Derek White
Il testo inglese (completo di visto) si può consultare a questo link: www.5cense.com/12/re-mud-ponza.htm [2]
Allegato il file .pdf del testo originale completo: Making mud beneath the lighthouse of unsaid island [13]

 

[Componendo fango sotto il faro di un’isola imprecisata (2) – Fine]